“Chi siamo? Dove andiamo? A cosa siamo chiamati?” sono interrogativi di fondo delle nostre vite, domande incalzanti ma sottintese, che raramente superano il rumore di fondo della quotidianità giungendo alla coscienza. In una poesia contenuta nella raccolta La voce a te dovuta (1933), il poeta spagnolo Pedro Salinas sembra fornire delle risposte, con un tono imperioso, che a tratti rivela un’urgenza di dire, sin dall’incipit coniugato all’imperativo: Svegliati. Il giorno ti chiama. E appena nel verso sotto aggiunge: “alla tua vita”, un complemento di termine singolare: siamo abituati a essere richiamati ai doveri, agli obblighi, alle adempienze, quasi mai a qualcosa di così spontaneo, così scontato come “vivere”.
Salinas invece ripone l’attenzione sull’urgenza di vivere, un’attività cui non facciamo caso quasi mai, che riteniamo ovvia, naturale, che quasi non richiede alcuno sforzo. Il poeta in questi versi si sofferma sul miracolo di essere “pura vertigine verticale”, una bella metafora per esprimere il fatto di essere vivi, vitali, come percorsi da una corrente elettrica, parole che fanno eco a quelle di un’altra grande poetessa, Sylvia Plath, che invece nei suoi versi anelava alla morte e scriveva: “sono verticale, ma preferirei essere orizzontale”. Al contrario Pedro Salinas ne La voce a te dovuta ci richiama imperiosamente “alla nostra verticalità”, quindi al compito di vivere, di essere corpo e carne e sostanza.
Il poeta madrileno sarebbe morto a Boston, in Massachussetts, il 4 dicembre 1951; quel giorno d’inizio inverno morì, ma per il resto del tempo Pedro Salinas è stato vivo, pienamente vivo e cosciente di esserlo. Viene ricordato come il “poeta dell’amore” e il suo stesso canzoniere più celebre, La voz a ti debida, viene ridotto a poesia d’amore; niente di più sbagliato o inesatto, in realtà Salinas è stato un cantore di vita, di sensazioni, di attimi, di tutto ciò che è intenso, carico, vibrante di energia, in poche parole “vivo”. Cantando l’amore dava voce alla forza suprema della vita e anche in questa poesia, Svegliati. Il giorno ti chiama, sprona sé stesso - l’uomo innamorato - a non vivere nell’attesa vana dell’amata, ma a vivere per sé, poiché, come conclude in una sorta di impeto di rivalsa:
La tua opera sei tu, niente altro.
Tutte le poesie contenute ne La voce a te dovuta (edito da Einaudi con la traduzione di Emma Scoles) sono dedicate a Katherine Reding, eterno amore impossibile del poeta, a cui l’autore dedicò la suprema dichiarazione d’amore Al di là della gente ti cerco. Forse questa poesia era per Katherine, forse Salinas la scrisse anche per sé stesso e per ciascun uomo che vive nella vana attesa di qualcosa che potrebbe non compiersi mai. Svegliati. Il giorno ti chiama è l’imperiosa maniera con cui il poeta ci ricorda che la vita è adesso, ogni minuto, ogni istante in cui si compie il miracolo irripetibile del nostro respiro, del sangue pulsante nelle vene, della sensazione d’esistere.
Scopriamo testo e analisi della poesia che nell’originale spagnolo recita Despierta. El día te llama.
“Svegliati. Il giorno ti chiama” di Pedro Salinas
Svegliati. Il giorno ti chiama
alla tua vita: il tuo dovere.
A nient’altro che a vivere.
Strappa ormai alla notte
negatrice e all’ombra
che lo celava, quel corpo
di cui è in attesa, sommessa,
la luce, nell’alba.In piedi, afferma la retta
volontà semplice d’essere
pura vergine verticale.
Senti il tuo corpo.
Freddo, caldo? Lo dirà
il tuo sangue contro la neve
da dietro la finestra;
lo dirà
il colore sulle tue guance.E guarda il mondo. E riposa
senz’altro impegno che aggiungere
la tua perfezione a un altro giorno.
Il tuo compito
è sollevare la tua vita,
giocare con lei, lanciarla
come voce alle nubi,
a riaffermare le luci
che ci hanno lasciati.Questo è il tuo destino: viverti.
Non devi fare nulla.
La tua opera sei tu, niente altro.(Traduzione di Emma Scoles)
“Svegliati. Il giorno ti chiama” di Pedro Salinas: analisi
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Dicevamo: “Chi siamo? Dove andiamo? A cosa siamo chiamati?” a questi interrogativi esistenziali eterni, apparentemente senza risposta, Pedro Salinas dà la risposta più vera che filosoficamente le racchiude tutte, dice:
“questo è il tuo destino: viverti”
Sono versi incalzanti che attraverso un gioco di metafore intendono spronare, sollevare, affermare (da notare che tutti i verbi utilizzati hanno un significato attivo e mai passivo) e non indugiare nell’attesa.
Attraverso la vita, dichiara infine Salinas servendosi di un’apparente antitesi, diamo un senso persino alla morte perché vivendo riusciamo a “riaffermare le luci che ci hanno lasciati”; come se tutto, l’intero destino umano, si ripetesse attraverso l’istante eterno e, al contempo, irripetibile della nostra vita.
Salinas invita a vedere metaforicamente la nostra esistenza come un’opera che giorno dopo giorno cresce e si completa, proprio come una costruzione architettonica, un libro, un dipinto.
Il rimando finale “all’opera” non è casuale; nell’originale spagnolo è ancora più incisivo perché viene contrapposto alla parola “nada”, cioè “nulla”, in un’antitesi ancora più forte.
Tu obra eres tú, nada más.
Pedro Salinas attraverso questi versi ci riconduce al significato semantico della parola “poesia”, poesis, che deriva dal verbo greco poieo che letteralmente significa “fare, comporre, creare”. L’arte viene intesa come la capacità o abilità di produrre qualcosa, così è la vita stessa. Salinas crea un arguto parallelismo paragonando la vita a un’opera in procinto di compiersi, ci ricorda il ruolo attivo di ogni istante, la forza creatrice insita nel respiro vitale e, non da ultimo, la finalità della “poesia” stessa: “fare, creare, comporre” qualcosa che prima non c’era - ed ecco, adesso c’è.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Svegliati. Il giorno ti chiama”: la poesia di vita di Pedro Salinas
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