Una strana dittatura
- Autore: Viviane Forrester
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
Viviane Forrester, oltre ad aver scritto saggi su Virginia Woolf e Van Gogh, è stata il critico letterario di “Le Monde”. Nata nel 1925, di buona borghesia francese (il padre era un banchiere), essendo di origine ebraica scappò con la sorella da Parigi per finire nel 1943 in Spagna, a causa delle persecuzioni razziali.
Forrester, per una grave malattia, è scomparsa nel 2013. Molto apprezzati furono due suoi libri che niente avevano a che fare con la critica letteraria, ma ebbero in Francia un successo che non si ripeté in Italia, L’orrore economico e Una strana dittatura, sulla condizione reale dei mercati finanziari globali, che stanno rendendo vacue le resistenze delle democrazie occidentali, sempre più impotenti ad arginare l’ultraliberismo — come scrive l’autrice è "la dittatura del profitto".
Una strana dittatura apparve in Italia nel 2000 per Ponte alle Grazie, tradotto dal francese, con molto garbo, da Fabrizio Ascari; nel 2003 la casa editrice Tea ne pubblicò una nuova edizione. Purtroppo non cambiò l’indifferenza del pubblico per questo pamphlet.
La scrittrice francese scrive in modo suggestivo e pessimista della cosiddetta "globalizzazione", un sistema economico che nasconde dietro la sua rispettabilità (tutti gli economisti hanno scritto di globalizzazione) il primato mondiale dei mercati finanziari, a scapito della disoccupazione e delle politiche democratiche a favore degli uomini e delle donne. Il mercato finanziario è figlio dell’ultraliberismo economico, che mette al primo posto l’accumulazione di denaro da parte di pochissimi dirigenti che guadagnano cifre astronomiche, con le loro fusioni e ristrutturazioni di grandi colossi dell’economia.
L’ATT (gigante della telefonia americana) nel 1996 annunciò quarantamila licenziamenti, mentre il direttore generale dell’epoca, Robert Allen, guadagnò in un anno 16,2 milioni di dollari.
L’Alcatel, sempre nello stesso periodo, a fronte di quindici miliardi di franchi di utili, licenziò dodicimila persone.
La Deutsche Telekom, privatizzata, annuncia 70.000 licenziamenti in tre anni.
La Forrester, sette anni prima del tracollo economico finanziario del 2007/2008, aveva già capito che il liberismo sfrenato dei mercati, prima o poi, avrebbe affamato milioni di persone.
Come una sorta di presagio l’autrice sa dirci che la nostra economia virtuale, a causa della speculazione, porta avanti dei profitti originati da "prodotti derivati", immateriali, dove si arriva al paradosso di prendere in carica delle speculazioni virtuali, che si basano su scommesse della finanza, che sono diventate reali nei mercati di tutto il mondo.
La politica e le democrazie stanno a guardare il mercato azionario senza fare correttivi e i disoccupati si tengono buoni con sussidi economici che durano al massimo tre o quattro anni. Se la disoccupazione scende è perché si fanno lavori che non tolgono i cittadini dalle soglie di povertà (il cosiddetto workfare). Negli Stati Uniti queste persone che non possono curarsi a sufficienza, che cambiano alloggi continuamente, che stanno cadendo in una stagnazione economica che non ha precedenti, dove la politica sia dei democratici che dei repubblicani non fa leggi al riguardo, sono trentacinque milioni di persone. Tutti occupati, si intende, ma con stipendi minimi, per cui molti per far studiare i figli si indebitano all’inverosimile e i figli laureati sono costretti a pagare per anni i debiti fatti durante il periodo universitario.
In Europa, invece, se il welfare tiene è grazie alla tassazione e ai lavori al nero degli immigrati, clandestini e non. Nell’America del Nord gli immigrati hanno rinunciato da un pezzo a una sanità pubblica, non riescono nemmeno a capire come fanno gli europei a entrare negli ospedali, a operarsi, a fare chemioterapie e trattamenti del dolore quasi interamente gratis. Finché dura.
Siamo andati già più in là del libro di Forrester, che però aveva previsto tutto, ma non veniva presa del tutto seriamente, perché come fa una letterata che scrive una biografia su Virginia Woolf a capire i meccanismi complessi delle economie internazionali? Una donna che guadagna scrivendo di critica letteraria sul giornale francese “Le Monde”?
Facile poi collocarla come nostalgica di un comunismo che non c’è mai stato, almeno per quello che scrive l’autrice, che a fine libro si preoccupa delle singole persone che sono private di una loro personale dignità esistenziale e si sentono superflue, non avendo gli strumenti per abbattere questa panacea del tutto distorta della globalizzazione e del liberismo sfrenato dei mercati finanziari.
Le parole più amare le trascriviamo dal saggio di Forrester:
"Se la disoccupazione non esistesse, il regime ultraliberista la inventerebbe, poiché gli è indispensabile. È quella che permette all’economia privata di tenere sotto il proprio giogo la popolazione di tutto il pianeta mantenendo la "coesione" sociale, cioè la sottomissione".
Parole dure come macigni, anche se l’autrice finisce il suo pamphlet con la convinzione che niente è irreversibile, che una nuova rinascita politica, con nuove facce e nuove idee, potrebbe quantomeno riprendersi, tramite leggi e regolamenti, il proprio primato. Senza dare troppo credito a quei cittadini che non vanno più a votare e che accettano di vivere in una gigantesca slot-machine.
Una strana dittatura
Amazon.it: 99,00 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una strana dittatura
Lascia il tuo commento