L’amore è una strada secondaria
- Autore: Hamlin Garland
- Genere: Romanzi d’amore
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2017
Hamlin Garland (1860-1940), romanziere e saggista statunitense, Premio Pulitzer nel 1922, conobbe nella prima metà del ’900 grande notorietà per i suoi racconti e romanzi ambientati nelle fattorie e tra i cercatori d’oro del Midwest americano.
Fu tra i più apprezzati esponenti del naturalismo statunitense, corrente letteraria caratterizzata dall’interesse scientifico verso l’ambiente, dall’empatia per le classi lavoratrici, da uno stile chiaro e discorsivo teso a riprodurre il lessico popolare e dall’attenzione realistica per i particolari. Il libro che lo rese famoso fu “Strade maestre” del 1891, e proprio da questo volume le edizioni Elliot hanno tratto un racconto proposto nell’elegante collana Lampi e intitolato “L’amore è una strada secondaria”.
Si tratta di una storia suggestiva e romantica, ambientata nella campagna assolata degli States di fine ottocento, con i cieli tersi e luminosi attraversati da falchi, merli e ghiandaie, tra covoni di paglia dorata, sentieri polverosi e boschetti di aceri, pioppi, querce. Uno sfondo che sembra preludere alle narrazioni di Faulkner e Steinbeck, soprattutto per la descrizione dei caratteri burberi e talvolta violenti degli abitanti. Contadini rozzi, braccianti incolti, fattori esigenti:
“Erano individui grossi, muscolosi, sudici ma sani, che si nutrivano come gli antichi norvegesi ed erano capaci di lavorare come demoni”.
Tra loro ma ben diverso da loro, si muove il giovane protagonista Will Hannan che lavora nei campi osservando incantato le bellezze della natura, e cita il latino di Giulio Cesare e l’evoluzionismo di Darwin da assiduo e appassionato studente liceale nelle scuole serali del paese, deciso a proseguire negli studi di legge. Il racconto si apre con la descrizione del ragazzo che, in una serena mattina di settembre, canta
“un’arietta popolare… con voce chiara e melodiosa”
è allegro, soddisfatto di sé e innamorato. La sua ragazza Agnes è bionda, dolce, compiaciuta (ma senza civetteria) di vedersi circondata da un nugolo di esuberanti ammiratori. I due innamorati (“Romeo e Giulietta nel villaggio”, per citare il famoso romanzo di Gottfried Keller di ambientazione simile), sono invidiati e presi in giro dagli altri lavoratori, con scherzi e motteggi che Agnes sa accettare con ingenua e innocente familiarità, ma che fanno infuriare il gelosissimo Will, pronto a sfidare a pugni i pretendenti più sfacciati.
Hamlin Garland si dimostra perspicace psicologo nel tratteggiare gli incubi rabbiosi che tormentano il ragazzo, i suoi esagerati sospetti, le sue paure di tradimenti a abbandoni,
“la ferocia del selvaggio medievale che era in lui”.
Per un malaugurato equivoco, i due fidanzati non si raggiungono a un appuntamento, e Will, sentendosi ingannato, fugge lontano dal paese, abbandonando il lavoro, la scuola e l’amata.
“Nel turbine delle passioni che lo stordivano, aveva una sola idea chiara: andar via, andare all’ovest, sottrarsi agli schemi e alle risate dei vicini, e farla finita di soffrire per tutto ciò”.
A prezzo di pesanti sacrifici, otterrà di fare fortuna in un altro stato, senza però riuscire a dimenticare Agnes. Tornando dopo sette anni, ricco e indurito, la troverà sposata con l’ammiratore di allora, madre di un bambino e costretta a una vita di fatiche e umiliazioni. Sempre innamorato e caparbio, le farà una proposta temeraria, aspettandosi da lei una decisione altrettanto coraggiosa e aperta a un futuro di riscatto:
“Vedi il sole che splende su quel campo di grano? È là che ti porterò… fuori, al sole”.
Il racconto di Hamlin Garland, a dispetto di qualche ridondanza retorica e ingenuità espressiva, si offre nella sua naturale luminosità a testimoniare l’immiserito ambiente sociale e il conformismo mentale degli abitanti della provincia americana a cavallo tra ’800 e ’900.
L’amore è una strada secondaria
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