Tutto quello che non si può dire di Kelly Rimmer

Tutto quello che non si può dire (Newton Compton 2024, titolo originale The things we cannot say, traduzione di Martina Rinaldi) di Kelly Rimmer è un appassionante romanzo ambientato tra l’Europa e gli Stati Uniti.
La Rimmer è un’autrice bestseller che ha scalato le classifiche di “New York Times”, “Wall Street Journal” e “Usa Today” vendendo più di un milione di copie pubblicate in oltre venti Paesi.

Polonia 1938.

“Tomasz Slaski era determinato a diventare un medico come suo padre, ma io ho sempre pensato che fosse nato per raccontare storie”.

Alina aveva deciso che lo avrebbe sposato quando le stava raccontando il salvataggio dal lago di una principessa sirena mentre il resto del paese dormiva. All’epoca la ragazza aveva nove anni e Tomasz, occhi verdi e capelli color sabbia, dodici, ma erano già buoni amici e quel giorno aveva stabilito che dovesse essere suo.
Negli anni successivi, anche Tomasz aveva iniziato a considerarla sua e, quando Alina aveva finito la seconda media la sua famiglia non poteva più permettersi di mandarla a scuola, aveva preso l’abitudine di andare a trovarla a casa. Alina aveva lasciato la scuola per andare a lavorare nei campi della sua fattoria con i genitori. Invece Tomasz proveniva da una famiglia più ricca ed era destinato da tempo a proseguire gli studi all’università, quindi aveva frequentato la scuola più a lungo della maggior parte degli abitanti del loro distretto nel sud della Polonia.
Gli anni passavano e la ragazza innamorata riteneva che il suo fidanzato riempisse di magia il suo mondo. Però era giunto il momento per Tomasz di partire per frequentare la facoltà di medicina a Varsavia.
Sulla sommità boscosa di una collina, i due innamorati avevano reciprocamente rinnovato le loro promesse di amore eterno. La lontananza non avrebbe potuto scalfire il loro grande amore, anzi, l’avrebbe accresciuto. Però fosche nubi si addensavano all’orizzonte e niente sarebbe stato come prima.

“Tu e io siamo fatti l’uno per l’altra, troveremo sempre la strada per tornare l’uno dall’altra. Questa è solo una piccola pausa, il tempo trascorso lontano non cambierà nulla”.

Una trama che si dipana su due piani temporali, che fa capire come nemmeno il peggio dell’umanità è abbastanza potente da cancellare la grazia, la speranza o l’amore. In quegli anni come oggi è importante essere resilienti e sapere che la casa non è il Paese in cui ci troviamo ma siamo noi. La casa è il futuro, che abbiamo progettato e sognato da costruire ovunque.

“La maggior parte dei miei libri è iniziata come il sussurro di un’idea che dovevo sforzarmi di ascoltare. Nel caso di questa storia, l’idea mi è passata davanti durante la festa di Natale della famiglia di mia madre, una decina di anni fa”,

Così svela l’autrice alla fine dell’emozionante volume.
La scrittrice si è ispirata alle vicende dei suoi nonni, originari della Polonia ma emigrati dall’altra parte del mondo verso una nuova esistenza. Inoltre la Rimmer ha visitato la terra natale dei suoi avi per approfondire le sue ricerche e scoprire alcuni pezzi della sua storia familiare.

“Sappi che qualsiasi posto tu possa sognare, troverò il modo di portarti lì, Alina Dziak. Possiamo avere una bella vita”. “Ti darò una bella vita”.