Una lunga trattativa. Stato-mafia: dall’Italia unita alla Seconda repubblica. La verità che la magistratura non può accertare
- Autore: Giovanni Fasanella
- Genere: Politica ed economia
- Casa editrice: Chiarelettere
- Anno di pubblicazione: 2013
L’intreccio inquietante tra politici e mafiosi è certo un fenomeno nuovo da noi, ma risale almeno all’Italia preunitaria.
La lunga trattativa , per i tipi di Chiarelettere (2013), è il sintetico resoconto storico del rapporto tra Stato e mafia, con infiltrazioni - a fasi alterne - nei centri nevralgici di comando e nelle istituzioni politico/economico/finanziarie, là dove si decidono i destini di un popolo. Allo stesso tavolo di oscure trattative si sono più volte ritrovati insieme politici, massoni, servizi segreti italiani e stranieri, alti prelati e uomini d’onore.
Si comincia dal Risorgimento, con lo sbarco dei Mille a cui i capibastone siciliani fornirono un aiuto determinante. L’unificazione italiana rappresentava per le cosche un’ottima occasione di espansione del proprio potere, sia sull’intera isola sia sul continente.
Le cose non cambiarono neanche con l’avvento di Mussolini. La tanto decantata ritirata mafiosa davanti al fascismo sotto i duri colpi inferti dal prefetto Mori – celebrato come un eroe della lotta alla corruzione -, riguardò soprattutto la bassa mafia, ovvero il livello avente funzioni esecutive e di manovalanza, che in effetti fu perseguita con tenacia dalle forze dell’ordine. L’alta mafia - quella di vertice - non venne invece toccata dal regime. Anzi, questa si rafforzò ancor di più grazie a insospettabili connivenze tra gerarchi fascisti e grandi proprietari terrieri. Insomma, il manganello delle camicie nere pestava le teste dei picciotti, non certo quelle di notabili e latifondisti dell’onorata società.
Lo sbarco alleato in Sicilia, durante la Seconda guerra mondiale, avrebbe avuto ben altri esiti senza i buoni uffici delle famiglie italo-americane d’oltreoceano legate a Lucky Luciano, Vito Genovese e Vito Guarrasi.
La strategia della tensione degli anni ’60/’70, con le bombe fatte esplodere nelle piazze o sui treni, venne diretta da neofascisti, servizi segreti ed esponenti di Cosa nostra in funzione anticomunista: il timore, infatti, era che il Pci potesse un giorno andare al governo.
Alla caduta del muro di Berlino, nel 1989, la contrapposizione est/ovest della Guerra fredda e il pericolo "rosso"si sbriciolarono come frollini. Grazie anche alle vicende di Tangentopoli, la mafia, non potendo più contare sull’appoggio dei partiti spazzati via da Mani pulite, inviò a ciò che restava della classe politica inequivocabili e sanguinosi messaggi - le stragi del 1992-93 - per ottenere favori e la revisione del trattamento carcerario duro previsto dal famoso art. 41 bis.
L’inchiesta di Fasanella risale alle origini di questo ultrasecolare rapporto, con i suoi inevitabili riverberi nel tessuto economico e sociale.
Il libro presenta un quadro della situazione talmente decomposto e sconfortante da smontare anche il più ottuso dei Candid sull’avvenire dell’Italia. Viene sollevato un velo sulla densa ma impalpabile patina di marciume, abilmente nascosta sotto i velluti e gli stucchi delle stanze del potere. C’è tanto, ma tanto da riflettere...
Una lunga trattativa. Stato-mafia. Dall'Italia unita alla Seconda Repubblica. La verità che la magistratura non può accertare
Amazon.it: 9,50 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una lunga trattativa. Stato-mafia: dall’Italia unita alla Seconda repubblica. La verità che la magistratura non può accertare
Lascia il tuo commento