Cosa si intende per sintassi? Si tratta dello studio delle funzioni della struttura della frase. Ciò che nello specifico distingue la sintassi dalle altre branche della linguistica, quali la morfologia o la fonologia o la semantica, è che la sintassi non studia i singoli vocaboli o morfemi, ma si occupa - a livello più esteso - delle connessioni e del rapporto che si instaura tra i vari elementi lessicali di una frase.
Nei manuali di grammatica italiana spesso la sintassi è presentata come lo studio delle relazioni tra le parole: non a caso il suo studio nelle fasi di apprendimento segue quello della morfologia, ovvero della formazione delle parole della lingua: dall’analisi grammaticale del singoli elementi (articolo, sostantivo, aggettivo, verbo) a quello della frase intesa come periodo.
Lo studio della sintassi della lingua italiana fornisce la base per affrontare l’analisi logica e, successivamente, l’analisi del periodo.
Vediamone più nel dettaglio tipologie, differenze ed esempi.
Cos’è la sintassi?
La sintassi nello specifico riguarda gli elementi propri della struttura della frase. Si parte quindi da un’analisi semplice: soggetto, predicato, complemento, sino a un’analisi complessa che vede in gioco la funzione della frase (principale, coordinata, subordinata). Nello studio della sintassi siamo chiamati a scomporre le parole che costituiscono la singola frase e a classificare le diverse parti del discorso.
La sintassi infatti si fonda sul principio della combinabilità e sul principio della sequenzialità (gli elementi che formano una frase devono seguire un certo ordine).
Il concetto principale è quello di frase: cos’è la frase? Potremmo definirla in questi termini: un insieme di parole disposte attorno a un predicato e aventi un senso compiuto. A partire da questo concetto si sviluppa l’analisi tenendo conto che il verbo - nel caso specifico dell’analisi detto predicato verbale - costituisce l’elemento centrale di ogni frase: non esiste frase in assenza di verbo, perché senza di esso è impossibile comunicare un messaggio dotato di senso compiuto. È sufficiente anche il solo predicato verbale - es. “Piove!” - per definire una frase. Nella maggior parte dei casi però è il binomio soggetto-predicato a costituire la coppia minima, ovvero il nucleo centrale che forma la frase; ma il soggetto in alcuni casi può essere invisibile, cioè sottinteso.
Ogni insieme di elementi che in una frase costituisce una unità è detto sintagma: i singoli sintagmi sono i costituenti di una frase. Si dice frase semplice, una unità sintattica composta da soggetto e predicato; mentre è detta frase complessa o periodo, una frase che comprende delle proposizioni, ovvero una proposizione indipendente, detta “principale”, e delle proposizioni secondarie dette subordinate che - a seconda della modalità verbale - sono dette esplicite (tempi di modo finito) o implicite (tempi di modo non finito).
Sintassi: diacronica o sincronica o contrastiva
Nella linguistica descrittiva, in ambito della grammatica storica, si parla di sintassi diacronica, quando viene rappresentata una lingua nella sua evoluzione nel tempo; mentre è sincronica quando prende in considerazione la lingua usata oggi, nel periodo attuale.
È detta invece, in ambito di analisi, sintassi contrastiva quella risultante dall’indagine dei procedimenti sintattici di due o più lingue.
Sintassi: paratattica o ipotattica?
Nell’analisi del periodo - che si occupa per esteso della struttura della frase - è detta sintassi paratattica (dal greco “para” - accanto), quando le proposizioni sono legate tra loro da relazioni di coordinazione; invece è detta sintassi ipotattica (dal greco “ipo” - sotto), quando dalla proposizione principale dipendono diverse proposizioni dette subordinate.
Nell’organizzazione del periodo infatti le frasi sono poste in una posizione di gerarchia: paratassi e ipotassi stabiliscono la differenza di valore tra una proposizione e quella principale.
Si parla di stile paratattico quando si delinea una maniera di scrivere più incisiva che stabilisce un ritmo incalzante nel discorso; mentre lo stile ipotattico, dunque ricco di subordinate, è più complesso, coeso e richiede un’ottima padronanza linguistica anche nel parlato.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sintassi: significato e struttura ipotattica e paratattica
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