Il 9 aprile 1821 nasceva a Parigi Charles Baudelaire, grande innovatore del genere lirico.
Per celebrare l’anniversario della nascita di Baudelaire ricordiamo la celebre poesia A una passante (À une passante, Ndr), pubblicata per la prima volta sulla rivista L’Artiste nel 1855.
La lirica fu in seguito inclusa nella raccolta I fiori del male (1857), massima espressione della poetica di Baudelaire.
Scopriamo testo originale, traduzione e analisi della poesia.
A una passante di Charles Baudelaire: testo originale francese
La rue assourdissante autour de moi hurlait.
Longue, mince, en grand deuil, douleur majestueuse,
Une femme passa, d’une main fastueuse
Soulevant, balançant le feston et l’ourlet;Agile et noble, avec sa jambe de statue.
Moi, je buvais, crispé comme un extravagant,
Dans son œil, ciel livide où germe l’ouragan,
La douceur qui fascine et le plaisir qui tue.Un éclair... puis la nuit! - Fugitive beauté
Dont le regard m’a fait soudainement renaître,
Ne te verrai-je plus que dans l’éternité?Ailleurs, bien loin d’ici ! trop tard! jamais peut-être!
Car j’ignore où tu fuis, tu ne sais où je vais,
Ô toi que j’eusse aimée, ô toi qui le savais!
A una passante di Charles Baudelaire: testo
Attorno m’urlava la strada assordante.
Alta, sottile, in lutto, nel dolor regale, una donna passò,
alzando con superba mano e agitando,
la balza e l’orlo della gonna;
agile e nobile, con le gambe statuarie.Ed io le bevevo, esaltato come un folle, nell’occhio,
cielo livido presago d’uragano,
dolcezza che incanta e piacere che dà morte.Un lampo ... poi la notte!
Bellezza fugace,
il cui sguardo m’ha ridato vita a un tratto,
nell’eternità solamente potrò rivederti?Altrove, lontano, troppo tardi, mai forse!
Perché ignoro dove fuggi, e tu dove io vada,
o te che avrei amato, o te che lo sapevi!
A una passante di Charles Baudelaire: analisi
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Esponente di spicco del simbolismo e anticipatore del movimento Decadente, Baudelaire con la sua rete di “corrispondenze” espone un linguaggio poetico puro che fa dello spleen esistenziale la propria cifra stilistica più innovativa.
La poesia di Baudelaire tende all’ideale, ma non manca di narrare i contrasti dell’animo umano proiettati spesso nella cornice di una città febbrile e caotica nella quale ogni elemento diventa espressione di analogie recondite che solo lo sguardo del poeta riesce a rendere evidenti.
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Lo schema della lirica A una passante presenta la struttura metrica tipica del sonetto: due quartine e due terzine di versi endecasillabi.
La passante di Baudelaire non è altro che una fugace visione che appare all’improvviso in una strada affollata e caotica. La strada viene definita, tramite una personificazione, “urlante” per rappresentare il vociare fastidioso della folla in movimento. L’intero componimento poi si dipana in una rete di metafore e corrispondenze analogiche.
Nel frastuono del viavai quotidiano il poeta coglie per un istante una donna misteriosa, che non ha mai visto e della quale non sa nulla. La sua visione tuttavia lo induce a sognare di conoscerla, di incontrarla. Tutto si verifica in un breve istante, condensato significativamente dal poeta nell’espressione metaforica “un lampo”.
L’uomo è colpito da un suo gesto, minimo, rapido, quasi infinitesimale: la sconosciuta solleva l’orlo della gonna con “mano superba” mostrando le gambe. Un vezzo femminile, nulla più, ma rivela la sua dignità, il suo orgoglio altero, persino nel dolore: la sconosciuta è infatti vestita a lutto.
La donna sembra un abbaglio di luce: svanisce così com’è comparsa nel mezzo di una folla anonima e in perenne transito. Il che oggi conferisce alla scena un’altissima potenzialità cinematografica.
Nel poeta rimane tuttavia il rimpianto di lei, conficcato come una spina. In pochi versi si esprime l’emozione inspiegabile di un amore in potenza, che tuttavia non ha potuto realizzarsi.
L’intera lirica è basata, in fondo, su un presagio: racconta quello che avrebbe potuto essere e che non è stato. È una poesia dedicata alla bellezza intravista che trova proprio nella sua fugacità il motivo del suo eterno splendore. Il fatto che il poeta non sappia nulla della passante perpetua il suo mistero e sembra eternarla nella memoria.
La donna, afferma Baudelaire, è “in lutto” sia il lettore che il poeta ignora il motivo della sua tristezza: essa si riflette tuttavia nell’animo dell’Io lirico che sembra infine rimpiangere la sua scomparsa, come un’improvvisa dipartita.
Anche la città “caotica” pare essere analogia della società moderna, frenetica e sempre in corsa, incapace di soffermarsi sulla bellezza fugace e, tutto sommato, inutile dell’arte.
La passante colpisce il poeta come un’ispirazione, diventa l’immagine stessa del Bello che tuttavia non è destinato a durare in un mondo che non sa coltivare la propria sensibilità e la vende a poco prezzo in cambio di quattrini.
Nella conclusione Baudelaire crea un magistrale chiasmo giocato sulla contrapposizione io/tu che esemplifica i percorsi del poeta e della donna che prendono direzioni opposte:
Perché ignoro dove fuggi, e tu dove io vada.
Il verso è densamente evocativo e racchiude, nella perfezione sintattica della frase, tutta l’inconoscibile inevitabilità del destino.
Il sonetto Una passante si chiude significativamente con un’apostrofe che sembra prolungare in un grido appassionato il vivo rimpianto del poeta: “O te che avrei amato, o te che lo sapevi!”
La poesia richiama per tematiche e atmosfere una bella canzone di Fabrizio De André ispirata, non a caso, a una ballata del francese Georges Brassens: Le passanti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “A una passante” di Charles Baudelaire: la poesia dedicata alla bellezza intravista
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