Una lontana follia
- Autore: Kate Morton
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Sperling & Kupfer
- Anno di pubblicazione: 2011
La giovane scrittrice inglese Kate Morton è già al suo terzo romanzo pubblicato in Italia. La leggo per la prima volta e, malgrado l’eccessiva lunghezza del libro e qualche parte che avrei accorciato, la storia si tiene e diventa misteriosamente coinvolgente soprattutto per l’espediente di alternare il presente (raccontato dall’io narrante Edith Burchill, giovane editor impiegata presso una minuscola casa editrice londinese, innamorata dei libri e della letteratura) e il passato, in modo particolare gli avvenimenti che nel 1941 ebbero per protagoniste Seraphina, Persephone e Juniper Blythe. Le tre sorelle, abitanti in un misterioso e fatiscente castello del Kent, Milderhurst Castle, sono le figlie del celebre scrittore Raymond, noto essenzialmente per un romanzo gotico “La vera storia dell’uomo di fango”che ne aveva decretato il successo. Quel libro, in realtà, è anche l’origine delle tragedie a cui saranno sottoposti tutti i componenti della famiglia Blythe, perché proviene da una tragica vicenda reale, di cui i protagonisti della storia si erano fatti interpreti e vittime, in un crescendo di disgrazie, incidenti, follie, malattie mentali, ossessioni, incubi.
Nella miglior tradizione del romanzo nero (con tutto il repertorio di torri segrete, chiavistelli, fossati, voci notturne, laghetti maledetti, cancelli arrugginiti, tuoni e fulmini, stanze gelide e deserte, corridoi abbandonati, porte segrete), si svolge la ricerca di una verità da parte di Edie, che ha scoperto per caso che sua madre Meredith, nel 1940, era stata sfollata al castello dove aveva trascorso un periodo meraviglioso soprattutto per la calda amicizia con la più giovane delle sorelle, la bella e misteriosa Juniper, scrittrice di talento e legatissima alle sorelle maggiori, Percy, mascolina ed autoritaria, e Saffy, materna e sognatrice.
Sarebbe troppo lungo raccontare l’ingarbugliata trama fino al finale inatteso e grandioso, che mostrerà finalmente l’unica verità e non le tante verità che nel corso della narrazione si erano sovrapposte, espressione soggettiva delle diverse narratrici. La parte più affascinante del libro è l’amore per la narrativa che traspare da ogni pagina, la presenza di libri che sono i veri protagonisti: Jane Eyre, le sorelle Bronte, Shakespeare, Milton sembrano far parte dell’arredamento mentale dell’autrice che li cita come indispensabili comprimari della trama romanzesca. Riflette Percy Blythe in un passaggio del romanzo:
“La sua famiglia, la sua casa, era stata edificata su fondamenti di parole... sul loro albero genealogico crescevano frasi, non rami... Antenati che lei non aveva mai conosciuto avevano lasciato parole e parole e parole, che dialogavano fra loro e anche con lei dal fondo delle tombe e che non l’avrebbero lasciata mai sola”.
Scrivono romanzi il padre Raymond, la figlia Saffy, la giovane Juniper, la bambina Meredith; era poetessa la madre di Raymond. Lettere e lettere scritte (talvolta perse, poi ritrovate), pagine di diario, annotazioni, carte, documenti celati nell’archivio del castello costituiscono l’ossatura su cui la storia si regge, alla ricerca del mistero che si cela dietro le mura del castello, che ha causato tanta infelicità e tanto dolore irreparabile ai suoi abitanti. Il fuoco, il fango, la pioggia, il tuono diventano gli ingredienti di cui l’autrice si serve per impastare un rapporto edipico tra figlie femmine succubi di un padre violento e insensato, da cui l’amore è temuto e bandito, mentre regna il senso del dovere dell’appartenenza alla tradizione e alla proprietà, a qualunque prezzo.
"Una lontana follia" è un romanzo d’ambiente ottimamente ricostruito, anche se la pur brava scrittrice si è lasciata talvolta prendere la mano dai suoi stessi personaggi. Qualche tazza di tè in meno, forse, non avrebbe guastato l’atmosfera!
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