Voglio tornare a casa
- Autore: Cynthia Voigt
- Genere: Libri per bambini
- Categoria: Narrativa Straniera
Alcuni libri letti durante l’infanzia hanno la straordinaria capacità di resistere agli anni, di sopravvivere al passaggio del tempo e persino di influenzare le letture future. Non sto parlando solamente dei grandi classici, come Pinocchio o “Il giardino segreto”, ma anche di tutti quei romanzi “minori” che rimangono impressi per sempre nella memoria, forse perché ci ricordano l’età più verde e spensierata, o semplicemente perché sono stati in grado di formarci, come lettori o persone.
“Voglio tornare a casa” (Sansoni, 1999) dell’americana Cynthia Voigt è stato per me uno di questi, forse l’unico libro per ragazzi che ho letto più volte. Per sgombrare il campo da ogni pregiudizio, va subito precisato che l’opera si allontana un po’ dai classici canoni della letteratura per l’infanzia. La vicenda narrata, infatti, è la realistica rappresentazione del dramma dell’abbandono dei minori. I quattro fratelli Tillerman vengono improvvisamente e senza alcuna ragione apparente lasciati dalla madre nel parcheggio di un supermercato. La più grande, Dicey, ha solo tredici anni, ma un senso di responsabilità fuori dal comune; sarà lei, assunti i ruoli di guida e seconda madre, a traghettare gli altri tre verso un sicuro approdo. Considerati singolarmente, i Tillerman mostrano tutte le debolezze e le incertezze della giovanissima età; insieme, però, sono una squadra vincente, che riesce con la forza dell’amore a superare ogni ostacolo. Le vicissitudini che dovranno affrontare sono molte, specialmente per il confronto, che quasi sempre si rivela conflittuale, con il mondo degli adulti, retto da regole spesso incomprensibili per un bambino e sordo alle esigenze dei più piccoli.
I quattro iniziano un viaggio “on the road”, attraverso l’America dei paesaggi sterminati e delle stazioni di servizio, delle tranquille cittadine di provincia e delle paurose metropoli. L’obiettivo è quello di ricongiungersi con la madre, svanita nel nulla; più in generale, però, sentono il bisogno di ritrovare le proprie origini, per dare finalmente un senso ad un’esistenza fino a quel momento grama e problematica.
“Voglio tornare a casa” è certamente un libro educativo, sul trionfo dei buoni valori; i cardini della storia sono infatti la famiglia, l’amore fraterno, il rispetto di sé e degli altri e della natura. Eppure sarebbe riduttivo interpretarlo soltanto in questa chiave moralizzatrice; in verità, l’opera affronta i gravi ed insoluti problemi della nostra epoca, quali la disgregazione delle famiglie, l’erosione del ruolo paterno, la disabilità, il fanatismo religioso, lo sfruttamento del lavoro minorile, la cecità della burocrazia di fronte alle esigenze dei più deboli, la solitudine della malattia mentale. Lo consiglio vivamente, anche perché è davvero una meravigliosa e commovente storia senza tempo.
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