Un angelo alla mia tavola
- Autore: Janet Frame
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
Gli artisti sono tutti un po’ matti: è un’idea comune. Tanto comune che non c’è da meravigliarsi, oggi, se Janet Frame è stata considerata schizofrenica per anni, da una serie di medici che l’hanno ingabbiata in una definizione, ma anche da lei stessa, che, come riconosce in questa autobiografia, si era fatta della malattia quasi un guscio protettivo, una giustificazione e uno stimolo per il fatto che scriveva.
“Non vorrà passare il tempo a scrivere. Non ci si guadagna. E non è una bella cosa”: ecco solo una delle frasi che le venivano rivolte quando timidamente confessava che era una scrittrice. L’infanzia poverissima, con i lutti familiari, gente che le consiglia di fare l’infermiera perché ne ha la stoffa, i pochi amici che l’hanno aiutata a uscire dal bozzolo schizofrenico, sono solo alcuni dei nodi di questa storia: Janet Frame ha accettato i lavori più disparati, dalla cameriera alla maschera di teatro, senza mai abbandonare l’idea di scrivere, nonostante tutti i dubbi che la afferravano per strada. Gli anni vissuti nell’ospedale psichiatrico (è stata ad un passo dalla lobotomia) sono stati spremuti per tirarne fuori uno dei suoi libri, ed ogni esperienza è stata sfruttata per rendere vive le sue opere.
Tuttavia non è un’opera assimilabile al “Diario di una scrittrice” di Virginia Woolf: la scrittura è il fine che Janet Frame si è posta in ogni minuto della sua vita, ma l’autobiografia parla delle sue paure e delle sue vittorie, analizza il cammino psicologico di una persona un po’ “particolare” che, rientrata da Londra con un certificato medico che attestava la sua sanità mentale, lo mostrava a chiunque la mettesse in dubbio.
Ha dovuto combattere tutta la vita con le etichette e le classificazioni, con le occhiate dubbie della gente che conosceva del suo internamento, e per tantissimi anni si è sforzata di svolgere il ruolo della donnina perbene che non disturbava e che era tanto gentile.
(…) Io per paura continuavo a obbedire e cercavo perfino di adattarmi all’opinione che avevano di me, riservandomi uno spazio di ribellione solo all’interno, in un’immaginazione che non ero neppure sicura di possedere.
L’autobiografia di Janet Frame dimostra come la letteratura in certi casi possa davvero salvare la vita.
Un angelo alla mia tavola
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