Un amore di famiglia di Jerome Ruillier

“Un amore di famiglia” (La Margherita Edizioni, 2017, traduzione a cura della redazione della casa editrice, illustrazioni di Pauline Martin) di Jerome Ruillier è una storia dell’autore francese sulla separazione e sulle famiglie allargate trattato con dolcezza e originalità.

“Un giorno, il mio papà e la mia mamma si sono incontrati. Si sono subito voluti tanto bene”. L’uomo e la donna, coccolandosi dimostravano di amarsi moltissimo, infatti, la donna era rimasta presto incinta. “Sono nato io”.

Quando erano diventati tre al bambino sembrava che la sua fosse una famiglia perfetta. Il papà abbracciava il bambino e la mamma con tanta forza e amore. La serenità non era durata molto e i genitori avevano smesso di volersi bene e di conseguenza di vivere insieme. Il piccino si sentiva diviso a metà era come se un pezzo stesse con la mamma e l’altro con il papà. Con il tempo il bambino aveva imparato ad accettare la sua nuova vita.

“Un giorno, la mia mamma mi ha presentato un altro papà… che, all’inizio, non mi piaceva per niente!”

Al bambino non piaceva nemmeno la figlia del compagno della mamma. La mamma e l’uomo avevano deciso di andare a vivere insieme in una grande casa. Il piccolo aveva capito di aver guadagnato una sorellina e un nuovo fratellino che stava crescendo nel ventre della sua mamma e anche due papà. La nuova sorellina insisteva nel dire che è impossibile avere due padri ma il bambino:

“io so che è vero”.

Un testo lieve, accompagnato da semplici forme circolari colorate, illustra ai bambini un tema delicato di grande attualità. Un bambino, la voce narrante della storia, spiega che anche in tale modo può essere composta la famiglia del Terzo Millennio, una realtà oggigiorno molto diffusa. La sensibilità propria dei più piccoli riesce a cogliere il vantaggio di vivere tra due nuclei familiari, mentre il loro candore rivela quanto sia difficile a volte per gli adulti rompere un vincolo.

“Mi piace tanto quando il mio secondo papà ci stringe tutti tra le sue braccia!”.