Tutti muoiono troppo giovani
- Autore: Armando Matteo
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rubbettino
- Anno di pubblicazione: 2016
Lo stesso editore, Florindo Rubbettino, ha curato la presentazione del libro che fa parte della sua collana “Problemi aperti”, “Tutti muoiono troppo giovani. Come cambia la longevità sta cambiando la nostra vita e la nostra fede”, ricordando un connotato del regno messianico annunciato dal profeta Isaia
“il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto” (Is 65,20)
Profezia che, nota l’editore, sembra aver trovato compimento nel prolungamento della giovinezza. Questa dilatazione porta alla mancanza della vecchiaia al punto che, a qualsiasi età si muoia, si è legittimati a pensare che ci sia stata una morte prematura, che si muoia ancora giovani anzi, da "troppo giovane".
Il libro è scritto da un attento osservatore del mondo contemporaneo, Don Armando Matteo, che arricchisce il suo interessantissimo saggio con argomentazioni validissime sostenute dal confronto con aspetti socio-antropologici, culturali, teologici e persino giuridici e, a tal fine, cita, tra gli altri, Marc Augé, Pierangelo Sequeri, Marcel Gauchet, Gustavo Zagrebelsky.
L’esperienza di Don Armando Matteo deriva sia dalla sua attività di docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Urbaniana, sia dalla carica, ricoperta in passato, di assistente ecclesiastico della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana).
Il saggio è denso, pertanto, non solo di pregnanti considerazioni sul fatto che l’età media si sia progressivamente allungata ma anche su ciò che questo fenomeno comporta. Da una parte ormai nessuno viene considerato vecchio né, tanto meno, accetta di considerarsi tale, al punto che la vecchiaia è ormai sparita dalla nostra epoca e, come scrive l’autore
“Un primo effetto, perciò, della longevità diffusa che andrà opportunamente recensito è la lenta scomparsa negli immaginari diffusi del carattere mortale dell’essere umano, del fatto cioè che siamo esseri limitati, finiti, destinati a restare su questo pianeta per qualche tempo e non per sempre. In tale nuovo contesto la morte - il pensiero della morte - non interroga più nessuno; non è più una questione ultima, ma un’ultima questione, a cui dare risposta solo quando sarà il caso”
La morte giunge, quindi, sempre troppo presto e si può morire giovani a settanta anni ma anche a ottanta anni, quando, un tempo, solo un’esigua parte dell’umanità poteva immaginare di vivere tanto a lungo. Oggi, vivendo di più, non solo si pensa di avere una vita più lunga rispetto alle generazioni passate, ma si pensa anche di avere più vite, più possibilità e più occasioni per poter ricominciare con nuovi progetti da “eterni tirocinanti nel laboratorio dell’esistenza”. Da ciò ne derivano cambiamenti nei rapporti con i figli, con le relazioni educative e sociali e con la fede.
Tutti muoiono troppo giovani. Come la longevità sta cambiando la nostra vita e la nostra fede
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