
Verdissime
- Autore: Daniela Gambaro
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Nutrimenti
- Anno di pubblicazione: 2024
È un libro coraggioso Verdissime (Nutrimenti, 2024): in un mondo come quello dell’editoria italiana che predilige la forma del romanzo, pochi sono gli editori che puntano sul racconto e la casa editrice Nutrimenti, che non sbaglia una pubblicazione regalandoci libri di assoluta qualità letteraria, di questa autrice ha dapprima pubblicato Dieci storie quasi vere, cui è stato riconosciuto il Premio Campiello Opera Prima, ed ora Verdissime. Daniela Gambaro ci regala una serie di ritratti in movimento, undici storie dedicate al tempo dell’adolescenza attraverso le quali conoscere il mondo e noi stessi.
Guardando più da vicino è possibile affermare che se è vero che i protagonisti dei racconti sono perlopiù ragazze che si affacciano alla vita senza un manuale di volo, acerbe e sprovviste di istruzioni, le Verdissime appunto, nella realtà dei fatti, racconto dopo racconto si scopre che ognuno di noi, a qualsiasi età, è in fondo verdissimo: ciascuno di noi conserva quell’ingenuità di sentimenti che, da Dante in avanti, ci rende umani allo stesso modo di fronte all’amore e al dolore. Leggendo di queste ragazze che tentano di affrontare la vita, leggiamo anche di noi adulti che come loro, per quante esperienze abbiamo accumulato, siamo fragili e acerbi di fronte al trauma della perdita e dell’abbandono, oppure innanzi all’amore o alla difficoltà di comunicare i sentimenti. È insomma un viaggio attraverso gli universali umani quello che Gambaro ci fa compiere, restituendoci il valore primo e unico della letteratura, ovvero la possibilità di riconoscere noi stessi attraverso gli altri, di sperimentare, immedesimandoci, emozioni e sentimenti che fin dalla sua comparsa sulla terra l’uomo ha provato.
In un’epoca come quella che stiamo vivendo, in cui tutto viene ricondotto al mero “mi piace”, al cuoricino e alla febbrile ostentazione social di una vita perfetta, Verdissime con coraggio ci mostra l’altra faccia della realtà. Siamo di fronte al dolore, al trauma che gli adulti ormai tendono a nascondere ai giovani nella convinzione che questo serva a proteggerli. Gambaro invece mostra e dimostra la grande fiducia che ripone nel genere umano tutto, e dunque anche e soprattutto nelle Verdissime che, pur travolte dal dolore, pur andando in mille pezzi, sanno risollevarsi e ricomporsi, magari acciaccate e ferite, ma aperte alla vita, pronte a trovare il loro spazio nel mondo esattamente come fanno i giovani rami degli alberi che spingono le loro chiome verso la luce, per quanto sia forte il buio.
La penna leggera, delicata e lucida dell’autrice contrasta con la gravosa, dura e oscura realtà dei fatti narrati: è da questo disallineamento tra forma e contenuto che nasce un equilibrio perfetto nel quale il lettore è accompagnato a fare conti emotivi con sé stesso. Sono tanti i non-detti e i vuoti che Gambaro, con fiducia, lascia sia il lettore a riempire ed ecco allora che esattamente come diamanti, questi racconti sanno brillare in tanti modi diversi, quanti sono gli sguardi che su di loro si posano. Mancava una voce attenta e rispettosa delle creature verdissime – l’età anagrafica davvero non conta, come abbiamo avuto modo di vedere – che sapesse mostrare la luce e il buio, il bene e il male che, non in opposizione, ma in evoluzione, fanno di noi creature terrene e celesti al tempo stesso.
Saper abitare il bene, saper abitare il male: questo è il nostro lavoro di anime verdissime ed è la sfida vera cui oggi siamo chiamati. Del resto questi undici racconti ci mostrano anche che nessuno di noi si salva da solo, ma che al contrario la nostra cifra è quella della solidarietà, dell’aiuto che possiamo ricevere da chi ci sta accanto. Un aiuto che non soltanto va accettato, ma anche deve essere riconosciuto: troppo spesso infatti non siamo in grado di vedere tutto il bene di cui siamo circondati.
Leggendo, racconto dopo racconto emerge un grande assente: lo smartphone. In gioco c’è la relazione, ci sono i sentimenti e le emozioni verdissime che sempre più spesso, anestetizzati dalla nostra vita social, dimentichiamo di coltivare. Torniamo allora sempre allo stesso, cruciale punto: una storia può dirsi letteratura se, a prescindere dalla sua ambientazione, consente di riconoscersi negli stati d’animo, in quelli che come detto, sono gli universali umani. Non c’è nulla di più potente di questo: potersi riconoscere.

Verdissime
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