Un giorno io e te di Elsa Chabrol

Il contrasto tra la natura forte e selvaggia della Corsica e la cruda violenza della guerra di trincea combattuta durante la Prima Guerra Mondiale è al centro della trama di Un giorno io e te di Elsa Chabrol (Frassinelli, 2011), secondo libro della scrittrice, sceneggiatrice e documentarista di origine corsa.

Nei primi anni del Novecento, Louise Steinberg, io narrante del romanzo, vive nella vasta e fatiscente proprietà de La Pièva a Bonifacio in compagnia dell’anziano padre Jules, un ingegnere colto e sensibile e della governante Nunzia “una donnetta magra e secca d’aspetto” eternamente vestita di nero che nasconde “una solidità e un vigore stupefacenti”. Ospite saltuario della tenuta che confina con il mare agitato delle Bocche di Bonifacio è il cugino Julien del quale Louise, affettuosamente soprannominata Lalù dal padre, è innamorata fin da piccola.

“Appena lo scorgevo in fondo al sentiero mi precipitavo ad accoglierlo e mi gettavo fra le sue braccia”.

L’incanto della vita a La Pièva viene spazzato via dallo scoppio della Grande Guerra: Jules Steinberg e la fedele Nunzia muoiono, Julien parte volontario per il fronte francese. Nonostante ciò, Louise non si perde d’animo e dopo una breve parentesi di lavoro come istitutrice, decide caparbiamente di raggiungere i luoghi della battaglia per lavorare come infermiera presso un piccolo ospedale da campo situato una decina di chilometri dal fronte, sempre con la speranza di ritrovare l’amato Julien.

“Ero convinta che da un momento all’altro avrei ritrovato mio cugino e tutto si sarebbe sistemato. La mia fiducia restava incrollabile”.

Lo sguardo attonito della diciassettenne Louise è testimone dell’orrore, strazio e violenza causati dall’evento bellico. La giovane dimostra di possedere una straordinaria forza di volontà nell’assistere i soldati feriti spesso suoi coetanei “sotto il rombo continuo del cannoneggiamento”.

Un romanzo dapprima nato come sceneggiatura, ispirato alla vita del bisnonno dell’autrice Jules Lange, che è servito da modello per descrivere la nobile figura del pacifista Jules Steinberg, basato inoltre “su alcuni racconti di mia nonna Marthe, sua figlia”, come precisa l’autrice nelle pagine finali dei ringraziamenti. Elsa Chabrol dimostra di possedere uno stile raffinato e preciso mostrandoci la forza e l’indomito coraggio di una piccola grande donna protagonista de La guerre de Louise una storia di dolore e speranza, morte e resurrezione. Da citare l’efficace frase di Victor Hugo che la scrittrice pone all’inizio del volume:

“Coloro che vivono sono quelli che lottano; sono quelli con un fermo progetto ch’empie mente e cuore. Quelli che di un alto destino scalano l’aspra vetta. Coloro che procedono pensosi, fissi a una meta eletta. Che hanno davanti agli occhi sempre a tutte l’ore, qualche santa impresa, qualche grande amore”.