Viaggio d’inverno
- Autore: Jaume Cabré
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La Nuova Frontiera
- Anno di pubblicazione: 2017
Il settantenne Jaume Cabré è un mito della letteratura catalana contemporanea e fa bene La Nuova Frontiera a ripubblicare questa raccolta di racconti, alcuni davvero straordinari, che l’autore aveva scritto tra il 1982 e il 2000. Si tratta di quindici storie, ambientate in luoghi diversi e lontani ma, tuttavia, legate della personale sensibilità e dalla capacità affabulatoria dello scrittore che rivela qui il suo amore profondo per la cultura, sia che si tratti di musica, alta o popolare, o di libri preziosi, o di poesia, o di storia contemporanea.
I racconti si inseguono, da una parte all’altra d’Europa, e anche più lontano, ma mantengono una sorta di fil rouge che finisce per legarli l’uno all’altro in modo impalpabile ma del tutto chiaro, allorché il lettore attento finisce di leggere il libro.
Pur essendo tanti e pieni di spunti interessanti, mi soffermo sui due racconti che mi hanno incantato: Polvere, la cui giovane protagonista, Victòria, viene assunta dal signor Adrià per spolverare i suoi libri, e assumendo l’incarico
“si era chiesta tante volte quante migliaia di libri c’erano in quella casa” e “i libri che in quel momento stava pulendo avevano un bello strato di polvere che lei si affrettò a far sparire prima che lui la notasse”.
comincia così la lunga silenziosa avventura che legherà l’anziano milionario Adrià, fanatico bibliomane, alla bella Victòria, che diventerà per amor suo lettrice raffinata. Diciassettemilacinquecentocinquantadue, più libri che nella biblioteca di quartiere, nota Victoria tra una tazza di tè e una spolverata ai libri, i cui titoli vengono di tempo in tempo esibiti dal signor Adrià, orgogliosissimo della sua preziosa raccolta: date di pubblicazione, edizioni rare, traduzioni, romanzi baltici del secolo XIX, scrittori d’ogni tempo e luogo; “Laura und Ignatius” di Lottar Martin Grass (Munster, 1888) sarà il loro libro Galeotto.
Ma certamente il racconto più duro, difficile, bellissimo, ci ripropone il tema della memoria già dal titolo scarno: Io ricordo. Siamo a Varsavia, nel ghetto, durante la perquisizione in casa del dottor Lòdzer; in un nascondiglio nel muro si celano la moglie Miriam e i piccoli Isaac e Edith; tre colpi di tosse del piccolo, di appena nove anni, rivelano alle SS il rifugio segreto. A botte e spinte l’intera famiglia terrorizzata, “in chiaroscuro, come un quadro di Rembrandt”, viene caricata su un camion, insieme ad un altro nucleo, la famiglia Langfus, ed avviata verso la
“ridente località estiva di Treblinka”.
Invece di essere spogliati e rasati, i nuovi arrivati al campo vengono rinchiusi in una cameretta buia e gelida, ed abbandonati per giorni alle intemperie e alla fame. I Langfus vengono portati via e scompaiono, ai Lòdzer verrà riservata una sorte atroce, difficile da raccontare. Si salverà solo Isaac, destinato dal padre a rifugiarsi in Palestina e a sopravvivere per tutti loro. Ma il ragazzo, poi uomo, malgrado gli sforzi che la comunità ebraica che lo accoglie tenterà di mettere in atto per salvarlo dai suoi ricordi terrificanti, sarà di nuovo, ormai adulto, vittima dei suoi terribili colpi di tosse e del senso di colpa che ne deriva, destinato ad eliminarlo.
Uno dei più intensi racconti sulla Shoah che io abbia letto, davvero indimenticabile per la qualità della scrittura, per la capacità evocativa, per la profonda commozione che procura al lettore.
“Penso che nella lettura di racconti si debba essere più attivi che nella lettura di un romanzo... lo scrittore deve aguzzare l’ingegno, ma anche il lettore deve farlo. Lo scrittore suggerisce il contesto, un retroterra, un paesaggio, un’atmosfera, e il lettore li completa con la sua lettura”
queste sono le puntuali esortazioni di Jaume Cabré e nell’affrontare questo libro importante il lettore dovrà farne tesoro.
Viaggio d'inverno - Estratto (Liberamente)
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