Vedo... l’ammazzo e torno. Diario critico semiserio del cinema e dell’Italia di oggi
- Autore: Marco Giusti
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2013
Ma ve lo immaginate il “vampirico” Gianluigi Rondi dedicare ben quattro pagine a Sua Maestà del Porno Riccardo Schicchi? O il classicista Tullio Kezich disquisire di natali a Cortina e cinepanettoni vari a firma Neri Parenti? Il cinefilo duro e puro è intellettualmente razzista per accezione: se non è cinema di area autorial-sinistrorsa, cinema pensoso-verboso-palloso-pretenzioso glissa con sdegno, oppure bolla con stroncature che nemmeno il Savonarola dei tempi migliori.
Marco Giusti è di un’altra pasta, pasta “camp” con vocazione stracult: Orson Welles e Ezio Gregio - mi ci gioco un dvd di Renè Cardona jr - per lui pari non sono e non saranno mai, però ne scrive in egual misura, com’è sacrosanto che sia per chiunque abbia la mente scevra da preconcetti e deontologismi quaresimali. Da cultore di cinema-cinema, onnivoro di forma alta e bassa, trasvolatore di generi senza puzza sotto il naso, sdoganatore democratico di filmografie popolari per istinto naturale e proustiana propensione alle madeleine, qual è.
Il suo “Vedo… l’ammazzo e torno. Diario critico semiserio del cinema e dell’Italia di oggi” (Isbn, 2013) è un tour de force di quasi cinquecento pagine tra i film che ci hanno girato intorno in quest’ultimo anno del Signore: una raccolta di recensioni (mutuate dal Manifesto e da Dagospia, coi quali collabora), riflessioni, note, diari, contemplante filmacci, filmetti e filmini, radicalismo autoriale e sgrammaticature trash, kolossal made in USA e pellicole “scorreggione” de noantri, cettilaqualunque, tornatori, moanepozzi, nannimoretti, Festival di Cannes e di Venezia, Nagisa Oshima, Checco Zalone, Benh Zeitlin, alla faccia dello strafogamento filmico e talvolta – vivaddio - anche della buona creanza. Nello stile trasversale, divertente/divertito, sognante, caustico (cattivo, mi è parso, quasi mai), di uno che ha il cinema in testa sempre e comunque, senza soluzione di continuità.
”Quasi tutto quello che leggerete in questo libro - quasi, non tutto -, è scritto con le unghie dei miei pollici sulla tastiera del BlackBarry. In autobus, nel 495 andando a lavorare, o seduto da qualche parte, a Roma, a Venezia o a Cannes. O al bar, al ristorante, mentre gli altri chiacchierano e io cerco di concentrami. ‘Che prendi?’ ‘Boh, sto scrivendo…’Sono abituato.”
Dixit Giusti, in apertura di antologia, e personalmente gli credo. Che la memoria elefantiaca - compresa quella cinefila - non si inventa così, da un giorno all’altro, e nemmeno la scrittura è roba che puoi giocarci quanto ti pare.
Riassumendo: “Vedo… l’ammazzo e torno” è il diario di un anno di pensieri buoni e cattivi di un post-critico di lungo corso. Dentro vi si incrocia di tutto e ce n’è davvero per tutti, soprattutto c’è n’è per un’industria cinematografica tricolore affatto mainstream, in panne per carenza di soldi, sogni & idee; e per un’Italia “politica” che come le stelle di Cronin, se ne sta, più o meno, a guardare. Tu chiamale, se vuoi, cine-depressioni.
Vedo... l'ammazzo e torno. Diario critico semiserio del cinema e dell'Italia di oggi
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