Nella Collana “Lampi” Elliot riedita “Un cuore semplice” (2019, titolo originale "Un Coeur Simple", traduzione dal francese di Alberto Bini, Revisione della traduzione di Diego D’Alessandro, pp. 96, 12,50 euro) di Gustave Flaubert (Rouen, 12 dicembre 1821 – Croisset, 8 maggio 1880) pubblicato per la prima volta nel 1877 nella raccolta “Tre racconti”, che ispirò nel tempo svariate trasposizioni cinematografiche e teatrali e il romanzo di Julian Barnes “Il pappagallo di Flaubert” (1997).
Scrittore francese tra i più eminenti della sua epoca, considerato il padre del Naturalismo in letteratura, conosciuto soprattutto per essere l’autore del romanzo “Madame Bovary” e per l’accusa di immoralità che questa opera gli procurò, in queste poche pagine Flaubert ritrae la rassegnazione cristiana di Felicité.
Rassegnazione cristiana diventata con il passar del tempo santità effettiva, giacché quest’anima buona e compassionevole, economa, gran lavoratrice silenziosa, la figura dritta e il gesto misurato, consacra tutta la sua esistenza prodigandosi per gli altri. Poche, ma indimenticabili pagine che racchiudono un’intera vita, dalla nascita alla morte di una ragazza della campagna normanna, che aveva nel proprio cuore grandi speranze di felicità e invece in un attimo aveva visto svanire i propri sogni.
Una delle opere brevi più toccanti e riuscite del Maestro francese colpisce l’anima del lettore che si trova a partecipare al racconto dell’esistenza di cinquant’anni di vita di Félicité, cameriera a Pontl’Evèque in Normandia nella prima metà dell’XVIII. Quando Felicité era giunta presso la dimora di Madame Aubain, una giovane vedova madre di due bambini, Paul e Virginie (da notare come i nomi dei personaggi rimandano ai protagonisti del romanzo di Bernardin de Saint-Pierre edito nel 1789), che traeva il sostentamento dalle sue rendite, aveva già subito molte privazioni, compreso un amore infelice.
Tanto umile quanto coraggiosa Felicité avrebbe visto passare gli anni nella casa ricoperta d’ardesia che si trovava tra un viottolo e una stradina, qui, in queste stanze avrebbe dovuto sopportare grandi dolori e veder morire la sua padrona. Unico sollievo la compagnia di un pappagallo, Lulù, simbolo di libertà e di novità, sul quale il cuore semplice di Felicité avrebbe riversato tutto il suo affetto.
Per la stesura del racconto breve Flaubert saccheggiò i propri ricordi d’infanzia, non solo, per dare vita al personaggio di Félicité l’autore prese a modello Mademoiselle Julie, la domestica dei suoi genitori che l’aveva cresciuto prima di passare al suo servizio per oltre cinquant’anni fino alla sua morte. Lo stesso Gustave e la sua giovane sorella Carolina, morta nel 1846 a ventidue anni, sono i Paul e Virginie della novella, mentre sua zia Allais era il modello per la figura di Madame Aubain.
Forse è anche per questo che la novella nel corso del tempo ha conservato inalterato il suo fascino e la sua suggestione.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: "Un cuore semplice" di Gustave Flaubert. La rassegnazione cristiana di Felicité
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