Storia della Tour Eiffel
- Autore: Jill Jonnes
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Donzelli
- Anno di pubblicazione: 2011
Che ricchezza di scenario, che vastità di notizie, quanti nomi famosi, quanta storia materiale nel bel saggio della storica americana Jill Jonnes, documentatissimo (oltre venti pagine di note, apparati, fonti), che racconta con uno stile da romanzo la fascinosa storia della nascita della Tour Eiffel, nella Parigi della Bèlle Epoque, all’epoca della Esposizione Universale del 1889.
Se l’ingegnere Gustave Eiffel, il coraggioso tecnico capace di inventare una torre di ferro alta 300 metri e di non spaventarsi di fronte all’enormità del progetto, appare il protagonista del racconto, i comprimari non sono da meno. Thomas Edison, Buffalo Bill, Annie Oakley, Gordon Bennett, Vincent Van Gogh, Paul Gauguin, Rosa Bonheur, Charles Otis, James Whistler sono descritti nei loro rapporti con l’Esposizione, con il progetto della Tour, con quel pezzo di storia che rese la Repubblica Francese in diretto collegamento con la storia statunitense per celebrare il progresso e la tecnologia, fiore all’occhiello delle repubbliche democratiche contrapposte ai vecchi regimi monarchici europei. Germania, Gran Bretagna, Italia, Austria devono inchinarsi di fronte alla ricchezza di idee e di creatività artistica, scientifica, tecnologica rappresentata da uomini di eccezione capaci di coniugare la tradizione con la modernità più innovativa. Mentre Eiffel progetta insieme all’équipe del suo modesto studio parigino la costruzione di una torre di ferro che sarà il più alto monumento del mondo, più alto del Washington Memorial appena completato, mettendo in gioco capacità tecniche e competenze imprenditoriali, combattendo contro una burocrazia fortemente motivata a contrastare un progetto che appare utopico se non pericoloso per l’incolumità dei parigini, la voglia di grandeur della Francia repubblicana vince la sfida: la torre sarà il simbolo della Esposizione Universale che a cent’anni dalla Rivoluzione Francese celebrerà il patriottismo e la supremazia di una nazione all’apice del proprio successo, prima al mondo per cultura, moda, tecnologia, industria, accoglienza degli stranieri. Dopo la lunga e problematica gestazione della torre, che con l’ausilio di centinaia di operai costretti a lavorare in condizioni disastrose (temperature sotto zero, vento sferzante, piogge torrenziali e caldo africano), con salari mediocri e nessuna tutela (ci saranno numerosi incidenti sul cantiere), la Tour Eiffel viene finalmente completata il 31 marzo 1889; l’asta della bandiera con un enorme tricolore svetta a 304 metri d’altezza e uno dei giornalisti invitato all’inaugurazione intona la Marsigliese, tra la commozione generale.
La Tour Eiffel, osteggiata e discussa, amata e odiata, soprattutto invidiata, diventa il fulcro della Esposizione Universale. Anche se gli ascensori, ordinati alla ditta americana di Charles Otis (nessuna ditta francese si era rivelata idonea all’impresa) non erano ancora pronti, costringendo gli illustri ospiti a faticose e pericolose ascensioni, il successo turistico-mondano dell’attrazione si dimostrò subito ineguagliabile: ristoranti con diverse specialità, venditori di souvenirs e suonatori divennero ricchi rapidamente con i proventi ottenuti dalle migliaia di persone, provenienti da tutti i continenti, che si affollavano sulle diverse piattaforme. Lo Scià di Persia, il Principe di Galles, Sarah Bernahrd e tutte le celebrità convenute a Parigi per L’Expo non si sottrassero alla visita alla Tour decretandone il definitivo successo. Ma la Torre agì anche e soprattutto da volano per il successo commerciale e turistico dell’intera esposizione: dal 6 maggio e per quasi un anno la città fu mobilitata per l’eccezionale evento. Attrazione principale fu lo spettacolo Wild West organizzato e gestito da William Cody, il leggendario scout americano noto a tutti come Buffalo Bill, accompagnato da decine di indiani Sioux, dalla più celebre tiratrice, la vedette degli spettacoli Annie Oakley, e da decine di cow-boys, bufali, cavalli, tutti accampati a Neuilly, dove offrivano agli stupefatti spettatori numeri da vero West, pieni di insolito e rumoroso folklore. L’arrivo più spettacolare fu comunque quello di Thomas Edison, noto per l’invenzione del fonografo, che nella Parigi della Esposizione ebbe la sua più completa affermazione: se ne produssero e vendettero a migliaia di esemplari. Mentre i giornali, soprattutto l’Herald Tribune stampato a Parigi dal miliardario Bennett, davano la massima popolarità agli eventi connessi con l’Esposizione anche oltreoceano, gli artisti francesi si riservavano qualche critica: i fratelli Goncourt, Maupassant, lo stesso Zola apparivano perplessi di fronte all’enormità dell’impresa promossa da Eiffel; anche pittori del calibro di Whistler, Gauguin, Van Gogh, Pisarro, Signac, Monet, Degas, Renoir, rimasero piuttosto freddi di fronte alla popolarità della manifestazione preferendo esporre i loro quadri separatamente, in piccole gallerie poco frequentate dalle masse.
La storica Jill Jonnes, dunque, ricostruisce un intero periodo storico con una prospettiva larga ed esauriente; apprendiamo dal suo libro curiosità, contraddizioni, aneddoti, debolezze, di personaggi della grande storia che ci vengono raccontati nel loro quotidiano confrontarsi con un’eccezionale impresa che coinvolge l’economia, la politica estera, il costume, le abitudini, i rapporti personali di due nazioni soprattutto, Francia e Stati Uniti, nel momento del passaggio del millennio, prima dell’avvento del ’900, il secolo breve delle guerre.
Un libro davvero coinvolgente, che non si vorrebbe mai finire; la sua fine sembra infatti la fine di un’epoca felice, la Bèlle Epoque: la narrazione è capace di spiegarci perché quel nome fu così appropriato al periodo tanto ampiamente descritto nel volume, anche con l’ausilio di foto d’epoca che ne ricostruiscono il fascino misterioso.
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