Ugo Tognazzi. La vita, i film, il teatro, la televisione e altro ancora
- Autore: Ignazio Senatore
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2022
Manfredi. Sordi. Gassman. Mastroianni. E Tognazzi, per limitarci agli uomini. La stagione aurea della commedia italiana di costume è passata da questi nomi e queste “facce” da cinema popolare, e di spessore al contempo. Detta in altro modo: con gli altri della cinquina, Ugo Tognazzi è stato uno-nessuno-centomila funzionalmente alle storie italiane, e agli italiani che ha interpretato. Tagliando trasversalmente il varietà, la radio, Carosello, cinema-teatro-televisione, davanti e dietro la macchina da presa (5 film da regista); cambiando “spalla”, toni, compagne, trame, menù, fedele a se stesso e alle vite recitate, fuori e dentro lo realtà filmata.
I film con Tognazzi quasi non si contano: da I cadetti di Guascogna (Mario Mattioli, 1950) a La battaglia dei tre tamburi di fuoco (Souheil Ben-Barka e Uchkun Nazarov, 1990) ci passano quarant’anni di maschere tragiche sottotraccia all’apparenza farsesca. Il carabiniere dall’espressione beota che nel lapidario Il mostro (Dino Risi, I mostri, 1963) posa in favore di obiettivo dopo l’arresto di un povero cristo, anticipa la voglia di apparire, progressivamente degenerata nella tv del dolore e poi nei selfie dei nostri giorni. E dietro la vicenda di “corna” e fede politica dell’operaio metalmeccanico di Romanzo Popolare (Mario Monicelli, 1974) gravano inapparenti la vita agra e la sciagura. E non è forse Tognazzi, proprietario e abile chef del ristorante "Le Biscuit à Soupe", che in La grande abbuffata (Marco Ferreri, 1973) apre la stura al suicidio di gruppo attraverso un mirabile incrocio di eros e thanatos? Non voglio dire che ogni personaggio interpretato da Tognazzi sia portatore di chissà quale malinconia recondita, però molti fra loro, in fondo, sì.
A scorrere la sua filmografia completa nel libro da poco pubblicato da Gremese, Ugo Tognazzi. La vita, i film, il teatro, la televisione e altro ancora, si può stilare il computo di quante pellicole con Tognazzi facciano solo ridere e quante anche pensare. Il volume curato dallo storico del cinema Ignazio Senatore (data la mole della “materia” in oggetto, una prova sisifica la sua) è copioso, tassonomico, ricco di dati, di schede, di 800 foto, di utili commenti ai film, alcuni di Tognazzi medesimo. E alcuni fra questi ultimi varrebbe la pena mandarli a memoria, per provare a conoscere l’uomo e l’attore al di là della vulgata di attor comico con l’hobby della cucina (attore e bon vivant, piuttosto). In merito a Vogliamo i colonnelli, di Mario Monicelli (1973), per esempio:
“Sul tema, sul film, avevo un’opinione un po’ diversa. L’avrei fatto meno burlesco, avrei reso i generali meno buffoni, meno ridicoli nel loro comportamento, ma più seri nelle loro caratterizzazioni”.
E a proposito del suo Cattivi pensieri (1976):
“Tutti mi hanno stroncato nella stessa misura e con la stessa cattiveria. E’ che m’invidiano come uomo. Ho speso 425.000 per ringraziare pubblicamente dalle colonne dei quotidiani i critici che mi hanno criticato e che magari sperano di convincermi a recedere di fare, oltre l’attore, anche il regista. Illusi. Soprattutto mi riferisco a quegli intellettuali che non sanno che io sono più intellettuale di loro, anche se non faccio parte del loro clan”.
Dal ripasso dei 150 film di cui si compone la carriera di Tognazzi ciò che traspare, in fondo, è proprio il suo genius poliedrico (è stato epigono della lontana e perduta tv intelligente), il suo eclettismo che, al di là dei vizietti e degli amici miei, lo ha portato a contaminarsi spesso con il cinema d’autore. Basti pensare al superlativo La terrazza di Scola. A La tragedia di un uomo ridicolo di Bertolucci, o al crepuscolare Ultimo minuto di Pupi Avati, peraltro autore della prefazione-ricordo di questo volume.
Ugo Tognazzi. La vita, i film, il teatro, la televisione e altro ancora è un volume dai numeri impressionanti, con tutta probabilità l’omaggio più completo a uno degli attori più completi del cinema italiano.
Nel risvolto di copertina si legge una frase di Tognazzi che forse più di tutte inquadra il suo modo di fare cinema e, in fondo, di stare al mondo:
“La salute per arrivare a novant’anni? Io la salute ce l’ho, a novant’anni ci arrivo lo stesso e se non dovessi arrivarci mi consolerei pensando che mi sono goduto la vita, e che ho realizzato i miei ideali di provinciale: il gran cibo, le donne, le macchine favolose, le notti che non finiscono mai”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ugo Tognazzi. La vita, i film, il teatro, la televisione e altro ancora
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