Storia del Progressive Rock. Origini e leggende della musica inglese anni Settanta
- Autore: Mike Barnes
- Genere: Musica
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2021
Nel suo monumentale saggio Mike Barnes non perde tempo a spiegare cosa sia o non sia il Progressive Rock: sull’argomento è stato detto (e scritto) tutto e il suo contrario, perché continuare ad accanirsi?
Però c’è una data, quella del 10 ottobre 1969, quando la Island Records licenzia In the Court of the Crimson King, l’album di esordio dei King Crimson: il Big Bang, il giorno in cui, secondo l’autorevole opinione del giornalista e scrittore inglese (non sempre condivisa da colleghi altrettanto illustri) parte la storia del Prog.
Una storia dalla vita breve: a partire dalla seconda metà degli anni ’70 del secolo scorso, il “Progressive” è già in stato di agonia, l’arrivo del punk e della new wave spazza gli ultimi residui di un’epopea che sembra aver dato tutto, al netto di (spesso apprezzabili) ritorni di fiamma.
Storia del Progressive Rock (Odoya, 2021, traduzione di Irene Micheli Amodeo) non possiede, per stessa ammissione dell’autore, i crismi di una ricerca esaustiva. Tanto per cominciare, Mike Barnes prende in esame solo la produzione britannica, limitandosi a qualche cenno su quel che accadeva al di fuori della perfida Albione (sono citate anche alcune band italiane, come la Premiata Forneria Marconi, il Banco del Mutuo Soccorso, le Orme).
D’altra parte, il nucleo del prog affonda le radici proprio nel Regno Unito, dove la psichedelia aveva già segnato il percorso da seguire, almeno quanto la cosiddetta scuola di Canterbury.
Barnes, nel suo lungo excursus (719 pagine in totale), si muove attraverso vari piani di lettura. Partendo dalle band che il Prog-Rock lo hanno plasmato, fatto crescere e portato al successo di massa (i Genesis, Emerson, Lake & Palmer, i Jethro Tull e tanti altri), ricostruendone le prodezze artistiche, evidenziandone il talento, financo gli errori e i flop. Le fonti sono quelle più disparate: dai giornali d’epoca alle interviste che lo stesso Barnes ha messo assieme nel corso della sua lunga carriera.
Ma il libro non si limita a riannodare i fili dei gruppi di successo e dei loro dischi, e nemmeno di quelli che, al massimo, sono entrati a far parte della categoria delle band di culto: Storia del progressive rock finisce per diventare la foto di un’epoca d’oro, all’interno della quale Mike Barnes butta dentro anche diverse considerazioni sulla politica, sulle droghe, sulle intuizioni delle etichette discografiche di allora, sui concerti e sui pittoreschi personaggi che ne fruivano, sui Festival, e ne erano davvero tanti, sparsi per l’Europa.
L’autore rende il tutto estremamente piacevole grazie a una scrittura essenziale e divertita: tanti gli episodi citati in grado di strappare più di un sorriso. Un libro nostalgico? No, lo sguardo va sempre rivolto verso il futuro, ma ricordare il passato è fondamentale. E Mike Barnes ci riesce benissimo.
Storia del Progressive Rock. Origini e leggende della musica inglese anni Settanta
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