Storia della pirateria
- Autore: David Cordingly
In un periodo in cui i pirati sono gli idoli dei ragazzini e delle fan dei Johnny Depp, servirebbe che ci fossero più persone a leggere un libro come questo. Il libro presenta una visione ben diversa dall’immaginario del pirata romantico e avventuroso che piace tanto. Il libro passa in rassegna l’intera storia della pirateria, a partire dalla guerra da corsa del XVI, alla fine della pirateria, descrive i pirati dei carabi, ma anche quelli della Cina meridionale e del sud-est asiatico e quelli della costa africana che abbordavano le navi negriere. Spesso l’autore collega le figure dai pirati alla letteratura, al cinema e al teatro, evidenziando il modo in cui sono stati visti i pirati nell’immaginario collettivo nel corso dei secoli.
Presenta delle figure brutali, avide e violente, ben diverse dall’insulso ideale romantico del pirata, come l’Olonnaise, che torturava e strappava la lingua dei suoi prigionieri. Ma anche figure ben più eccentriche e bizzarre di quanto l’immaginario collettivo possa aver rappresentato, ad esempio uno dei rari pirati della storia astemio, Bartholomew Roberts o Stede Bonnet, gentiluomo inglese che decise un giorno di diventare pirata perché annoiato dalla sua vita. Tutte queste figure, sono comunque accomunate da un indubbio fascino, sono uomini liberi, uomini che hanno combattuto contro il mondo nel quale vivevano. Figure tragiche, perché molti di loro hanno perso questa battaglia, non senza però combattere, come Edward Teach detto Barbanera, che prima di cadere in battaglia venne colpito da cinque colpi di arma da fuoco e ben venti ferite da arma da taglio. Il libro chiude con la fine della pirateria nei Carabi e con la descrizione dei processi contro essi. Alcuni si pentirono di fronte ai confessori, altri, continuarono a mostrarsi impenitenti, insultarono i religiosi che venivano per strappar loro una confessione e furono impiccati come feccia, ma liberi. Viene descritto il processo al capitano William Kidd, corsaro sfortunato divenuto pirata perché trascinato degli eventi, vittima di un processo farsa perché vi erano in ballo controversie diplomatiche, unico pirata del quale si prove concrete che abbia seppellito il proprio tesoro, tesoro che non è stato mai completamente rinvenuto. Non era nella prassi piratesca nascondere i propri tesori, il bottino veniva sempre equamente spartito fra i membri della ciurma, che generalmente sperperavano tutti i soldi appena guadagnati in alcol, gioco d’azzardo e prostitute. Un altro mito sfatato.
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