Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria
- Autore: Lorenzo Iervolino
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2017
Lorenzo Iervolino, scrittore del collettivo TerraNullius con una grande passione per lo sport, ha scritto “Trentacinque secondi ancora. Tommie Smith e John Carlos: il sacrificio e la gloria” con l’obiettivo di raccontare la storia che sta dietro la famosa foto del podio dei 200 metri delle Olimpiadi di Città del Messico, scattata la sera del 16 ottobre 1968 all’Estadio Olímpico Universatario dal fotoreporter John Dominis della rivista “Life”.
Gli atleti afroamericani, Tommie Smith e John Carlos, che avevano concluso la gara dei 200 metri al primo e al terzo posto, per la premiazione salirono sul podio senza scarpe e al momento dell’esecuzione dell’inno nazionale chinarono il capo leggermente in avanti e alzarono un braccio con il pugno chiuso, coperto da un guanto nero. Con il loro gesto di protesta i due atleti chiedevano il rispetto dei diritti umani e la fine delle discriminazioni verso la popolazione nera degli Stati Uniti.
Lorenzo Iervolino, grazie ad un meticolosa attività di ricerca, ricostruisce le storie dei due campioni mettendo in luce come entrambi fossero cresciuti in famiglie povere e come attraverso la corsa fossero riusciti a riscattarsi e sopportare i tanti soprusi che subivano a causa del colore della pelle. L’autore ripercorre le loro carriere descrivendo i numerosi successi ottenuti nelle competizioni universitarie e i tanti record che stabilivano nelle gare di velocità. Poi spiega come Tommie Smith e John Carlos fossero protagonisti anche al di fuori della pista di atletica, sostenendo i movimenti che negli anni Sessanta rivendicavano i diritti dei neri e facendosi ispirare da figure come Malcom X, Martin Luther King e Cassius Clay.
Nel 1967 i due campioni si trovarono ad essere compagni di squadra al San José State College, dove ebbero come insegnate Harry Edwards, il pioniere della Sociology of sport, che fece capire loro come grazie ai successi sportivi potessero svolgere un ruolo politico attivo. Sulla spinta di questa idea i più forti atleti afroamericani diedero vita al Progetto olimpico per i diritti umani con l’obiettivo di porre fine alle discriminazioni che i neri subivano nello sport e questo li espose alle minacce dei suprematisti bianchi, complicando la loro preparazione alle olimpiadi. Iervolino ripercorre questi eventi attraverso l’intervista realizzata ad Edwards e mette in evidenza come Smith e Carlos sognassero di ottenere un grande risultato in Messico così da finire sotto i riflettori e lanciare un forte messaggio al mondo intero. L’autore, immedesimandosi nei due atleti, ricostruisce gli eventi della giornata del 16 ottobre 1968, descrivendo la memorabile gara dei 200 metri e raccontando le paure che avevano al momento di compiere il coraggioso gesto, che mise fine alle loro carriere e stravolse le loro vite, poiché vennero accusati di aver tradito la patria e per molto tempo furono oggetto di una pubblica denigrazione.
Iervolino, in alcune pagine emozionanti, racconta che a pagare il prezzo più caro per il podio di Città del Messico fu tuttavia l’atleta australiano Peter Norman, che a sorpresa era giunto secondo e aveva appoggiato la protesta degli americani appuntando al petto la spilla del Progetto olimpico per i diritti umani. Nell’ottobre del 2006 Norman morì senza aver ricevuto alcuna riabilitazione pubblica nel suo Paese. Al funerale a sorreggere la sua bara furono Tommie Smith e John Carlos.
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