Senza parole
- Autore: Roger Olmos
- Genere: Fumetti e Graphic Novel
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2014
Passi finanche il “cave canem” ma dall’uomo come ci si guarda? Ho visto la realtà del rapporto tra le specie (umana e animale) e l’ho vista dal lato peggiore. L’ho vista impressa in immagini indelebili, tra le pagine di un libro dell’orrore, interamente illustrato, “Senza parole”, (Logos Edizioni, 2014), illustrato come solo Roger Olmos sa illustrare. Ho visto dunque gli autentici reietti del Pianeta sfilarmi davanti agli occhi come in una mostra delle atrocità: mucche e maiali che piangono prima dell’ultima corsa al macello, orche “sotto vuoto” nella vasca di un acquario costrette a pantomime di nuoto e acrobazie, ho visto uccelli in gabbia, orsi in tutù ed elefanti in catene nei circhi, i pesci del mare ultimare il loro slancio nelle casse delle pescherie a cielo aperto. E ho visto persino i frutti de-generi dell’allevamento intensivo: bovini come latterie su quattro zampe depredati del nutrimento naturale per i loro piccoli.
Ho visto un sacco di cose così nel libro di Olmos, classici animali da libro per bambini, ma senza l’ipocrisia da libro per bambini. Che belli gli agnellini e i maialini parlanti (alfieri di specie farisaicamente antromorfizzate), peccato non li si mostri mai al peggio dei loro lamenti: stress quotidiano e terrore in prossimità della morte per mano umana. Se c’è una cosa che Roger Olmos ci risparmia in questo suo libro sono i giri di parole, l’ipocrisia delle frasi di circostanza e quella delle frasi edulcorate (troppi bla bla in rapporto alle quotidiane sevizie cui costringiamo gli animali. Panegirici giustificanti, rassicuranti, mistificanti). Il suo necrofilo e sacrosanto cahier de doleance Olmos lo affresca senza anestetici: senza parole, come da titolo.
C’è, inoltre, un’immagine-emblema che non dimenticherò di questo libro, raffigura il dettaglio di una bocca femminile per metà ricoperta di rossetto vermiglio, viene bene a nascondere la goccia di sangue (animale) che scivola giù dall’angolo sinistro: la pratica sarcofagica sfuggita alla maschera. Gli altri complici del rito cannibalico - grandi e piccini (con colpe minori) – nel libro di Olmos sono ritratti con bende sopra agli occhi (continuiamo a frequentare i circhi, gli zoo, le macellerie, continuiamo a non volere vedere, sulla scorta bugiarda del fatto che l’uomo sarebbe superiore a ogni altra specie vivente), oppure contraddittoriamente tronfi e dalla parte del giusto: un cagnolino tra le braccia e l’armadio saturo di pellicce di orso.
E’ un libro durissimo questo di Roger Olmos, un libro imperdibile, coraggioso/impietoso, che però è anche una storia, una di quelle con l’happy end che non ti aspetti: il suo protagonista ce la fa, si affranca infine dal pedagogismo antropocentrico al quale è stato allevato – “Mangia la bistecca che ti fa bene! Finisci il latte che cresci sano e forte! Guarda, mamma come salta il delfino! Vieni che ti porto a vedere gli elefanti al circo! Guardi signora che bella pelliccia! Morbida e calda” -, si chiama fuori dal giro, dice “BASTA” alla catena di costante reificazione cui vengono sottoposte le così dette bestie.
Come si vede nella struggente tavola finale l’uomo a dimensione animalista le stringe a sè in un abbraccio ideale - dalla tigre al cagnolino, dalla giraffa al topo -, una stretta sentita, salvifica, solidale, una stretta da sopravvissuti a un cataclisma, a uno sterminio di massa. Questo di Olmes è - in ultimo - un libro fondamentale perché è un libro sentito, un libro bellissimo e visionario, al quale tutti – grandi e bambini – dovremmo accedere spesso, per ricordarci di ricordare. A simbolizzarne il suo senso più vero, la dedica iniziale:
“A Noè, perché senza il suo slancio e la sua perseveranza non avrei fatto uno dei libri più importanti della mia carriera.”
Da condividere in pieno.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Senza parole
Lascia il tuo commento