

Una lieve vertigine
- Autore: Mieko Kanai
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Neri Pozza
- Anno di pubblicazione: 2024
Classe 1947, Mieko Kanai, scrittrice di romanzi, poetessa, saggista e critica, è una figura chiave della letteratura giapponese del dopoguerra. Nel suo romanzo del 1997, Una lieve vertigine (Neri Pozza, 2024, trad. di Laura Testaverde), basato su una serie di racconti già pubblicati in precedenza su riviste, le giornate monotone di Natsumi, una casalinga che vive a Tokyo con il marito e due figli, si alternano a inaspettate rivelazioni sulla sua vita interiore.
Le sue giornate sono piene di faccende banali e interazioni sociali insoddisfacenti e superficiali, come testimoniato dai pettegolezzi che circolano sui suoi vicini. Nel primo capitolo, L’acqua del rubinetto, l’autrice ci immerge nella mente della protagonista attraverso le riflessioni – spesso legate a preoccupazioni, ricordi e insicurezze – sull’organizzazione degli spazi dell’appartamento in cui la famiglia si è trasferita, con la descrizione estremamente dettagliata delle stanze in cui entra.
Natsumi ammette di aver scelto una cucina moderna e costosa non tanto per utilizzarla nella preparazione dei pasti, ma perché simile a quelle ammirate nelle riviste patinate; mantenere le apparenze sembra, per lei più, importante. È proprio in questo locale che la vediamo per la prima volta colta dalla “lieve vertigine” del titolo, una specie di trance che la coglie guardando l’acqua scorrere nel lavandino:
E poi, eccola in piedi davanti al lavello smaltato per lavare le stoviglie sporche della colazione: le tira fuori dall’acqua della bacinella di plastica, su cui galleggiano burro e olio, le lava col detersivo e si mette a risciacquare la schiuma lasciando il rubinetto aperto; quindi si accorge che, con un piatto in mano, sta fissando l’acqua scorrere. […] Che ti devo dire, a stare così mi sento bene, come se fossi in un sogno anche se non sto sognando… Poi mi riscuoto: ah, che spreco d’acqua!
È una sensazione di piacere, di vuoto, che prova mentre rimane così, rilassata, senza pensare a niente, e che si ripete in altre circostanze.
Spesso, invece, la ripetitività dei compiti domestici rende Natsumi così infelice da disorientarla o disgustarla. Un motivo ricorrente è il fastidio fisico che prova, ad esempio, nel contemplare la monotonia della sua spesa settimanale, il grado di familiarità che ha con il supermercato lì vicino, di cui viene visualizzato il contenuto in elenchi lunghi diverse pagine. La sua ambivalenza nei confronti del marito si esprime invece attraverso ripetute critiche ad alcuni suoi comportamenti e l’avversione a lavare i suoi vestiti o a fare il bagno nell’acqua che lui ha usato prima di lei – che va ben oltre il desiderio di pulizia e di igiene. La soffocante noia della routine quotidiana, che Natsumi sente come opprimente, inizia a limitare la struttura stessa dei suoi pensieri, impoverendo la sua vita emotiva.
Dal punto di vista stilistico, passando da una sensazione o da un pensiero all’altro, a volta senza apparente legame logico, i flussi di coscienza di Natsumi si traducono in lunghi periodi di centinaia di parole, separati da virgole e rari punti fermi. Considerando le differenze tra la sintassi giapponese e quella italiana, la traduzione di Laura Testaverde ha saputo ricreare in modo impeccabile il ritmo della narrazione, con un effetto spesso ipnotico.
Nonostante per alcune donne dedicarsi in modo esclusivo alla casa e al matrimonio può risultare, per certi aspetti, appagante, per molte altre è sinonimo di oppressione, vincoli e limiti. Il dramma che Mieko Kanai mette in scena non risiede negli eventi che racconta, piuttosto nella fedeltà con cui descrive l’esperienza mentale della protagonista. Con la forte immediatezza della sua scrittura, l’autrice coglie lo stato emotivo di una donna che ha vissuto una vita di più di trent’anni senza nemmeno un evento drammatico, senza provare a rendersi indipendente o a scoprire se stessa, soffrire o commuoversi. Come spiega nella postfazione:
se ho pensato di provare a scrivere dall’istante in cui questa donna avverte come una specie di lieve vertigine, in cui all’improvviso percepisce sé stessa o la propria memoria come un qualcosa di vivido e indefinibile, ma insostituibile, anche se né così privilegiato, né tale da sfiorare il profondo dell’esistenza o dell’anima, probabilmente è perché io stessa ho esperienza di quella lieve vertigine in una quotidianità abbastanza povera di cambiamenti.
È per questo che, pur essendo radicato nella Tokyo borghese degli anni ’90, Una lieve vertigine riesce a essere universale e attuale: a essere condivise da un gran numero di donne sono proprio le preoccupazioni quotidiane, la seduzione del consumismo e, soprattutto, la responsabilità e l’organizzazione dei lavori domestici.

Una lieve vertigine
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una lieve vertigine
Lascia il tuo commento