Storia di Sepúlveda e del suo gatto Zorba
- Autore: Ilide Carmignani
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2021
Nel 2020, nelle Asturie, il gigante buono e grande scrittore Luis Sepúlveda ci ha lasciati, stroncato da la Covid. Ci sentiamo un po’ orfani, perché il padre della gabbianella Fortunata della sua famosa favola e del gatto nero Zorba, realmente esistito e compagno per dodici anni dell’artista, è stato il padre degli amanti della libertà e della giustizia. Di tutti noi.
La sua fantasia, che ha messo in scena gli animali come nelle favole di Esopo, è stata l’espressione di verità umane, allegoria del coraggio, dell’avventura, della capacità di vincere timori e oppressione e resistere attivamente alla dittatura e alle sue nefandezze.
A un anno della sua scomparsa, la sua traduttrice d’elezione e amica, Ilide Carmignani, lo ricorda con un monumento di carta, certamente adatto alla sua figura leggendaria.
È la sua autobiografia, raccontata in prima persona da Luis, detto “Lucho” dagli amici, al gatto Diderot, bibliotecario nel mondo gattesco tanto amato da Sepúlveda: Storia di Sepúlveda e del suo gatto Zorba (Salani editore, pp.206, 2021).
Idea migliore Carmignani non poteva avere. Il libro è adatto ai ragazzi, ma anche al lettore di ogni età, perché l’eroismo va imparato con l’esempio, e Luis è stato senza dubbio un eroe contro la dittatura di Pinochet, dopo il sogno infranto della democrazia di Allende.
A tal proposito vanno ricordate le condizioni disumane in cui l’artista fu costretto a vivere dopo l’arresto, lo spazio della cella era talmente esiguo da non poter stare in piedi.
Venne aiutato a essere liberato da organizzazioni amiche come Amnesty International e Greenpeace, con cui collaborò attivamente per la salvezza delle balene e dell’ambiente inquinato dalle grandi industrie. Condannato all’esilio, si rifugiò ad Anversa, il porto dove il gatto Zorba è stato signore dei tetti.
Uno dei posti più amati dallo scrittore è stato la Patagonia, qui Luis-Lucho visse nelle comunità degli indios Shuar per difendere la loro cultura secondo la loro solidarietà e purezza morale.
La difesa degli ultimi fu per lui una missione. Fin da giovanissimo si iscrisse al Partito Comunista cileno; ne venne espulso perché vicino alle posizioni di Che Guevara. Forse nessun artista ha unito in modo indelebile il credo, le azioni alla parola scritta quanto Sepúlveda. La coerenza tra dire e il fare è stata il suo tratto distintivo.
La biografia è preceduta da una poesia delicata e struggente, a tratti dolcemente ironica, della poetessa Carmen Yanez Hidalgo.
I due si conobbero nell’adolescenza, si sposarono, si lasciarono e si risposarono. Anche questa è una favola vera.
Di lui in postfazione Carmen dà un ritratto di forza e gentilezza, con una visione panpsichista, in cui uomo e natura non sono in guerra tra loro e l’uomo non inquina la terra:
Attraverso il genere della favola, creando personaggi ispirati alla grandissima intesa che aveva con la natura e con gli animali, Lucho ha esaltato i valori di cui era fatto per passare all’umanità i concetti etici della diversità, dell’uguaglianza, del rispetto dell’altro e della solidarietà. La sua posizione personale di uomo e di cittadino del mondo. Era quella la miniera della sua immaginazione.
Tali idee sono il tesoro ideale lasciato da Sepúlveda, essenziali oggi per risolvere i drammi che l’umanità deve necessariamente affrontare.
Storia di Luis Sepúlveda e del suo gatto Zorba
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