Saffo è stata una poetessa greca antica annoverata tra i più celebri autori di poesie d’amore, vissuta tra il 630 a.C. e il 570 a.C. A lei è dedicata una poesia di Giacomo Leopardi, Ultimo canto di Saffo, scritta nel 1822. Nel corso dei secoli, come purtroppo ancora oggi, sono stati tanti i poeti e gli uomini di cultura che hanno inteso l’amore della poetessa per le donne come esasperato per fini poetici pur di non arrivare a giudicare l’operato di Saffo scandaloso.
Ciò che non è stato chiaro per molto tempo è che nell’antica Grecia gli amori omosessuali erano vissuti nel contesto formativo, un’esperienza che le adolescenti intraprendevano quando erano parte del tìaso, associazione prevalentemente di carattere religioso nell’antica Grecia.
Saffo è stata la maestra del tìaso di Lesbo, in quanto formata a tutto tondo in ambito artistico, sociale e musicale. A quei tempi era prevista, di norma, l’iniziazione ai rapporti sessuali e all’amore tramite rapporto omosessuale. Proprio il ruolo di Saffo a questo proposito, decontestualizzato rispetto al periodo culturale, è stato frainteso e ha dato origine a termini quali saffico e lesbico, utilizzati oggi per definire l’omosessualità femminile. Analizziamo ora la vita e le più belle poesie di Saffo.
Saffo: la vita
Saffo è una poetessa vissuta nell’antica Grecia nata ad Ereso nel 640 a.C (data non certa), sull’isola di Lesbo. Difficile ricostruire la vita di Saffo in maniera chiara e lineare poiché attorno alla sua figura aleggia un alone romanzesco. Di provenienza nobile, Saffo aveva tre fratelli maschi.
Il maggiore, Carasso, è diventato famoso per la storia d’amore con una donna che lo ha portato sul lastrico, mentre i due minori si chiamavano Eriguio e Larico. L’origine nobile della famiglia di Saffo è provata dal ruolo di coppiere nel pritaneo di Mitilene svolto da Larico, riservato solo ai giovani provenienti dalle famiglie migliori.
Una guerra civile sull’isola costrinse Saffo e la sua famiglia all’esilio in Sicilia, a Siracusa o Akragas probabilmente. Le testimonianze arrivate a noi oggi descrivono Saffo come una donna non molto bella, di piccola statura e con la carnagione scura, aspetto che secondo il poeta Alceo veniva compensato dalla bellezza interiore.
Tra i tanti dubbi relativi a Saffo c’è anche l’esistenza di una figlia, Cleide, alla quale fino a poco tempo fa si pensava la poetessa avesse dedicato teneri versi d’amore salvo poi smentire questa ipotesi affermando che Cleide potrebbe essere il nome di una giovane oggetto della passione di Saffo.
La sola cosa certa relativa alla vita di Saffo è che l’ha trascorsa componendo versi e occupandosi delle giovani aristocratiche nella sua scuola. A molte di loro la donna ha dedicato poesie e versi che hanno convinto tutti gli studiosi che il rapporto con le giovani andasse al di là di ciò che comporta il rapporto tra maestra e allieva. Saffo nella sua scuola insegnava a condurre la vita matrimoniale e la ritualità domestica, il canto e la danza. Il culto praticato nella scuola era quello della dea Afrodite, dea della bellezza, con particolare attenzione a cultura e religione, cosa che ha reso possibile classificare la scuola come tìaso.
Il termine tìaso non ha connotazioni precise, al di là di quelle religiose, e la difficoltà nel definirlo ha alimentato il mito della scuola di Saffo come posto in cui si intrattenevano rapporto omosessuali tra la maestra e le sue discepole. Il solo dato certo riguardante le attività svolte nella scuola di Saffo, tuttora, è che buona parte delle lezioni era dedicata alla pratica poetico-musicale tramite canto corale.
La data della morte di Saffo non è ufficialmente nota ed è stata attestata attorno al 570 a.C. Probabilmente la poetessa ha raggiunto la vecchiaia, intuizione avuta leggendo alcuni versi in cui parla del decadimento fisico. La storia per la quale Saffo si sarebbe tolta la vita gettandosi dalla rupe di Leucade poiché non corrisposta da Faone, è stata universalmente riconosciuta come leggenda.
Le poesie di Saffo
La produzione poetica di Saffo viene solitamente suddivisa in otto o nove libri ordinati in base al metro poetico utilizzato.
Nel primo libro ci sono le odi saffiche, nel secondo i distici in pentametri eolici, nel terzo i distici in asclepiadei maggiori, nel quarto i distici di paraslepiadei maggiori e nel quinto i carmi. Dei libri rimanenti non è possibile definire in modo preciso la modalità compositiva, anche se l’ottavo e il nono contengono degli epitalami, ovvero composizioni create apposta per celebrare i matrimoni.
Questa tipologia di scrittura era cara alla poetessa, che chiamava sempre in causa Era, dea dei matrimoni. In alcuni frammenti delle poesie di Saffo si possono identificare delle velate polemiche rispetto a una cultura che imponeva le regole del vincolo matrimoniale e a una società patriarcale in cui il ruolo delle donne era irrilevante.
Della vastissima produzione attribuita a Saffo sono arrivati a noi circa duecento frammenti, recuperati un po’ da tutti i libri e spesso oggetto di ricostruzioni ipotetiche. Ecco alcuni titoli dei frammenti, le poesie più belle di Saffo:
- Inno ad Afrodite (fr. 1 Voigt)
- Tramontata è la luna (fr. 168b Voigt)
- Nozze di Ettore e Andromaca (fr. 44 Voigt)
- Preghiera per Carasso (fr. 5 Voigt)
- La cosa più bella (fr. 16 Voigt)
- La dolce mela (fr. 105a Voigt)
- Ode della gelosia (fr. 31 Voigt)
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Saffo: vita e poesie
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