Volevo vedere l’Africa
- Autore: Teresio Asola
- Anno di pubblicazione: 2010
- Sottotitolo: Swing, cannoni, cammelli e musette. Storia di un giovane, oltre il mare di Alboràn
Teresio Asola ci presenta personalmente il Suo libro, edito ad Ottobre 2010 dall’Editore Araba Fenice.
Dopo "una decina di penosi rifacimenti" lavorando da documenti veri e interviste al protagonista, mi sono ritrovato fra le mani un vero libro. Un romanzo appassionante che non è solo storia, non è solo cronaca. E’ diventato soprattutto una storia di formazione.
Un ragazzo di campagna parte nel 1942 - fez e storie di paese in testa - per il Nordafrica solo "perché voleva vedere l’Africa" e, dopo le battaglie, la prigionia e il lavoro come cooperatore degli americani in un percorso che lo porta dall’Algeria alla Normandia ai bassifondi di Marsiglia, torna ad Alba con la sua divisa americana. Forte delle esperienze vissute per deserti, battaglie, rovine post D-day e bassifondi di Marsiglia, ma spaesato come una versione positiva di Ettore della Paga del Sabato, Primo riparte sui sentieri dei passeurs per la Francia - migrante sans papier ante litteram - dove completa il suo processo di crescita lavorando in ferrovia.
Una storia attraversata dal racconto al figlio da parte di un padre (io narrante) malato di cancro, vera battaglia finale, impossibile come quella di Enfideville. Battaglia conclusiva che evidentemente non costituisce la fine, sospesa dall’ "In the Mood" che chiude il libro. C’è speranza, c’è un altrove dove andare, un rifugio, una nuova frontiera cui aspirare, un nuovo West, anche per chi, come Primo, ogni volta ama tornare alle proprie colline di Langa.
Una storia percorsa, anche, da richiami più o meno espliciti alla letteratura filmica, narrativa e musicale che invito a scovare nelle pagine di "Volevo vedere l’Africa".
Il protagonista, Primo, ha qualcosa del "Lazarillo de Tormes", qualcosa del "Taugenichts" di Eichendorff, un po’ Sal Paradise o Dean Moriarty senza i loro eccessi da beat generation, un po’ Barry Lyndon (per la varietà di divise indossate), un po’ Frank McCourt (con Poggiantico e Alba invece di Limerick e con maggior fortuna rispetto alla famiglia irlandese), un po’ "Mediterraneo" (per l’attenzione alla dimensione "non bellica" pur nel contesto guerresco) o "Nuovo Cinema Paradiso" (per il percorso narrativo, per l’io narrante anziano che racconta di sé giovane, per le emozioni e i disastri giovanili).
Un romanzo tormentato ma divertente, scandito per musiche e immagini, ispirato da una storia vera. Un grande affresco per un variegato set cinematografico.
Volevo vedere l'Africa. Swing, cannoni, cammelli e musette. Storia di un giovane, oltre il mare di Alboràn
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Volevo vedere l’Africa
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