The code di Fredrik T Olsson

Quando il fantathriller diventa horror

William! William Sandberg!

Il giorno che aveva deciso di farla finita, i soccorritori lo avevano chiamato insistentemente da fuori, prima di entrare per salvarlo. Al risveglio in ospedale, non si era trovato male, flebo e tubicini a parte. L’infermiera era simpatica. Avrò altre occasioni, le aveva detto, alludendo al suicidio mancato. Bene, bisogna sempre essere ottimisti, aveva replicato la biondina. Poi quei tre uomini, né ostili né amichevoli, l’avevano portato via dalla clinica. La seconda volta si era svegliato in un aereo. Era stato rapito. Con almeno dieci anni di ritardo, aveva pensato.

Ora è in un castello, in montagna, nel Liechtenstein, alla presenza di un importante ufficiale. Pensa che dovrei avere paura?, gli chiede. Non di noi, risponde il generale Connors. Mi farete ritornare? La risposta è raggelante: spero con tutto il cuore che un giorno qualcuno di noi riesca a tornare a casa.

Cosa stia accadendo di tanto orribile da spaventare uno dei migliori strateghi del mondo, sarà la prima curiosità che i lettori cercheranno avidamente di soddisfare leggendo “The code”, novità Sperling & Kupfer, 522 pagine, 14,90 euro, opera prima di un geniale sceneggiatore svedese, Fredrik T Olssen, una storia già comprata a suon di dollari per il cinema, perché è già in sé un film. Forse l’ultimo sulla Terra, se Sandberg non troverà una soluzione.

Cinquantacinque anni, ex militare, una straordinaria inclinazione naturale per la matematica lo ha reso esperto in decrittazioni, William è prelevato prima dal suo appartamento a Stoccolma e poi dall’ospedale Karolinska, il giorno del suo tentato suicidio.
È un collega di Connors, il gen. Maurice Franquin a fargli una sintesi della situazione. “Loro” sono un organismo di cooperazione di venti Paesi, segretissimo, che lavora per la sicurezza delle Nazioni. Hanno captato un codice estremamente complesso, un numero infinito di cifre. Non vogliono rivelare la fonte del segnale e non gli dicono altro, chiedono solo la sua collaborazione, oppure un numero incalcolabile di persone perirà. Gli mostrano che i numeri e i codici binari che scorrono rapidissimi nei computer si trasformano in caratteri cuneiformi. Un messaggio in alfabeto sumerico. Capisce che in realtà lo hanno già decrittato. Sicchè, cosa vogliono davvero da lui?

In realtà, serve aiuto per cifrare una riposta. Ci potrebbe essere solo una ragione per cui l’ONU dovrebbe istituire un’organizzazione paramilitare segreta, pensa William. Non basterebbe una minaccia rivolta contro un singolo Paese: esiste un pericolo globale, sta per accadere qualcosa a tutti e c’è il timore di non poterlo evitare.
I computer non bastano, occorre la sua capacità innata di sentirsi dentro il codice, ma questo accadeva troppi anni fa. Ora sente di aver perso il dono.

Mentre si svolge la sua ricerca, parallelamente qualcuno cerca lui. È l’ex moglie, Christine. Intanto William lavora, senza progressi e cerca di evadere da quel luogo inaccessibile. Con lui nel castello c’è un’archeologa, Janine, rapita anche lei. Ci provano insieme. Finiscono in bilico sul baratro. Vengono ripresi.
E qui, a un quarto del romanzo, finisce il fantathriller e comincia l’orrore.
Cifre, numeri, tavole sumeriche e un messaggio interstellare, un codice contenuto nel Dna, nel patrimonio genetico dell’uomo, da tempo immemorabile, come confermano le ricerche archeologiche.

Per accrescere la curiosità di chi vorrà assolutamente leggere questo libro, basta buttare altri elementi alla rinfusa. Da più potente radiotelescopio del pianeta, nel 1974 è partito un segnale, un saluto dell’umanità inviato nello spazio. Sulla terra, è nascosto un virus terribile, una peste pronta a scatenarsi, esponenzialmente più infettiva della Morte Nera che imperversò nel Medioevo. Un agente patogeno che contiene codici ignoti potrebbe cancellare la vita sulla terra.
Tutto diventa inutile a questo punto, proprio come a William era sembrata la sua esistenza qualche giorno prima. Scrivere un libro? Perchè farlo? Potrebbe non esserci più nessuno a leggerlo, nel mondo.