Uno dei tanti epiloghi di Pasolini , che si trova nella raccolta “Trasumanar e organizzar”, è un componimento datato 2 settembre 1969.
È probabile che si riferisca al periodo quando Ninetto Davoli, a cui è dedicato, svolgeva il servizio militare.
Vediamone testo, analisi e commento.
“Uno dei tanti epiloghi” di Pasolini: analisi e commento
Il poeta, chiamandolo in modo dialettale e vezzeggiativo “Ninarieddo”, accoratamente gli chiede se ricorda quel sogno di cui hanno tante volte conversato:
Ohi, Ninnarieddo, ti ricordi di quel sogno… di cui abbiamo parlato tante volte… Io ero in macchina, e partivo solo, col sedile vuoto accanto a me, e tu mi correvi dietro; all’altezza dello sportello ancora semiaperto, correndo ansioso e ostinato, mi gridavi con un po’ di pianto infantile nella voce: “A Pa’, mi porti con te? Me lo paghi il viaggio?”.
Il sogno rappresentava una scena familiare: il poeta partiva con la sua macchina ed egli lo rincorreva con ansiosa ostinazione, mentre con un pianto supplichevole, all’altezza della portiera rimasta semiaperta, gli gridava di portarlo con lui.
La visione è chiara: da un lato, lo sportello è socchiuso; dall’altro Ninnarieddo vuole raggiungerlo e sedersi accanto a lui, occupando il sedile vuoto.
V’è il desiderio di una possibilità di incontro tra loro due: il poeta vorrebbe fermarsi e lui vorrebbe raggiungerlo per non lasciarlo partire da solo.
Quella non sarebbe stata una semplice passeggiata, bensì il viaggio della vita da condurre insieme:
Era il viaggio della vita: e solo in sogno hai dunque osato scoprirti e chiedermi qualcosa. Tu sai benissimo che quel sogno fa parte della realtà; e non è un Ninetto sognato quello che ha detto quelle parole.
Vera appare la coincidenza di sogno e realtà; prova ne è che quando ne parlano teneramente, Ninetto, preso dall’imbarazzo, arrossisce. La seconda parte del componimento, armonizzata alla prima come in un montaggio cinematografico, verte su un recente ricordo da entrambi vissuto.
Pier Paolo, accompagnandolo ad Arezzo, sa che presto sarebbe sparito appena il piantone avrebbe rinchiuso con la catena il cancello.
Ecco affiorare la dolcezza d’una relazione, espressa con un sorriso e parole di ringraziamento:
Ieri sera, a Arezzo, nel silenzio della notte,
mentre il piantone rinchiudeva con la catena il cancello
alle tue spalle, e tu stavi per sparire,
col tuo sorriso, fulmineo e buffo, mi hai detto…
“Grazie!”.
Pasolini rimane sorpreso e osserva tra sé che è la prima volta che se lo sente dire. Ninetto, che se ne accorge, scherzando precisa: “Grazie per il passaggio”.
I versi seguenti esprimono il rammarico del poeta per avergli negato anni fa la richiesta di portarlo con lui:
[…]. Il viaggio che tu volevi
ch’io ti pagassi era, ripeto, il viaggio della vita:
è in quel sogno di tre quattro anni fa che ho deciso
ciò a cui il mio equivoco amore per la libertà era contrario.
Se ora mi ringrazi per il passaggio… Dio mio,
mentre tu sei in gattabuia, prendo con paura
l’aereo per un luogo lontano. Della nostra vita sono insaziabile,
perché una cosa unica al mondo non può essere mai esaurita.
La chiusura è epigrammatica, fa sentire un’intima emozione: il poeta, insaziabile della vita, afferma che una cosa così singolare non potrà mai essere esaurita in tutte le sue possibilità.
Questa poesia, oltre a rivelare un sentimento inesauribile, esprime il mistero del viaggio della vita, inspiegabile, tant’è che Ninetto sparisce dietro le sbarre della gattabuia.
Tra il sogno e il ricordo, l’epilogo è un congedo, una separazione perché la vita, pur nella sua problematicità, è slancio vitale aperto a imprevedibili e sorprendenti direzioni che conducono a una varietà di esperienze.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Uno dei tanti epiloghi”: la poesia di Pier Paolo Pasolini per Ninetto Davoli
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