Unastoria di GIPI

Unastoria (Coconino Press, 2013) è l’ultima fatica letteraria di Gianni Pacinotti in arte Gipi. Sì, è un graphic novel, cioè una storia bellissima e struggente raccontata con poche frasi, abbozzata, suggerita e illustrata allo stesso tempo, con delicate tavole, fumetti acquerellati che dimostrano ogni volta la bravura di questo artista. Un talento espressivo che ha davvero la forza di trasmettere emozioni molto forti.
Unastoria -sono due storie, in verità- narra la storia di uno scrittore con problemi psichiatrici, in preda ad allucinazioni, ossessioni, paure e dei medici e dei familiari che lo circondano, che lo assistono alle bell’e meglio e quella del suo avo, in trincea in lotta con i compagni per la sopravvivenza, durante la lunga e sanguinosa prima Guerra mondiale. Gipi traccia così un parallelismo, una comunanza nel dolore anche se tale sofferenza ha cause così diverse.
Ce la farà Silvano, lo scrittore, a uscire dal suo inferno cranico e ce la farà Mauro, il soldato, a emergere da quel fango e a tornare dalla sua amatissima moglie e dal suo bambino?

Cupo, drammatico con immagini potentissime, che però non violentano il lettore perché non è questo il loro intento, Unastoria è un libro indimenticabile.
C’è la speranza, c’è una corda tesa che lega questi due uomini, l’avo e il discendente, come rami di uno stesso albero, spoglio, curvo, secco, ma ancora vivo, malgrado tutto. C’è una corda, un’ancora di salvezza tesa lungo tutte le pagine, che è lì per salvarli, affinché loro si possano aggrappare con le poche forze che gli restano ancora nelle braccia e uscire.
Consegnandoci quest’opera, che senza retorica e buonismo fa commuovere sul serio, Gipi ci insegna anche la dura lezione della sopravvivenza, una lezione che rompe anche un tabù e in questo sta l’originalità con la quale affronta una tema già conosciuto. Infatti, ci insegna che a volte, per accettare di vivere, per salvarci, bisogna perdonarci, abbandonare l’assurdo - eppure vivacissimo- senso di colpa di essere stati così fortunati, così sani, così volenterosi, così vivi. Il senso di colpa di esserci, di avercela fatta. Perdonarsi, perché per uscirne vivi abbiamo fatto del male a noi stessi e anche agli altri.

E alla fine perdonandosi, tutto farà per vivere.