Vignole
- Autore: Alessandro Cabella, Enrico Caretti e Bruno Cini
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Le pagine di “Vignole paese a noi caro” sono piene di aneddoti e scherzi che ricordano le seicentesche “avventure di Bertoldo” (come la risposta del ladro ai carabinieri), di abilità eccezionali nel raggiungere compromessi (come la remunerazione del taxista) e di esilaranti malintesi (come la risposta del contadino al medico che gli visitò la moglie).
Col dialetto la sequenza narrativa si ferma e ci proietta in una dimensione senza tempo, che potrebbe essere di pochi anni fa o di secoli fa. Nonostante tutto però siamo uomini tecnologici e Vignole Borbera (AL) fa giustamente parte del villaggio globale.
Le pagine scritte da Alessandro Cabella, Enrico Caretti e Bruno Cini ci fanno però sognare portandoci in un mondo povero, dove tutto aveva una sua utilità, perfino il mestiere più umile (come lo straccivendolo). Vedo in queste pagine persone che socializzano realmente all’osteria o in piazza, non sui social network che
“hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli” (Umberto Eco).
Vedo il racconto di una società miserabile ma pura: mi riferisco ai bambini che facevano chilometri di strada per andare a scuola (come nel film di Ermanno Olmi, L’albero degli zoccoli) senza pericolo di incontrare pedofili (la figlia di Fredo dimenticata a Genova ai giorni nostri avrebbe corso un bel rischio). Vedo il mio bisnonno Giacomo in bicicletta pedalare talmente piano da sembrare fermo, perché nessuno di quella generazione andava di fretta; lo immagino acquistare un terreno in Località Vanzelle con una stretta di mano (“Basta avere i soldi per fare il rogito”) perché allora la parola data aveva ancora valore. Vedo mio nonno Gino seduto accanto alla stufa a legna mentre accarezza il vecchio cane e mi racconta fiabe fantastiche che risalgono alla notte dei tempi. Lui nacque a Vignole, vi crebbe, vi sposò Giulia, vi costruì una casa, vi nacquero i suoi figli e vi si spense serenamente. Vedo gente attaccata alle loro tradizioni, che dice ancora “biglietto”, “angolo” o “gara” e non “ticket”, “corner” o “match”.
Vedo persone la cui sonorità delle parole ha qualcosa di poetico e musicale, come nel dialetto della vicinissima Liguria. Un libretto da leggere tutto di un fiato e che lascia un sorriso sulle labbra. Da non perdere!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Vignole
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