Rosmersholm di Ibsen per Eleonora Duse
- Autore: Francesca Simoncini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2005
Vi sono (e ve ne sono sempre stati) attori che, una volta individuato il ruolo che permette loro di offrire al pubblico un’interpretazione capace di catturarlo ed entusiasmarlo, si crogiolano nella soddisfazione di un successo sicuro per quanto ripetitivo, e non si distaccano più da quel genere che tanto incontra il favore delle masse. Questo non poteva certo essere il caso di Eleonora Duse, attrice incomparabile, dal carattere irrequieto, ribelle e in perenne ricerca. Figlia d’arte, inserita nel teatro per consuetudine familiare (anzi, quasi per imposizione dei genitori), recitava all’inizio svogliatamente, pur presentando, all’occhio più attento, già tutte le caratteristiche che facevano presagire, per lei, una grande carriera. Previsione, fatalmente, avveratasi: la Duse, però, anche nel suo momento di maggiore successo, non era tipo da fermarsi ai personaggi piacevoli, ma ben poco approfonditi, dei drammi francesi di Dumas e di Sardou che, pure, l’avevano portata al successo.
Problematiche, e in definitiva quasi disastrose, furono le sue collaborazioni con due suoi grandi contemporanei, nonché amanti: il poeta scapigliato Arrigo Boito, il cui lavoro su Antonio e Cleopatra insieme alla Duse fu un insuccesso, e il vate Gabriele D’Annunzio, con cui Eleonora ottenne il medesimo risultato sulla Francesca da Rimini, e la cui Figlia di Iorio non poté mai interpretare. Gli incontri/scontri fra titani, si sa, difficilmente producono grandi risultati.
Fu dopo la rottura con D’Annunzio che Eleonora Duse decise di entrare in contatto con un altro tipo di professionista dello spettacolo, meno protagonista ma forse per questo più adatto al progetto che aveva in mente: dapprima il regista francese Lugné-Poe, in seguito il regista e scenografo inglese Gordon Craig. Staccandosi dai romantici personaggi francesi, dai forti ma lineari sentimenti, l’attrice scelse di concentrare i suoi sforzi su Henrik Ibsen, il grande drammaturgo scandinavo. Non era nuova alla sua drammaturgia, avendo già interpretato alcuni dei suoi drammi, fra cui quel Casa di bambola che le era valso la disapprovazione di Boito, per niente appassionato di Ibsen; la vera novità fu il testo oggetto del suo lavoro, Rosmersholm, un dramma non certo facile e immediato.
La Duse iniziò il suo lavoro dalle fondamenta, rielaborando per il testo di Ibsen una traduzione più accurata e soddisfacente di quelle, molto povere e riadattate al gusto nostrano, operate in precedenza da Enrico Polese Santarnecchi, e in questo iniziando col lasciare in lingua originale il titolo, fino a quel momento malamente tradotto in La fattoria dei Rosmer (in realtà, “holm” significa “culmine”, anche in senso negativo). Fortemente appassionata del testo, “visse” letteralmente il personaggio di Rebecca West, ripulendolo di ogni forzatura e vestendolo di una naturalezza che, in fondo, costituiva la sua personale cifra stilistica. La donna determinata e quasi diabolica che irrompe come un uragano nella casa dei Rosmer, spingendo la moglie Felicita al suicidio pur di liberare Giovanni Rosmer dai vincoli imposti dalle convenzioni e dalla società, non è, nell’interpretazione della Duse, un’eroina “dark”, ma una creatura in bilico tra fragilità e forza, tra rimorso e determinazione, oppressa dallo spettro tipicamente ibseniano del passato, ma conscia del proprio riscatto e della propria vittoria nel seguire, con Giovanni, il destino di Felicita.
Frutto di lunghi studi ed estremamente dettagliato, il saggio Rosmersholm di Ibsen per Eleonora Duse di Francesca Simoncini (ETS, 2005) propone un approfondimento mirato sul lavoro di Eleonora Duse, riportando una precisa ricostruzione dei fatti. Vi si ritrova una Duse talmente concentrata sul suo lavoro da rinominare un teatro fiorentino nel quale si svolgevano le prove, il Teatro dell’Accademia dei Fidenti, “Teatro Brendel” in onore di uno dei personaggi. In calce, oltre alla bibliografia e a un’essenziale biografia dell’attrice, un’antologia di recensioni ci rivela come i suoi comprimari faticassero a tenere il passo con la passione e il lavoro della grande Eleonora, e come il pubblico, poco entusiasta della drammaturgia ibseniana, abbia acclamato l’attrice, sperando però, sotto sotto, di poterla presto rivedere in ruoli più “leggeri”. Un atteggiamento, a quanto pare, senza età.
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È un saggio molto specifico per chi è fortemente interessato al teatro e alla drammaturgia di Ibsen in particolare.
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Rosmersholm di Ibsen per Eleonora Duse
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