Un ribelle a Scampia
- Autore: Rosa Tiziana Bruno
- Genere: Libri per bambini
- Casa editrice: San Paolo
- Anno di pubblicazione: 2016
Anche dalla periferia più degradata si può cambiare il mondo
“Un ribelle a Scampia” di Rosa Tiziana Bruno (gennaio 2016, Edizioni Paoline, 128 pagine 12 euro) è un libro piccolino, per ragazzi dagli undici anni in su, ma non è una piccola storia. Il problema di cui parla è grande e di grande attualità a Napoli (delinquenza minorile, manovalanza adolescente della criminalità organizzata, codici di comportamento malavitosi), ma non viene meno la speranza di cambiare: la strada del riscatto passa dalla cultura e dallo sport. È un messaggio in positivo. Il male non vince sempre sul bene, si deve lottare per migliorare la società, anche quando sembra senza futuro.
Rosa, napoletana a Salerno, sociologa e insegnante oltre che scrittrice, è da tempo nella scuderia delle Paoline e ancora una volta realizza un lavoro in collaborazione con l’illustratore Roberto Lauciello (sue la pagine di fumetti che riassumono le vicende).
Ci sono tanti pregiudizi e tante verità su Scampia e sulla sua gente. Alcuni sono irrimediabilmente avvitati nei loro anti-valori delinquenziali, altri - molti tra loro i giovani - sono decisi invece a combattere il disagio sociale da protagonisti.
Le Vele, a Scampia, sono gli interminabili palazzoni fatiscenti di un rione fatiscente alla periferia di Napoli, dove tutto è degradato, ma non tutto. Nel progetto di chi li ha realizzati dovevano ricordare le vele e il mare, in un quartiere modello, che si è invece trasformato in un inferno, dove la miseria e la delinquenza regnano senza opposizione. Così, diventa sempre più un ghetto.
Nicola è un ragazzino di prima media, a Scampia. Gli piacerebbe giocare con i bambini delle famiglie perbene, ma i genitori non vogliono che abbiano a che fare con uno di “quelli”. Da che cosa si vede che vive alle Vele? Una massa di capelli ricci, le calze dal bordo smagliato che pendono alle caviglie, i vestiti macchiati di fango e consumati. Frequenta la scuola di malavoglia, non gli va di rinchiudersi.
In breve, Nicola non può che farsela con i ragazzi “malamente”, in un contesto di prepotenze da bulli e vandalismi e non gli va per niente bene. La vita di strada non fa sconti. Certi tipi lo spingono a rubare un motorino, poi lo coinvolgono in una rapina. Le porte del carcere minorile si aprono davanti a lui e si chiudono dietro, con angoscia. Ma non cede, non fa nomi, anzi, si fa un nome: lui non parla. La carriera nella gerarchia criminale lo porta a scalare di grado: traffico di stupefacenti e nuovo arresto, però.
Questa volta, dopo la detenzione c’è l’affidamento a una casa-famiglia. Il carcere lo ha spaventato e non gli fa male cambiare contesto, abitudini, scuola. Gli rivolta la vita. Grazie ad un’insegnante di lettere motivata che crede nel suo lavoro, conosce la lettura, ne viene conquistato, capisce che deve contagiare positivamente anche gli altri, studia, va finanche al liceo ed oltre.
Il romanzo finisce con una morale, come le favole di una volta, ma questa non è una fiaba napoletana, può essere benissimo una storia vera. C’è una lezione, che impartisce a tutti il guaglione delle Vele, ora cresciuto, maturato, responsabilizzato e con una vita normale davanti.
Sono passati quindici anni, Nicola è in giro. Vede un ragazzino impegnato a forzare l’accensione di uno scooter. Riconosce i gesti impacciati, i suoi, una vita prima. Il piccolo ladro lo prende per un poliziotto e scappa, ma non va lontano. C’è un muro alto, il giovane è atletico, lo raggiunge facilmente e le minacce del ragazzino non funzionano. Gli dice Nicola:
Lo so come ti senti, hai la testa che scoppia, nessuno a cui chiedere aiuto e un vetro che ti separa dai tuoi sogni. C’è un solo modo per raggiungerli i sogni: imboccare la strada giusta, che è sempre alla luce del sole. Una volta trovata, ti senti in pace con tutto. Questo mondo non è perfetto, è ingiusto, spietato, a volte crudele. Ma tu puoi cambiarlo, puoi cambiare le cose. Quello che hai dentro, quello che sei, quello che vuoi essere, lo decidi tu. Pensaci, guaglio’.
Nicola ha un sogno. Da quando ha terminato gli studi di architettura, non fa che immaginare come rinnovare il suo quartiere. Vuole restare a Scampia e risanarla.
Il suo futuro è cercare di rendere il futuro migliore per tutti.
Un ribelle a Scampia
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