I Romani possono scegliere tra tre termini per indicare lo straniero: “barbarus”, “hostis” e “peregrinus”.
Barbarus: significato e origine
Letteralmente significa straniero nell’accezione negativa di barbaro o selvaggio, appartenente a una civiltà rozza e arretrata. Infatti barbarus deriva da un termine greco onomatopeico che significa balbuziente, con cui i Greci indicavano i non Greci che avevano scarsa padronanza con il loro idioma. E i non Greci venivano considerati inferiori. Una prospettiva grecocentrica, questa, che permea l’Odissea di Omero come dimostra la presentazione del ciclope Polifemo, calibrata sull’orizzonte culturale di Ulisse.
I Romani usano barbarus in relazione alle popolazioni germaniche, da sempre una minaccia sul fronte renano-danubiano dell’Impero. Come scrive Cesare nel De bello Gallico, reportage talvolta viziato da soggettivismo per fini politici, i barbari sono sempre feri (violenti) e iracundi (smodati nelle loro manifestazioni esteriori di rabbia). Cesare ha le sue buone ragioni: la pericolosità dei Germani è il postulato per la guerra offensiva/preventiva da lui condotta. In ogni caso, il barbarus per la sua ferinità è biologicamente inferiore e per il fatto di non conoscere la lingua lo è anche culturalmente.
Hostis: significato e origine
La storia di questo sostantivo vi sorprenderà. Nella lingua latina arcaica indica lo straniero senza sfumature negative. Nella lingua latina classica, invece, comincia a indicare lo straniero nemico; da qui in italiano ostile e ostilità. Questa volta è Livio a venirci in aiuto, quando nella sua opera storiografica Ab urbe condita in più occasioni usa hostes per indicare i nemici dei Romani. Pertanto hostis, bifronte come Giano, è sia lo straniero che ha il diritto sacro di ricevere ospitalità, sia lo straniero che porta la guerra e minaccia i cives, i cittadini.
Dalla radice indoeuropea di hostis deriva la parola ospite in inglese, tedesco e russo che non sono lingue neolatine. Le avrete sicuramente indovinate! Sono guest (inglese), gast (tedesco) e gost (russo).
Lo slittamento semantico dall’accezione neutra a quella negativa prova la svolta imperialista della politica estera di Roma: ogni popolo straniero è un nemico potenziale.
Peregrinus: significato e origine
Letteralmente significa lo straniero che viene da fuori, contrapposto a indigeno, originario del luogo in cui vive. Questi, pur essendo libero, non ha diritti e può sposarsi con un cittadino Romano previa apposito permesso. Una specie di green card che, una volta attestato lo status di migrante, autorizza il matrimonio.
Nel Medioevo il termine pellegrino diventa l’individuo che si sposta per motivi religiosi. D’altro canto la parola deriva dal verbo peragrare, che significa percorrere o visitare.
Come si comportavano i Romani con gli stranieri in senso lato?
I prigionieri di guerra, atti al lavoro, entrano nel circuito dell’economia schiavile.
Una delle conseguenze a lungo raggio della politica imperialistica fu un afflusso consistente di schiavi, generalmente impegnati nei latifondi dell’aristocrazia. Talvolta alcuni diventavano liberti, dopo essere stati liberati dai loro padroni. Come il futuro commediografo Publio Terenzio Afro, giunto a Roma come schiavo cartaginese.
Decisamente ostile l’atteggiamento dei Romani verso gli immigrati e verso coloro che si allontanavano dalla zona di residenza originaria. Questi venivano espulsi sin dall’età Repubblicana. A ben vedere chi sono i girovaghi per eccellenza? Gruppi di attori e pantomimi, espulsi per esempio sotto Tiberio e Nerone.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Lo straniero nell’antica Roma: barbarus, hostis e peregrinus. Significato e origine
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