1933 Un anno terribile di John Fante

In "1933" c’è tutto John Fante.
Poco più di cento pagine da cui attingere tutta la maestria di un grande autore, capace di raccontare episodi consueti e banali con una potenza narrativa che riesce a conferire tratti epici alla tragicomicità di alcune peculiarità dell’adolescenza.

La scrittura è una pennellata leggera, ma sicura, sul Colorado degli anni ’30, in cui - come nel resto dell’America - si riversa abbondante il flusso dell’immigrazione italiana.
Con vestiti rattoppati e lisi, volti segnati dagli stenti e dalla fame, tra le labbra dialetti impossibili, non tutti gli italiani riescono a fare fortuna nel nuovo mondo. Non di certo il padre del protagonista del racconto, Dom Molise, che non riesce a sbarcare il lunario pur avendo fama di discreto muratore.

E allora le pagine di "1933" diventano di un’attualità incredibile, oggi che l’America siamo noi per tanti altri uomini in cerca di miglior destino.
E Dom Molise ci aiuta a riflettere su quanto duro possa diventare ogni singolo passo in avanti per i sogni di un adolescente figlio di un immigrato senza prospettive. Il 1933 è un anno terribile soprattutto per lui. Non accadono eventi tragici per le cronache. Il dramma è suo personale: quello di sapere delle enormi potenzialità del suo braccio di lanciatore di baseball e di conoscere le altrettanto grandi difficoltà che avrà quello stesso braccio di dimostrare al mondo quanto vale.
Tuttavia Dom non ci sta ad arrendersi senza battersi e Fante riesce ad alternare ai sospiri dello sconforto il respiro della speranza. Ogni scena diventa un’altalena di emozioni che lancerà il protagonista verso il salto definitivo incontro alla maturità: quello in cui scegli di diventare uomo o rimani un ragazzino per sempre.