Madame Bovary
- Autore: Gustave Flaubert
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
Recensione di Martina Vecchi: Madame Bovary è un capolavoro del realismo francese. Gustave Flaubert è un autore che per primo ha introdotto nel panorama letterario innovazioni narrative bizzarre, come quella di evocare i sentimenti dei personaggi attraverso una continua progressione di percezioni corporee e sensoriali che ruotano attorno a una scala delle temperature, solitamente digradante (e degradante) dal caldo al freddo. Ed è l’ottuso e ingenuo (ai limiti dell’imbecillità) Charles Bovary a mancare del calore di cui la moglie Emma si nutre avidamente nelle sue fantasticherie deliranti, non potendo accontentarsi appunto che di queste sue astrazioni mentali, non altro che passioni figurate che Emma vive e consuma in solitudine, mentre la realtà che la circonda delude tragicamente le sue aspettative.
Cresciuta nell’ideale romantico di una vita traboccante di emozioni sublimi e cavalli bianchi con principi dal copricapo piumato, intrighi amorosi e cuori palpitanti, addii strazianti e ricongiungimenti passionali, Madame Bovary proietta i suoi castelli immaginari nella mediocre e provinciale realtà quotidiana, facendone un romanzo d’appendice e riuscendo ad alimentare il suo fuoco interiore che si spegne alla stessa velocità con la quale riesce a divampare.
Costretta al logorio di un matrimonio asettico, ravvivato da goffe e tiepide carezze di un marito limitato e campagnolo che non comprende le stranezze della moglie pur amandola moltissimo, la signora Bovary intreccia due relazioni amorose con Rodolphe, avventuriero e libertino, per il quale Emma non è che il ripetersi della liturgia dei suoi tanti adulteri, e destinata ad avere una scadenza, e con Léon, giovane, timido e inesperto, soggiogato dalla sensualità torbida e corruttrice di Emma, e incapace di tener testa alle accorate dichiarazioni di un amore melenso e una passione spropositata.
Gli strampalati capricci di Emma, la sua teatralità, l’ingombrante delirio romanzesco di cui si ciba, la mancata corresponsione della sua carica emotiva ne fanno una martire amorosa, destinata a non avere mai appagati i suoi desideri, ma a continuare a illudersi con effimeri surrogati di sentimenti troppo alti. Accanto a lei un uomo semplice, buono, puro di cuore e di ingegno circoscritto, Charles, che non si accorge della tempesta di passione che attraversa Emma, non vede nulla e non sembra capire nulla, la sua razionalità elementare frenata dalla sua stessa cieca fiducia. Fino a trovarsi di fronte ai fatti compiuti. Emma non trova pace ai suoi tormenti nemmeno nella religione, che sembra non dare alcuna risposta, ma fomenta ulteriormente il deliquio (ora mistico) che Emma quasi si impone. Allora non rimane che diventare eroina della sofferenza, dandosi la morte col veleno.
Senza concessioni morali, in “Madame Bovary” Flaubert dipinge un impietoso ritratto del meschino microcosmo di provincia, popolato da piccoli uomini, in cui ognuno persegue il proprio utile individuale, e in cui non c’è salvezza, né possibilità di redenzione.
Recensione di Tancredi Pascucci: Il romanzo Madame Bovary inizia descrivendo la vita di Charles Bovary, medico francese di origini piuttosto modeste che esercita la professione, ottiene discreti successi e sposa una donna più anziana di lui, che dopo poco lo lascia vedovo, con una buona eredità. Charles decide di trovare una moglie che possa veramente amare e rendere felice. La scelta ricade su Emma Rouault, una graziosa e intelligente donna, figlia di un suo paziente, che gli concede il permesso di sposarla.
A questo punto, la narrazione è continuata con la voce di Emma, ora Emma Bovary.
Madame Bovary è una donna intelligente, colta e romantica, la storia è vista dai suoi occhi, gli occhi di una donna ingenua, ma ambiziosa, romantica, a tratti egoista. Si rende conto di odiare il marito, la vita della provincia francese, gretta, meschina ed arida. La figlia che partorisce non migliora la situazione, dato che Emma desiderava un maschietto. Il marito vive con lei felice, ma ella lo trova segretamente debole e rozzo: odia lui, i suoi familiari, i suoi modi di vivere, gli altri uomini di Yonville o Tostes, le cittadine in cui vivono. Per cercare di evadere da questa mediocrità, cede alle lusinghe di due amanti, Rudolphe, proprietario terriero e Leon, studente di Giurisprudenza. Ma non basta: vuole di più, sempre di più, vuole una vita che non sia come la sua, più ricca, più sfarzosa. Per questo si riempie di debiti e quando la minacciano di pignorarle gli averi, cerca aiuto dai suoi vecchi amanti, non trovandolo. Cercherà di avere una tragica fine degna di un romanzo d’amore, ma si renderà conto che non la può avere. La famiglia si disgrega e il marito muore di crepacuore.
All’epoca della sua pubblicazione, “Madame Bovary” fu un romanzo rivoluzionario, contro l’ipocrisia della società e la sua decadenza, tanto che venne anche definito un oltraggio alla morale dell’epoca. Oggi resta un romanzo importante, ben scritto e decisamente schietto, che non risparmia né la società del suo tempo, né le vite dei suoi personaggi, il tutto attraverso una narrazione non invadente, non giudicante, che si cala alla perfezione nei panni dei personaggi e ne presenta le vicende in modo abile, elegante, ma realistico.
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