So cosa hai fatto. Scenari, pratiche e sentimenti dell’horror moderno
- Autore: Pier Maria Bocchi
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Edizioni Lindau
- Anno di pubblicazione: 2024
Il genere horror risponde a categorie frastagliate: nel caso in cui assuma connotati politici, la sua traduzione diventa necessaria, in quanto specchio meta-significativo e disturbante dei tempi. Seguitemi nel discorso: c’era una volta il gotico cinematografico, e c’era ad alimentarlo una tensione interna, contenuta in ambiti geografici circoscritti a lande nebbiose, castelli infestati, (non)luoghi spettrali abitati da fantasmi e nobiluomini (e/o nobildonne) spettrali a loro volta. A suo rischio e pericolo la vittima designata del film poteva imbattervisi per sfida, amore, incidente o sgambetti della sorte. In altre parole il terrore gotico era circostanziato, prerogativa di chi dimorava all’interno di magioni segnate da decadenza o dal Male.
Quando l’orrore ha rotto gli argini privati socializzandosi è venuto il bello del genere, è venuto fuori il suo potenziale trans-mediale. Quando questo succede per la prima volta, siamo a ridosso del milieu del ventennio rivoluzionario Sessanta-Settanta: nei film dell’orrore, la collettivizzazione della paura non avviene, quindi, per caso, ma avviene di riflesso ad anni di crisi e di tensione generalizzate. E avviene con la progenie zombi di George Romero (La notte dei morti viventi, 1968), una minaccia zombi che soppianta la minaccia aliena dell’epoca maccartista, con una differenza fondamentale: mentre quest’ultima finiva col simboleggiare il pericolo rosso (il terror panico dell’altro da noi, del comunista), i morti viventi romeriani ci sono prossimi (parenti, mogli, amici, vicini di casa, potenzialmente noi stessi) e si politicizzano, epitomi di una coazione a ripetere (lavorare-consumare-morire-rinascere-consumare carne umana, sopravvivere da non-morto per consumare) che coinvolge il genere umano infetto da alienazione consumista.
Attraverso varianti decisive, così la racconta ottimamente Pier Maria Bocchi nel suo saggio So cosa hai fatto. Scenari, pratiche e sentimenti dell’horror moderno (Lindau, 2024), che - proprio a partire da La notte dei morti viventi - taglia la coda degli anni Settanta, attraversa l’orrore metastatico (Alien, i film di David Cronemberg) e sociale (Essi vivono, Zombi) degli Ottanta) per soffermarsi più diffusamente su un’attualità invasa dalle politiche neoliberiste (zombificanti per accezione), in cui l’horror non getta la spugna e nelle sue migliori espressioni alza, anzi, ulteriormente il tiro della denuncia.
È qui, al tramonto di un’epoca tormentata (gli anni Ottanta, ndr), in piena disaffezione del singolo nei confronti della cosa pubblica e durante la crisi del sé per assenza di coordinate, che l’horror trova, tanto in Europa quanto negli Usa, lo spazio privilegiato per rinnovare modelli e implicazioni. Il processo è sempre lo stesso [...] intercettare le istanze sociali e politiche, fiutare la realtà e riprodurne i problemi. La realtà stessa, in questo modo, si ispessisce, si reinventa, si ridà allo sguardo di spettatori che sul grande schermo non trovano via di fuga da un mondo cupo bensì una rappresentazione del medesimo ancora più nefasta. E soprattutto senza alcuna illusione.
Siamo appena alle pagine 7 e 8 di un saggio il cui merito principale è di estendere agli ambiti sociali gli standard della stretta narrazione cinematografica. Insomma, secondo Pier Maria Bocchi l’horror moderno diventa più che mai
campanello d’allarme e cartina al tornasole di istanze sociali, politiche e culturali
e ne esplica la fondamenta in un viaggio interno a un genere, esplorato in modo inedito attraverso sperimentazioni personali, obiettivi, estetiche, strategie produttive correlate anche ai drastici mutamenti del mercato visivo degli ultimi vent’anni.
Un’altra nota di merito del volume è che il genere horror è metaforizzato, tra le pagine, attraverso l’analisi di pellicole talvolta poco conosciute, quindi a distanza di sicurezza da elitarismi come da distacco oggettivo.
“So cosa hai fatto” unisce l’analisi del genere a una dimensione esperenziale privata. Un esperimento tra la riflessione teorica e l’autobiografia, che prende spunto e giustificazione da una relazione famigliare tra soggetto e oggetto del discorso. Come il lettore avrà modo di scoprire, il testo alterna l’approfondimento critico e racconti in prima persona. Non un capriccio presuntuoso, ma la sincera dimostrazione di quanto tra l’horror e il suo spettatore [...] corra buon sangue e un’estrema intimità.
Lo stile narrativo di Pier Maria Bocchi arriva dove deve: è compiuto, solido, denso e intelligente quanto basta per raccomandare la lettura di questo libro agli amanti del genere e non solo.
So cosa hai fatto. Scenari, pratiche e sentimenti dell'horror moderno
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