L’editore La nave di Teseo nella sua collana “Le polene” pubblica Un grande amore (2021, pp. 192), nel quale il celebre regista, attore e sceneggiatore Giuliano Montaldo racconta una grande storia di amore e cinema. La sua.
“Una creatura splendida, il portamento elegante, lo sguardo intenso. Una giovane donna che sorride. Sorride a me. Avanzo incerto, senza riuscire a staccare gli occhi da quella meraviglia”.
Il cinema e l’amore si intrecciano nella vita di Giuliano Montaldo, nato a Genova il 22 febbraio del 1930, più di settant’anni di carriera, davanti e dietro la macchina da presa. L’amore della vita di Giuliano Montaldo si chiama Vera Pescarolo, figlia del produttore Leo, nato in una famiglia di artisti dello spettacolo, figlio dell’attrice Vera Vergani e nipote di Orio Vergani, giornalista, fotografo e scrittore, considerato il primo fotoreporter italiano.
Vera e Giuliano hanno una figlia, Elisabetta. Ultranovantenni, si amano ancora come il primo giorno, lui la chiama “la mia ragazza”, lei si diverte a prenderlo amorevolmente in giro, insieme fanno mezz’ora di ginnastica e hanno trascorso questo lungo periodo di quarantena a causa della pandemia rinchiusi dentro casa.
“Sono contento di avere 90 anni con la voglia di combattere come i ventenni”, ha recentemente dichiarato Giuliano Montaldo.
Il film Vera & Giuliano (2020) di Fabrizio Corallo ha raccontato la storia del grande amore e del lungo sodalizio che lega il regista Giuliano Montaldo e la moglie Vera Pescarolo. La pellicola, girata interamente nella casa romana dei coniugi Montaldo, narra con ironia e commozione sessant’anni di vita in comune. Il cinema, i viaggi, le amicizie e le aspirazioni di un uomo e di una donna, delle loro famiglie, ma anche un importante pezzo di storia del cinema italiano fa da sfondo a quella che rimane una grande storia d’amore esemplare.
Link affiliato
Esemplare come la carriera cinematografica di Giuliano Montaldo, Presidente di Rai Cinema dal 1999 al 2003, che nel 2018 ha ricevuto il David di Donatello come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Tutto quello che vuoi (2017) di Francesco Bruni nel quale Montaldo interpreta Giorgio, un anziano, vivace e divertente poeta di 85 anni che fa scoprire al suo accompagnatore/badante Alessandro, di poco più di vent’anni, che la vita è bella.
Una grande prova d’attore per Giuliano Montaldo, che ha iniziato la sua attività nel 1951 con il film d’esordio di Carlo Lizzani Achtung! Banditi! ricoprendo un ruolo di secondo piano e occupandosi anche dell’organizzazione. Negli anni successivi Montaldo ha continuato la sua carriera d’attore recitando ancora per Lizzani (Cronache di poveri amanti è del 1954 ed è tratto dal libro omonimo di Vasco Pratolini), ma anche per Luciano Emmer e Valerio Zurlini. Alla fine degli anni Cinquanta Montaldo è stato l’aiuto regista di Gillo Pontecorvo in La grande strada azzurra (1957), di Lizzani in Esterina (1959) e ha collaborato con Elio Petri per L’assassino nel 1961. Tra il 1958 e il 1959 Montaldo ha esordito alla regia con alcuni cortometraggi e nel 1961 ha realizzato il suo primo lungometraggio Tiro al piccione, dove il regista ha affrontato un difficile momento storico attraverso lo sguardo di un ragazzo che aderisce alla Repubblica di Salò.
“Sono passati sessant’anni ma il mio esordio nella regia non smette di essere un ricordo amaro. Il pubblico in sala accolse la pellicola con applausi calorosi e convinti, ma il giorno dopo venne massacrata dalla critica. Nonostante la solidarietà di tanti amici, quelle critiche ingiuste e feroci mi ferirono in profondità e stavo meditando di lasciare per sempre quel lavoro e quel mondo. Avevo trentuno anni ed era tutto chiaro: il cinema non faceva per me. Ma a un passo dalla decisione di tornare a casa con le ossa rotte, il colpo di scena. Leo Pescarolo, il produttore cinematografico, vuole incontrarmi nel suo ufficio per discutere una proposta di lavoro”.
E qui avvenne il fatale incontro con Vera.
Nel 1964 Una bella grinta ha vinto il Premio Speciale della giuria al Festival di Berlino e nel 1966 Montaldo è stato il regista della seconda unità nel pluripremiato La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. Nel 1971 il film Sacco e Vanzetti ha ottenuto un grande successo al Festival di Cannes. Del 1976 è L’Agnese va a morire, tratto dall’omonimo libro di Renata Viganò dove Montaldo è tornato a un tema a lui caro: la Resistenza.
Nel 1982 Montaldo ha firmato lo sceneggiato per la televisione Marco Polo, girato in Cina, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed è stato trasmesso in 46 Paesi nel mondo. Montaldo ha inoltre diretto Gli occhiali d’oro (1987), tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani, Tempo di uccidere (1989), dall’omonimo romanzo di Ennio Flaiano (Il tempo di uccidere), I demoni di San Pietroburgo (2008) e L’industriale (2011). Essendo anche un appassionato di opera lirica, nel 1998 ha firmato il famoso allestimento della Tosca allo stadio Olimpico di Roma.
Un racconto autobiografico imperdibile, dedicato a chi ama la settima arte e le grandi storie d’amore.
“Dimenticare quel giorno che mi avrebbe cambiato la vita è impossibile. Una proposta di lavoro e un colpo al cuore”.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Un grande amore: il racconto autobiografico del regista e attore Giuliano Montaldo
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Arte, Teatro e Spettacolo News Libri La nave di Teseo
Lascia il tuo commento