La locuzione latina "sui generis" significa letteralmente "di genere (suo) proprio" e viene oggi usata per indicare l’estrema atipicità di un soggetto, un fatto, un atteggiamento... insomma di qualsiasi cosa sia caratterizzato da aspetti singolari, particolari, difficilmente definibili.
Da dove deriva l’espressione? Quali sono i suoi sinonimi? Scopriamolo insieme.
Sui generis: da dove deriva?
L’espressione nasce in ambito scolastico, riferita a qualsiasi cosa che, non potendo essere ricondotta a un concetto o a una categoria più estesa, non ammetteva la definizione consueta tramite il riferimento al genere prossimo. Cercando di sintetizzare, la filosofia cristiana medievale classificava gli oggetti in base al loro genere (prossimo e remoto) e alla loro specie. Il genere prossimo era direttamente suddiviso in specie, mentre il genere remoto includeva al suo interno generi di minore estensione.
Per fare un esempio:
Animale è il genere prossimo della specie uomo.
Vivente è il genere remoto della specie uomo.
Qualsiasi specie non fosse riconducibile a un genere apparteneva dunque a un "genere suo proprio": era sui generis.
Con il passare del tempo l’utilizzo dell’espressione è stato esteso e la locuzione è oggi usata in generale per indicare qualsiasi cosa estremamente singolare e originale, difficilmente definibile altrimenti:
es. È proprio un tipo sui generis.
"Sui generis" viene dunque usata oggi come sinonimo di a sé stante, originale, particolare, singolare, bizzarro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Sui generis: cosa significa e da dove deriva
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