“Soldati” è una delle più famose e corte poesie al mondo. Scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1918, la poesia parla dell’esperienza di vita del poeta soldato in trincea verso la fine della Grande Guerra ed è stata composta nel Bosco di Courton, in Francia. Luogo e data sono indicati proprio sotto il testo della poesia stessa, usanza ricorrente per dare alle poesie l’aspetto di un diario. Questo componimento è senza dubbio uno dei testi chiave che meglio rappresentano la poetica di Giuseppe Ungaretti.
Andiamo ora vedere il brevissimo testo, la parafrasi e l’analisi di “Soldati” di Giuseppe Ungaretti.
“Soldati”: il testo
Qui di seguito il brevissimo testo della poesia “Soldati”, perfettamente rappresentativo dell’Ermetismo:
Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.
“Soldati”: analisi e parafrasi della poesia di Ungaretti
La parafrasi del componimento Soldati può essere la seguente:
I soldati stanno come le foglie in autunno sugli alberi.
La poesia è composta da quattro versi liberi brevi il cui significato è immediatamente chiaro e impatta sulla percezione del lettore. Tutto il senso di questa brevissima e intensa lirica è affidato a una similitudine: i soldati stanno in trincea, minacciati da uno scontro a fuoco e, come le foglie degli alberi d’autunno, possono cadere da un momento all’altro.
L’autunno in questa poesia è come la guerra e la morte, vista la trasformazione che subisce il paesaggio. L’assoluta brevità del componimento e la divisione in quattro versi contribuisce a far sentire in maniera pressante quell’istantaneo passaggio dalla vita alla morte che può giungere per i soldati in qualche istante.
Il componimento strutturato in maniera circolare, così che il titolo soldati trovi corrispondenza solo con l’ultimo verso, nella parola foglie, e ci sono due enjambements (come-d’autunno, alberi-le foglie). L’enjambement nei primi due versi serve proprio a dare il senso di fragilità, dal momento che il verso rimane incompleto restituendo bene il senso di precarietà.
Questa poesia è quasi come un aforisma, una rapida e incontrovertibile sentenza: soldati e foglie vivono la stessa condizione. I primi, in trincea, non sapendo quando saranno attaccati e se sopravviveranno, le seconde che al primo colpo di vento cadranno dall’albero e saranno finite.
L’incertezza e la minaccia che vivono soldati e foglie è chiara e colpisce il lettore scatenando in lui intense sensazioni di rassegnazione e irrequietudine. La vita dei soldati in trincea è precaria così come quella delle foglie d’autunno, né gli uni né le altre possono fare nulla per modificare la loro condizione.
A livello formale, come in molte altre liriche, Giuseppe Ungaretti sceglie di non utilizzare alcun tipo di punteggiatura e ciò lo aiuta a dare l’idea di un flusso continuo, quasi come se il tempo si fosse fermato per quelle foglie e quei soldati negli istanti che precedono la fine.
Della poesia ha parlato anche la nostra collaboratrice Susanna Pampaloni, docente, nel post sul nostro profilo Instagram:
Soldati di Ungaretti: commento del testo
Come abbiamo accennato l’ispirazione di Ungaretti per scrivere questo componimento è la guerra nel Carso, a cui lo scrittore prese parte in prima persona e che fu uno degli eventi che maggiormente lo ispirò. Il titolo della poesia non è sempre stato Soldati, dato che in un primo momento Ungaretti aveva preferito dare il titolo Militari al proprio scritto.
Il titolo di questa poesia di Ungaretti è la chiave per interpretare correttamente il significato delle parole scritte dal poeta in trincea e anche quando la titolò Militari la parola aveva la stessa importanza.
Ungaretti richiama un’antica similitudine, che si tramanda da Omero e che riprese lo stesso Virgilio, legando la vita umana a quella delle foglie sugli alberi. Con il primo verso "Si sta" Ungaretti però vuole farci arrivare un messaggio molto più forte, vuole dirci che non è una condizione solo dei soldati e della guerra, ma che in generale è la vita umana a essere fragile e sempre in bilico. La forma impersonale ha proprio lo scopo di indicare l’universalità di questa condizione, che accomuna tutti gli esseri umani.
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A mio parere il titolo non è essenziale nella lettura, essa ha un valore universale, oltre la contingenza storica, come ammette la stessa commentatrice, quindi storicizzarlo non aggiunge o toglie niente del valore della poesia. Si può leggere la poesia e solo in un secondo momento chiedere che titolo ha, come anche io ho fatto, per poi dimenticarlo essendo inessenziale, Cosa diversa per esempio da una poesia notissima del Manzoni sulla morte di Napoleone: il 5 maggio!
Chi sa se Ungaretti si sia arrovellato nella scelta tra ’alberi’ e ’rami’ (che avrei favorito) e perché? ’Rami’, più dimesso, avrebbe legato in discesa ("sui… ramilefoglie") esprimendo rassegnazione o, con cadenza giapponesiggiante "suirami… lefoglie".
Conoscendone il carattere d’asciutta pietra carsica e sapendo come recitava, scandendo parole quando non sillabe, ’suGLi alberi’ in vece di ’suirami’ fa storia a sé, diventa verso (che ’sui rami’ a fatica ne avrebbe rango), dà loro personalità di coprotagonisti, vi ferma per un istante l’attenzione a rifletter pure sugl’alberi prima di ’cader’ sulle povere foglie. C’è RABBIA furiosa, quasi ’contenuto rancore’… ’contenuto’ nel verso pentasillabo che, arrrrrotando l’ultima, digrigna i denti guardano negli occhi un ultima volta prima di cadere, quegli ’albeRi’ che son i generali, che sopravvivono loro foglie, umili ’’perdite accettabili’, non umili, esili rami, poco più che caporali, in fondo loro pure ’spendibili’.
Così risolverei la questione sul per qual motivo Ungaretti abbia privilegiato quel verso al più arreso ad un destino senza colpevoli ’suirami’ che all’impronta avrei con naturalezza… nemmeno scelto, essendo quasi ovvia.