Cronache di poveri amanti
- Autore: Vasco Pratolini
- Categoria: Narrativa Italiana
Via del Corno, a Firenze, si trova dietro Palazzo Vecchio. È una via stretta e corta, che ad un primo sguardo sembrerebbe niente affatto cambiata da quei primi anni Venti che fanno da sfondo a questo libro. Purtroppo, addentrandovisi, le tante scritte sui muri e le auto e gli scooter parcheggiati in modo selvaggio ci riportano immediatamente ai nostri giorni e ne testimoniano il degrado, abbastanza vergognoso per una strada che si meriterebbe quantomeno una targa a ricordo di quello che è, senza ombra di dubbio, uno dei più importanti classici moderni italiani. Tuttavia, ignorando il contorno e concentrandosi sulle antiche pietre che calpesta e attraverso le quali cammina, chi ha letto il romanzo riesce a respirare l’aria di quell’epoca, e gli pare quasi d’indovinare quali dovessero essere, nella fantasia di Pratolini, i vari luoghi teatro dell’azione: questa potrebbe essere la bottega di Nesi carbonaio, quella l’officina di Maciste, dietro un portone così elegante abitava certamente la Signora, e lì, nel punto più stretto della via, sono sicuramente quelle le due finestre dalle quali si parlavano i fidanzati... Come la scena di un teatro, nella fantasia la strada si anima di personaggi.
Parlando di Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini, il primo paragone che viene in mente è quello con "I Malavoglia" di Giovanni Verga, per le definizioni di "romanzo corale" e "verismo". "Romanzo corale" perché non vi sono protagonisti principali: tutti, o quasi, i personaggi hanno lo stesso rilievo e la stessa importanza ai fini del racconto. "Verismo" (o realismo) perché vi si descrive una realtà nuda e cruda, senza fronzoli, realtà di vite faticose, a volte disperate, di uomini e donne definiti rispettabili, ma dai molti vizi che il più delle volte non riescono a nascondere, persone che però sanno prendere la vita con filosofia e con quella carica di ironia e umorismo propria di ogni fiorentino che si rispetti.
Il nome della via, e l’autore lo fa maliziosamente notare, sembra fatto apposta per il complicato intreccio di amori legittimi, clandestini, mercenari, adulterini che nascono e muoiono fra i suoi abitanti. Riassumerli sarebbe impossibile e perfino controproducente. Ma una trama che sarebbe stato facile far scadere nella telenovela viene avvalorata e impreziosita da un’attenta e profonda riflessione sulla psicologia dei personaggi (si prenda, ad esempio, il legame malato fra Aurora e Otello e l’influenza che il Nesi padre continua ad avere su di loro), e dalle bellissime descrizioni del paesaggio, del carattere e delle abitudini fiorentine, descrizioni che sembrano accompagnarci per mano in una passeggiata fra le stradine della Firenze antica. Segnalo in particolare una bellissima e dettagliata spiegazione della tradizionale Festa della Rifricolona, ricca di particolari che gli stessi fiorentini delle ultime generazioni hanno dimenticato o forse neppure mai conosciuto.
Su tutto questo aleggia però il cupo velo del fascismo, al quale tutti sono contrari, ma che pochissimi osano avversare apertamente, al quale molti si rassegnano e qualcuno infine si arrende, e che perseguita, imprigiona, uccide, dividendo le coppie e i cuori e sconvolgendo le vite. Più temibile delle sporche seduzioni del Nesi o della Signora, o della forza bruta del buon Maciste.
Cronache di poveri amanti è un vero e proprio spaccato di vita, il vibrante racconto di un’epoca e della sua gente. Un libro che ha il sapore di quella gente che sapeva sopportare, piangere, imprecare, ma anche ridere e gioire.
Cronache di poveri amanti
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Quella grande stagione che fu il Neorealismo generò questo autore.