Vanni Santoni nasce a Montevarchi nel 1978. Dopo l’esordio nel 2004 sulle pagine della rivista Mostro, vince nel 2005 il concorso Fuoriclasse della casa editrice Vallecchi con il romanzo “Vasilij e la morte”. Nel 2006 vince il concorso Scrittomisto della editrice RGB e pubblica il libro “Personaggi precari”, un libro sperimentale, tratto dagli scritti del blog letterario omonimo. Nel 2007 è cofondatore del progetto di scrittura collettiva SIC - Scrittura Industriale Collettiva, presentato al Festival Internazionale del libro di Torino. Nel 2008 pubblica il suo secondo libro “Gli interessi in comune” per Feltrinelli e contemporaneamente gli viene assegnato il premio selezione "Scrittore toscano dell’anno". Attualmente, mentre lavora ad un nuovo romanzo, cura uno speciale settimanale dedicato alle strade di Firenze e la rubrica quotidiana “Personaggi precari” nell’edizione toscana del Corriere della Sera.
Vanni, intanto ti do il benvenuto a quella che non sarà la solita intervista chilometrica, ma solo 4 chiacchiere contate.
- Prima chiacchiera: Il tuo romanzo “Vasilij e la morte”, risultato vincitore del concorso Fuoriclasse 2005, non fu mai pubblicato. Perché? Dopo aver raggiunto la tua prima potenziale pubblicazione importante, come ti sei sentito quando ti hanno detto che non sarebbe uscito?
Il romanzo non fu pubblicato perché la casa editrice tagliò le collane di narrativa, credo per problemi economici. Fu uno smacco notevole, anche perché il comportamento che tennero nei confronti di noi vincitori non fu proprio corretto. D’altra parte però l’evento mi dette la rabbia necessaria per dedicarmi anima e corpo alla scrittura e arrivare alla pubblicazione di Personaggi precari e de Gli interessi in comune.
- Seconda chiacchiera: Il tuo blog Personaggi precari ti ha portato molta fortuna facendoti approdare alla pubblicazione dell’omonimo libro. Nel blog si alternano le microstorie di centinaia di personaggi che in poche righe vivono la loro ironica e personalissima tragicità. Tra tutte quelle esistenze paradossali ce n’è qualcuna a cui sei rimasto particolarmente legato, qualche nome che ricordi con affetto, malinconia, che ti fa pena o simpatia?
Più o meno tutti i "PP" che raccolgo sotto l’etichetta "oldie goldie" hanno qualcosa che me li fa amare in modo particolare, così come quelli che ho scelto per le tre raccolte uscite su Nazione Indiana.
Da quello che posso ricordare, due "classici" molto amati dai lettori sono Isabella e Simona:
Simona
I generi di nascita sono quattro: dall’uovo, dalla matrice, dal prodigio, dal caldo-e-umido. Eppure Simona pare sorta dal secco, dal guscio, dal sonno di mattina, dalla carta.
Isabella
La forza che spinge le gemme fuori dai rami ti porta altrove;
quella che asciuga la terra e l’empie di crepe ti farà tornare.
Riflessa nel vetro del treno non vedi che tua madre, e come lei ti spezzi.
- Terza chiacchiera: Ciò che accomuna i giovani protagonisti del tuo ultimo romanzo “Gli interessi in comune”, pubblicato da Feltrinelli, sembra ridursi al bisogno di colmare il loro vuoto sentendosi uniti nella sperimentazione di tutte le droghe possibili. Perché hai deciso di raccontare un’adolescenza così complicata, fatta di ben pochi argomenti al di là della prossima sostanza stupefacente da assumere?
Ci sono varie ragioni. Senz’altro la prima è la voglia di rendere giustizia a un tema - chiamiamolo "giovani e sostanze" - che viene trattato da giornali e TV in modo vergognoso, tra il moralista/oscurantista e l’allarmistico/spettacolarizzato. L’uso di determinate sostanze, tra l’altro non di rado meno dannose di droghe legali come alcol, tabacco e psicofarmaci, è parte integrante di molte subculture giovanili, eppure i media sono ancora del tutto incapaci di trattare l’argomento in modo obiettivo. La seconda ragione è che i bar di provincia dove sono cresciuto erano zeppi di simili storie e personaggi, e quindi avevo un archivio mentale notevole, che valeva la pena usare... Pensa che storie come quelle del Pelle, che nel romanzo i protagonisti si raccontano continuamente tra loro, erano vere e proprie leggende nei bar di Montevarchi, Bucine, Figline. La terza è semplicemente il fatto che i temi complicati e scomodi sono di solito anche i più interessanti.
- Quarta chiacchiera: I tuoi personaggi che inseguono la vita con tutte le forze, su strade anche pericolose, spesso la allontanano, invece di avvicinarla. In seguito ed inaspettatamente, è la vita stessa che li raggiunge quando ormai non se l’aspettano più. Secondo te, allora, è vero che nelle situazioni ci si ritrovi per caso e che non sia quasi mai merito proprio?
Credo che ci sia sempre un misto di volontà e caso. Volendo estremizzare, si potrebbe dire che anche le nostre scelte sono condizionate dalle premesse, e quindi il caso ha un ruolo dominante, ma io credo fortemente nella possibilità di piegarlo al proprio volere con l’impegno.
Più in generale, parlando di alcuni personaggi de "Gli interessi in comune", penso in particolare a Iacopo, al Malpa, al Dimpe, è vero che, come dici, determinati aspetti dell’esistenza - nel loro caso, su tutti, la maturità - gli arrivano addosso senza che li abbiano troppo cercati. Avviene per caso? Difficile dirlo, però ricordo che William Blake diceva che la strada dell’eccesso porta al palazzo della saggezza.
Questa era l’ultima chiacchiera: non mi resta che salutarti e ringraziarti per aver accettato il mio invito e, se vuoi lasciare un messaggio al mondo intero, qui puoi farlo.
Grazie a te! Spaccate la televisione e uscite a comprare un libro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vanni Santoni
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