Credits Immagine di copertina: David Shankbone, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
C’è fervente attesa per la lectio magistralis che domani, 19 maggio, lo scrittore Amitav Ghosh terrà alla cerimonia di apertura del Salone del libro di Torino 2022 in collaborazione con la casa editrice Neri Pozza.
Il titolo della lezione è: I non umani possono parlare? e racchiude l’invito a un rinnovato ascolto della natura in un “mondo che ora è nella morsa di molteplici crisi planetarie”. Il riferimento alla crisi climatica e alla guerra in Ucraina è una costante e sarà uno dei temi cardine del discorso di Ghosh che chiederà di trasformare l’incredibile crisi esistenziale che stiamo vivendo in una nuova forma letteraria.
Ma chi è Amitav Ghosh? Per molti questo nome suona nuovo ed esotico, mentre altri lettori si sono già approcciati ai suoi scritti.
Scopriamo vita e opere dello scrittore indiano, tra gli ospiti internazionali più attesi al Salone del Libro di Torino 2022.
Amitav Ghosh: la vita
È considerato “uno dei più grandi scrittori indiani in lingua inglese”. Nato a Calcutta l’11 luglio 1956. Figlio di un diplomatico indiano, Ghosh è cresciuto costantemente in viaggio vivendo in Sri Lanka, in Pakistan, in Bangladesh.
Dopo la laurea presso l’università di Delhi ha proseguito gli studi a Oxford, grazie a una borsa di studio in antropologia sociale presso il St Edmund Hall di Oxford. La sua tesi di dottorato verteva sui rapporti sociali in un villaggio egiziano dell’Alto Delta, luogo che Ghosh avrebbe in seguito immortalato nel romanzo Schiavo del manoscritto.
Tornato a Delhi, ha lavorato come giornalista e antropologo prima di trasferirsi brevemente in Kerala e in seguito negli Stati Uniti, dove ha conosciuto la moglie Deborah Becker. Prima di pubblicare il suo primo romanzo, Il cerchio della ragione, ha frequentato la facoltà di Arti all’Università di Alessandria e ha lavorato come giornalista per la testata Indian Express.
Per lungo tempo ha insegnato scrittura creativa alla Columbia University di New York ed è stato corrispondente per il New Yorker.
Amitav Ghosh: i riconoscimenti
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Con il suo romanzo d’esordio Il cerchio della ragione ha vinto il prestigioso “Prix Médicis Etranger” (1990) e lo stesso anno, con Le linee d’ombra, il Sahitya Akademi Award e il Puraskar Ananda.
Cromosoma Calcutta ha ottenuto nel 1997 l’Arthr Clarcke Award e Il palazzo degli specchi ha vinto il premio internazionale per la fiction alla Fiera di Francoforte (2001).
A Il paese delle maree è stato assegnato il premio Libro Crossword e il romanzo Mare di papaveri è stato finalista per il Man Booker Prize 2008 ed è stato insignito del Premio Libro Crossword e IndiaPlaza Golden Quill Award.
Nel 2010 gli è stato attribuito il Dan David Award e nel 2011 l’International Grand Prix of the Blue Metropolis Festival di Montreal.
Nel 2018 ha ricevuto il Premio Jnanpith, tra i più importanti riconoscimenti letterari indiani.
Amitav Ghosh: le opere
Tra le opere di Amitav Ghosh pubblicate in Italia troviamo: Il cerchio della ragione (Garzanti, 1986), Le linee d’ombra (Einaudi, 1990), I fantasmi della signora Gandhi (Einaudi, 1996).
Per Neri Pozza ha pubblicato: Il paese delle maree (2005, 2015), Circostanze incendiarie (2006), Il palazzo degli specchi (2007), Mare di papaveri (2008, 2015), Il cromosoma Calcutta (2008), Lo schiavo del manoscritto (2009), Il fiume dell’oppio (2011), Diluvio di fuoco (2015), La grande cecità (2017).
L’ultimo romanzo pubblicato di Amitav Gosh è L’isola dei fucili (Neri Pozza, 2019).
Il suo prossimo libro, che sarà edito sempre da Neri Pozza, si intitola La maledizione della noce moscata: racconta la storia della pianta che cresceva solo in un parte del mondo, e di coloro che decisero di andarsela a prendere con la forza.
La trilogia dell’Ibis di Amitav Ghosh
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Con la pubblicazione di Diluvio di fuoco (2015) Ghosh porta a compimento la Trilogia dell’Ibis, frutto di oltre dieci anni di lavoro. L’opera era iniziata con la stesura di Mare di papaveri, uscito nel 2008, e proseguito con Fiume d’oppio nel 2011.
Nella sua opera Amitav Ghosh riesce a mescolare la vividezza della narrazione storica, articolata e ricca di dettagli quasi maniacali, a un impasto di lingue e linguaggi che sottendono diverse culture e ideologie, una moltitudine brulicante di vite. C’è chi ha paragonato la sua ambiziosa trilogia all’Ulisse di James Joyce.
L’impegno letterario di Amitav Ghosh
Nelle sue opere Ghosh ha narrato temi universali, come il cambiamento climatico. Nel suo ultimo saggio La grande cecità (Neri Pozza, 2019) identifica l’emergenza prima di tutto come un problema culturale. Lo scrittore indiano ha sottolineato più volte, nei suoi scritti, il silenzio criminale della letteratura e dell’arte nei confronti dell’imminente catastrofe ecologica. Dal suo punto di vista la scrittura e l’arte devono farsi racconto del proprio tempo, e quindi saper narrare anche il surriscaldamento globale con tutte le sue implicazioni e conseguenze.
Ghosh ha fatto della ricerca letteraria sperimentale la sua cifra stilistica, e chiede ai lettori lo stesso impegno quando si avvicinano ai suoi testi. Agli scrittori di domani, invece, chiede di sperimentare nuove forme di narrazione che diano voce anche agli esseri non umani.
Ma questo Amitav Ghosh lo spiegherà meglio domani, nel suo discorso inaugurale del Salone del Libro di Torino 2022.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi è Amitav Ghosh, lo scrittore che inaugurerà il Salone del Libro di Torino 2022
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