

Un’isola
- Autore: Karen Jennings
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Fazi
- Anno di pubblicazione: 2023
Fazi nella Collana “Le strade” pubblica Un’isola (2023, titolo originale An Island, traduzione di Monica Pareschi) dell’autrice sudafricana Karen Jennings, nata nel 1982 a Città del Capo, da madre di lingua Afrikaans e padre inglese, che ha conseguito un Master in Letteratura Inglese e Scrittura creativa presso l’Università di Città del Capo e un dottorato di ricerca in Scrittura creativa presso l’Università di KwaZulu-Natal.
Fuggono dalla carestia e dalla fame, dalla guerra fratricida, da conflitti sanguinari, a causa delle condizioni climatiche in cui si trovano le loro terre natie.
Fuggono su gommoni, barchini, barche troppo piccole rispetto al carico umano, uomini, giovani, bambini soli, donne in avanzato stato di gravidanza, pagando salata ai negrieri scafisti la traversata in un mare spesso liscio come l’olio ma che si rivela a volte una trappola mortale. Annegano nel cimitero Mediterraneo di fronte all’indifferenza e all’impotenza di un’Europa, che si dimostra divisa sul tema della migrazione umana, movimento di individui da un’area geografica a un’altra con l’intenzione di alloggiarsi temporaneamente o permanentemente nella nuova area.
Le immagini dei Tg riportano il dramma dei migranti, le loro storie e le loro speranze, noi telespettatori siamo come assuefatti davanti a tutto ciò, chiedendoci come tentare di arginare il fenomeno, accelerare i rimpatri, per esempio, come intende fare il piano del governo Meloni?
Intanto, incessantemente, ogni giorno in Italia, (leggi alla voce Lampedusa), e nel mondo, in avamposti sperduti, rifugiati e migranti rischiano la vita nel disperato tentativo di raggiungere la salvezza o una vita migliore. Come accade nella coinvolgente e attuale storia raccontata in queste pagine dall’autrice, astro nascente della letteratura sudafricana, nel suo primo romanzo tradotto in Italia, finalista al Booker Prize, 50mila copie vendute e tradotto in 17 Paesi, vincendo con uno stile asciutto facendo ragionare il lettore sul significato della parola “casa”.
Il mare ne aveva gettati a riva trentadue di quei cadaveri, nei ventitré anni che aveva passato come guardiano del faro. Tutti e trentadue senza nome, e nessuno che li reclamasse.
Samuel, anziano e solitario guardiano del faro di una sperduta isola al largo della costa africana, dal tragico passato, aveva notato un fusto di petrolio finito a riva.
Era disteso in tutta la sua lunghezza accanto al fusto, con una mano protesa in avanti, come a indicare che avevano fatto il viaggio insieme e non volevano essere separati. Lo straniero venuto dal mare sembrava morto, ma non lo era.
Trascinato il naufrago dentro casa con una carriola, sistematolo su di un tappeto logoro con un cuscino vecchio sotto la testa, Samuel si domandava quanto sarebbe potuto sopravvivere. Perché anche i maremoti dell’esistenza avevano reso naufrago il vecchio guardiano del faro.
L’uomo era vivo. Samuel non riusciva a pensare ad altro. Solo al respiro di quell’uomo.

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