Allen Ginsberg (3 Giugno 1926 - 5 Aprile 1997) è stato uno scrittore e poeta tra i più influenti per la letteratura d’avanguardia statunitense. Viene ricordato per la sua partecipazione fondamentale alla beat generation, il movimento artistico sviluppatosi negli Stati Uniti intorno agli anni ’50. Tra gli elementi che più caratterizzano il movimento, quello più evidente è la volontà disinibita di rappresentare la vita americana dell’epoca con un approccio crudo e senza compromessi. La storia di ognuno degli scrittori beat è legata in modo viscerale alla vita di strada notturna e pericolosa di quel periodo storico. L’obiettivo di questi artisti è denunciare le situazioni di degrado e raccontarle attraverso gli occhi dei protagonisti, per esprimere la sofferenza e le speranze di una generazione beat, abbattuta e stanca dalla povertà e dal consumismo ma anche beata per la sacralità e il misticismo che la caratterizza.
Link affiliato
Ginsberg contribuisce a questa interpretazione artistica della realtà componendo il poema che rappresenterà al meglio la generazione di questi “abbattuti”, diventando un vero e proprio manifesto della beat generation. Il poema in questione è intitolato “Howl” (in italiano “Urlo”). Fu letto per la prima volta nel 1955 nella Six Gallery di San Francisco, dal poeta stesso e venne pubblicato nella raccolta Howl and Other Poems nell’autunno 1956 dalla City Lights Bookstore di Lawrence Ferlinghetti, quarto della serie di edizioni di poesie City Lights Pocket Poets Series. La pubblicazione del poema creò delle controversie che portarono all’arresto di Ferlinghetti per il suo ruolo di editore. Le accuse ritenevano illecito l’uso di oscenità nel poema, che conteneva riferimenti all’abuso di droghe e descrizioni di rapporti sessuali. L’editore fu quindi costretto a pubblicare una versione modificata di Urlo, che venne infine accettata nonostante i ricorsi da parte dell’ispettore doganale.
In Italia, fu pubblicato nel 1965 da Mondadori, all’interno della raccolta Jukebox all’Idrogeno, tradotto da Fernanda Pivano.
Link affiliato
La stessa Pivano, nel suo libro “Libero chi legge” pubblicato da Mondadori, racconta le vicende che accompagnarono la traduzione e l’uscita del poema. Raccontava come fosse stato Kerouac ad ispirare il titolo del poema e come i versi diventarono subito popolarissimi tra i giovani che li impararono a memoria.
Ricorda poi che la prima edizione italiana di Urlo era cosparsa di puntini per nascondere descrizioni di rapporti sessuali o di organi genitali maschili e femminili. Pivano racconta che c’erano voluti mesi di corrispondenza tra lei e Ginsberg per convincerlo ad accettare quei puntini. Negli anni uscì più volte la problematica della censura ma, afferma Pivano, Ginsberg è responsabile di aver rivelato a tutti noi una nuova generazione di uomini costretti a vivere in una società anonima, nella quale non riescono a credere e che ritengono incapace di rispondere alle loro domande. Una generazione di uomini che vive in piccole bande più o meno segrete, secondo un codice primordiale basato sulla inviolabilità dell’amicizia e delle confidenze. Una generazione fatta di silenzi, di inquietudini, di diffidenze, di ironie e di incomprensioni. Una generazione disperata per il senso di solitudine e di sconfitta che ha rotto il sentiero stabilito per seguire il proprio e che ha amato la vita fino a consumarla: la generazione beat.
Urlo è un ritratto caustico dell’America capitalista e consumista, delle condizioni di vita dei giovani alla ricerca di un senso e di celebrazione delle vette intellettuali raggiunte. È possibile leggere qui il testo integrale del poema e la sua traduzione, così come declamata da Fernanda Pivano e Jovanotti in questo video:
Urlo, traduzione incipit del poema
Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa, hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte, [...]
Howl, incipit originale del poema
I saw the best minds of my generation destroyed by madness, starving hysterical naked, dragging themselves through the negro streets at dawn looking for an angry fix, Angel-headed hipsters burning for the ancient heavenly connection to the starry dynamo in the machinery of night
Urlo di Allen Ginsberg: analisi del poema
Link affiliato
Il poema contiene degli aspetti unici che lo rendono un’innovazione letteraria di grande importanza. È suddiviso in tre parti, ognuna con un tema proprio e uno stile narrativo diverso.
Nella prima parte Ginsberg dipinge di getto le immagini crude che raccontano la vita fuori controllo degli intellettuali e suoi amici. Le “menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia” è un grido di dolore che esprime tutta la sofferenza per quelle figure ferite dalle pressioni sociali. Continua puoi reiterando con insistenza le descrizioni caotiche di queste figure folli calate in un mondo indifferente:
che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue sui moli innevati aspettando che una porta nell’East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo e oppio
.
Lo stile linguistico, composto da ripetizioni continue ad inizio verso, unite al tema psichedelico intrinseco in tutto il poema, crea un effetto ipnotico che cattura il lettore sequestrandogli l’attenzione. Ormai proiettato nella realtà underground delle situazioni descritte, le immagini di vita di strada appaiono chiare e in tutta la loro potenza impressionante.
In questa prima parte del poema è possibile anche cogliere il forte legame fra letteratura e musica che caratterizzava gli artisti della beat generation. Già nelle opere di Kerouac si può facilmente rinvenire l’interesse quasi ossessivo per il jazz e più in particolare il suo sottogenere bepop. Nei suoi libri raccontava spesso i concerti jazz nei locali sparsi negli Stati Uniti, ne descriveva prima tutti i particolari visivi, dalle espressioni facciali contorte dei componenti che suonavano, fino agli strumenti che venivano suonati. Passava poi a tessere le lodi della musica, innamorato dell’improvvisazione e dei movimenti dei suoni imprevedibili, riuscendo a caricare quelle performance di significati esistenziali, pieni di misticismo. Come se la vita in sé fosse accostabile ai movimenti improvvisati dai musicisti.
Ginsberg non descrive direttamente gli spettacoli jazz, ma ne utilizza gli schemi concettuali. Nel poema le riflessioni scorrono come torrenti, slegate da ogni regola rigida, lasciate fuoriuscire dall’inconscio senza filtri. Ma quando sembrano andare alla deriva vengono ricatturati dalla ripetizione di inizio verso, proprio come un’improvvisazione jazz che si ricollega al ritornello dopo essersi lasciata libera.
Nella seconda parte del poema fa la propria apparizione una figura misteriosa dal nome Moloch, un’immagine scelta dal poeta per rappresentare metaforicamente il capitalismo e la società americana. Moloch deriva da un demone della religione ebraica e si presenta a Ginsberg in una forma ancora più mostruosa dopo l’assunzione di allucinogeni da parte del poeta. Il demone diventa così il simbolo che racchiude tutte le paure di Ginsberg e ciò che più disprezza. Da qui i caratteri forti che esprime nel poema:
Moloch! Moloch! L’incubo di Moloch! Moloch il senza amore! Moloch mentale! Moloch, il severo giudice degli uomini!
La terza e ultima parte del poema torna sui ritmi musicali del bepop e affronta il difficile tema della sanità mentale. In questi versi parla della madre affetta da una rara malattia psicologica che non venne mai correttamente diagnosticata. È la parte del poema più tenera e tragica, portando il poeta a scagliarsi infine contro il sistema dei manicomi dell’epoca.
Recensione del libro
Urlo & Kaddish
di Allen Ginsberg
Il poema è unico nel suo genere. Accusato di oscenità nel periodo della sua uscita, viene ora riconosciuto per il forte valore letterario e storico. L’uso del lessico quotidiano dona alla narrazione una grande espressività, capace di arrivare dritto al lettore senza rallentare e senza essere edulcorato. I temi difficili come la droga, l’omosessualità e la sanità mentale vengono trattati senza guanti in modo tale da essere spogliati dallo stigma e poter essere affrontati più agilmente.
Tuttora sorprende imbattersi in questa esplosione artistica, per il coraggio dell’autore e lo sguardo unico che è riuscito a condividere.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Urlo” di Allen Ginsberg: analisi del poema manifesto della beat generation
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Poesia News Libri Mondadori Storia della letteratura Allen Ginsberg
Lascia il tuo commento