Semina il vento
- Autore: Alessandro Perissinotto
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2011
Con Semina il vento, edito da Piemme nel 2011, Alessandro Perissinotto arriva in finale al Premio Bancarella 2012. Un romanzo intenso, profondo e commovente che porta alla luce tematiche alquanto delicate come la sofferenza degli immigrati a causa del razzismo spesso non riconosciuto ma presente nella nostra mentalità, ancora oggi barricata dietro valori retrogradi.
La storia racconta di Giacomo Musso, insegnante scolastico di trentacinque anni, che si ritrova nel Braccio 6, reparto di massima sicurezza presso un carcere del Nord Italia. Tra le mani tiene il giornale che ritrae in prima pagina il corpo senza vita di sua moglie, mentre dalle sue labbra proviene la propria dichiarazione di innocenza. Su consiglio dell’avvocato, Giacomo inizia a scrivere una memoria difensiva allo scopo di raccontare la propria vicenda, l’inevitabile susseguirsi di quegli eventi che lo hanno condotto in quella cella. La storia di un amore sconfitto dall’ignoranza.
E così torna ai tempi in cui a Parigi alternava il lavoro di curatore di mostre per bambini a quello di cameriere. E fu allora che conobbe Shirin. Il loro amore non iniziò all’improvviso, ma giorno per giorno, con lentezza al fine di durare per sempre. Dopo il matrimonio la decisione determinante che avrebbe cambiato il loro futuro per sempre: lasciare Parigi per trasferirsi a Molini, sui monti piemontesi, nel paese dove Giacomo era nato, un posto che pareva essere rimasto indenne al trascorrere del tempo, dove ancora regnavano le tradizioni e si respirava un’aria confortevole, fatta di piccole gioie quotidiane. Proprio tutto questo consente a Shirin di trovare una terra in cui far crescere quelle radici che i suoi genitori avevano reciso fuggendo dall’Iran e dalla rivoluzione islamica. Ma sarà proprio il legame con la tradizione ad alimentare odio e rabbia, quella tradizione che diventa solo un pretesto per nascondere il razzismo e la volontà di lasciare ai margini chi proviene da un’altra terra.
Come scrive l’autore:
“L’odio non si controlla; l’odio rompe gli argini e dilaga, si alimenta di se stesso e travolge tutto”.
Così ecco che ad un certo punto l’idillio e l’amore profondo cominciano a trasformarsi a poco a poco, pian piano, in maniera inesorabile verso un inferno, verso un epilogo drammatico fatto di violenza e la morte.
Un libro molto intenso che, con un ritmo lento ma ad un tempo incalzante e pieno di tensione, è in grado di coinvolgere il lettore sin dall’inizio e a condurlo senza sosta fino alla fine inaspettata e crudele.
Molti gli spunti per riflettere connessi alla mancanza di dialogo tra culture diverse e alla mancanza di rispetto che spesso caratterizza le relazioni umane. E, come ritenuto dall’autore, “l’ateismo è la sola religione di pace” che conosciamo?
Semina il vento
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Letto con voracità il libro con sempre nella testa questa persecuzione di temere chi non si conosce, di temere l’estraneo, di temere colui che non ha radici come le mie, un libro bellissimo dall’inizio alla fine che fa riflettere se davvero c’è tanto da temere da chi non si conosce e il razzismo assume forme demenziali, questo è il mio parere