Fabrizio De André e Pier Paolo Pasolini avevano molte caratteristiche in comune. Erano due anarchici, due poeti, due intellettuali, ma soprattutto due “Giusti”. Entrambi avevano il coraggio di contestare, sovvertire l’ordine stabilito dalle rigide regole sociali, uscire dal recinto comodo dell’abitudine per stare sempre dalla parte degli ultimi e delle “Anime salve”.
I due sono accomunati, purtroppo, anche da una morte prematura: nessuno dei due arrivò alla soglia dei sessant’anni.
Fabrizio De André scomparve l’11 gennaio 1999, sconfitto da un tumore a soli cinquantotto anni, diventando così il “poeta mai dimenticato della musica italiana”. Pochi anni prima di morire, nel 1995, aveva dedicato una canzone al poeta de Le ceneri di Gramsci: il titolo era Una storia sbagliata, Fabrizio De André la scrisse su commissione per un programma di Rai 2, Dietro il processo, che documentava l’inchiesta sulla morte di Pasolini.
Nella canzone, che appare come una poesia in musica alla stregua di molti altri testi di De André, viene descritto il tragico destino di Pier Paolo Pasolini attraverso la parabola di una vita vissuta sempre controcorrente, con estrema dignità, sino al triste epilogo di una morte che non sarebbe dovuta accadere. La storia “sbagliata” del titolo non fa riferimento solo alla morte violenta di Pasolini, le cui circostanze non sono state ancora del tutto chiarite, ma soprattutto alla sua vita “speciale” che la società cosiddetta civile non esitò a condannare con ogni mezzo, trasformando così il “poeta corsaro” nel bersaglio di una moderna caccia alle streghe.
Fabrizio De André disse che la morte di Pasolini lo aveva reso orfano. Attraverso il testo della canzone, scritto e arrangiato insieme all’amico cantautore Massimo Bubola, il musicista genovese cercava di redimere la figura di P.P.P dall’offesa che gli era toccata in sorte. Il brano Una storia sbagliata comparve per la prima volta nel cd intitolato Luna di giorno. Le canzoni di Pier Paolo Pasolini nel 1995.
Scopriamone testo, analisi e significato.
Una storia sbagliata di Fabrizio De André: testo
È una storia da dimenticare
È una storia da non raccontare
È una storia un po’ complicata
È una storia sbagliataCominciò con la luna sul posto
E finì con un fiume di inchiostro
È una storia un poco scontata
È una storia sbagliataStoria diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale
Cos’altro vi serve da queste vite?
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpiteÈ una storia di periferia
È una storia da una botta e via
È una storia sconclusionata
Una storia sbagliata
Una spiaggia ai piedi del letto
Stazione Termini ai piedi del cuore
Una notte un po’ concitata
Una notte sbagliataNotte diversa per gente normale
Notte comune per gente speciale
Cos’altro ti serve da queste vite?
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpiteÈ una storia vestita di nero
È una storia da basso impero
È una storia mica male insabbiata
È una storia sbagliata
È una storia da carabinieri
È una storia per parrucchieri
È una storia un po’ sputtanata
O è una storia sbagliataStoria diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale
Cos’altro ti serve da queste vite?
Ora che il cielo al centro le ha colpite
Ora che il cielo ai bordi le ha scolpitePer il segno che ci è rimasto
Non ripeterci quanto ti spiace
Non ci chiedere più com’è andata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata.
Una storia sbagliata di Fabrizio De André: analisi e significato
Proprio come la celebre Canzone del maggio, anche Una storia sbagliata è un brano che propone un’implicita provocazione.
Anche se vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti cantava De André riferendosi alle rivolte studentesche del ’68, osservando che nessuno poteva davvero ritenersi dispensato dal richiamo alla lotta sotteso nella rivoluzione in atto. Nella canzone dedicata a Pasolini il cantautore genovese riprende la stessa vena polemica puntando l’indice d’accusa contro la società cosiddetta “civile” che non ha saputo cogliere il valore di un uomo “speciale” e raro.
Il vero nodo di Una storia sbagliata è proprio qui, nell’antitesi tra una presunta “normalità” mediocre e omologata e la “gente speciale” che invece sviluppa appieno la propria identità personale senza obbedire alle logiche del branco. Dopo quel tragico 2 novembre 1975, la morte di Pier Paolo Pasolini venne spiattellata su tutti i giornali, con titoli spietati che non avevano alcun riguardo per la persona e, soprattutto, per l’intellettuale e il poeta. Ne fecero appunto “una storia per parrucchieri”, come sottolinea De André nel testo, trasformandola nella tipica “cronaca nera all’italiana” che non aveva alcun riguardo per le vittime di un reato e, anzi, le trasformava in carne da macello per giornalai.
Fabrizio De André punta il dito proprio contro questa società ipocrita che, fingendo un dispiacere artefatto e simulato, in realtà infangava la memoria della vittima trasformando il suo vissuto in una storia equivoca e scabrosa, una “storia sbagliata” per l’appunto.
Non ripeterci quanto ti spiace
Non chiedere più com’è andata
Tanto lo sai che è una storia sbagliata
Il focus della canzone è sull’omicidio di Pasolini (c’è anche il riferimento alla spiaggia di Ostia e anche alla stazione Termini, dove Pino Pelosi venne arrestato, Ndr), ma le morti narrate in realtà sono due. Si può rintracciare nel plurale del ritornello “Cos’altro ti serve da queste vite?” il riferimento a un’altra persona: si tratta di Wilma Montesi, la modella uccisa a Milano il 9 aprile 1953. Il programma Rai, cui la canzone doveva fare da colonna sonora, infatti presentava entrambe le inchieste dei cosiddetti “casi irrisolti”.
Ma in quel plurale possiamo rintracciare anche un riferimento più vasto a tutte le vittime dell’odio, dell’ignoranza e soprattutto dell’intolleranza.
Nel descrivere la parabola esistenziale di Pasolini, De André non si sofferma sui fatti di quella oscura notte tra l’1 e il 2 novembre, ma sulla cronaca licenziosa che la società intera fece della morte (ingiusta e terribile) di un uomo di cultura.
La vicenda di Pasolini viene raccontata in questo brano come una storia di intolleranza, in cui non viene posto sotto giudizio il colpevole dell’omicidio ma la logica meschina di un Paese che non sa tutelare chi è diverso e invece lo mette alla gogna, compiendo così il peggior delitto.
Le cronache dell’epoca fecero credere che in qualche modo Pasolini, il ragazzo di vita, quella morte violenta se la fosse cercata perché omosessuale e perché intratteneva relazioni giudicate irregolari. Fabrizio De André invece afferma il contrario e cerca di redimere l’alta figura intellettuale di P.P.P. dal fango che una cultura retrograda e maschilista gli aveva gettato addosso. Ecco che quella che i giornali e i settimanali dell’epoca giudicano come “una storia sbagliata” diventa, in realtà, “una storia comune”.
Storia diversa per gente normale
Storia comune per gente speciale
Cos’altro ti serve da queste vite?
Attraverso una canzone De André afferma la rarità e l’umano splendore di Pasolini, in barba a una società che non sa comprendere il valore dei suoi poeti e della sua cultura.
Ancora una volta il musicista genovese aveva affermato l’incredibile vitalità dei vinti, che una società dedita a premiare solo i “vincitori” dal sorriso trionfante e l’orgoglio intatto e pulito non era in grado di capire. Stare dalla parte di Pasolini significava schierarsi dalla parte dei deboli, dei vinti, delle minoranze, degli ultimi: ancora una volta significava “stare dalla parte giusta”. E non è in fondo questa forma di redenzione ciò che ci consola, e al contempo invincibilmente commuove, delle straordinarie canzoni del cantautore genovese? Ci sentiamo tutti parte della sua “storia sbagliata” che in fondo riassume un comandamento, che diventa infine lezione di vita. L’amore per il prossimo i testi di De André lo predicano in fondo meglio della Bibbia, trasformando l’espressione chiave del cristianesimo - trita e ritrita, imparata a memoria e presto dimenticata - in una pratica laica che trova riscontro in un determinato modo di vedere il mondo.
Fabrizio De André fece di Pier Paolo Pasolini un altro dei protagonisti del suo personalissimo Vangelo apocrifo, fatto di tutti coloro che stavano sulla “cattiva strada” che è in fondo quella dei diversi e dei rivoluzionari, di chi non si accontenta del comodo recinto dell’abitudine ma crede nel percorso di ricerca di sé e ha il coraggio di andare in “direzione ostinata e contraria”. Parlando della“ storia sbagliata” di Pasolini, De André in fondo parlava anche di sé, e nella morte prematura e tragica del poeta prefigurava la sua stessa morte.
Quando Fabrizio De André morì, quell’11 gennaio 1999, le principali testate dei quotidiani nazionali titolarono:
Addio a De André, poeta ribelle.
Era una“ storia sbagliata” anche la sua.
Una storia sbagliata di Fabrizio De André: la canzone
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Una storia sbagliata”: la canzone di Fabrizio De André dedicata a Pasolini
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