Una rivoluzione silenziosa quella di Gabriela Mistral, pseudonimo di Lucila de María Gogoy Alcayaga, nata in Cile il 7 aprile 1889, prima e unica donna sudamericana a ricevere il premio Nobel per la Letteratura.
Insegnante, poetessa, giornalista, femminista, instancabile viaggiatrice, nel corso della sua esistenza fu mille donne, ma soprattutto disperatamente se stessa. Le sue parole ci restituiscono una personalità complessa dalle mille sfumature. Ha parlato d’amore, di dolore, di maternità, delle sue umili origini e, non da ultimo, della necessità impellente di un riscatto.
I suoi sono versi raminghi che la descrivono come una “vagabonda afflitta dal senso di non appartenenza”. La propria patria Gabriela Mistral, la Niña Errante, l’ha sempre ritrovata nella poesia, nel circuito chiuso eppure sconfinato delle lettere dell’alfabeto.
Straniera sempre, in primo luogo straniera a se stessa confermando l’enigma sempiterno dell’identità, la poetessa latinoamericana usò la parola come un’arma per rivendicare il diritto all’istruzione femminile e farsi portavoce delle istanze, sociali e politiche, del proprio tempo.
Gabriela Mistral e il premio Nobel
Cronache dell’epoca la descrivono alta e sottile, con grandi occhi verdi e capelli sfumati di biondo, ma lei preferiva mettere in risalto i propri tratti indios: duri, segaligni, squadrati, la pelle arrossata e dal colore tendente all’ambrato. Le poche fotografie che la ritraggono ci mostrano un volto deciso, la cui unica dolcezza è custodita nello sguardo che è intenso e sembra superare ogni confine.
I confini Gabriela Mistral li aveva superati tutti, ma senza far rumore. È stata la prima tra i letterati latinoamericani – e a oggi l’unica donna del Sud America – a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura.
Il premio le fu conferito il 10 dicembre 1945 con la seguente motivazione
Per la sua opera lirica che, ispirata da potenti emozioni, ha reso il suo nome un simbolo delle aspirazioni idealiste di tutto il mondo latino americano.
Era il 1945, la guerra era appena finita, e mentre il mondo raccoglieva i cocci aguzzi delle proprie rovine, la letteratura tornava lentamente a essere celebrata nel mondo. Il primo premio del Dopoguerra, dopo anni di silenzio, fu conferito a una donna. Un traguardo immenso per lei, Gabriela Mistral, che in un’altra vita era stata Lucila, una maestrina nelle scuole rurali di Vicuña, nella provincia di Elqui, e aveva trovato nella poesia la sua forma di riscatto.
Diceva che avrebbe voluto abbandonare l’insegnamento e dedicarsi solo alla lettura e alla scrittura, se possibile nella tranquillità di una casa di campagna. Rivendicava l’anima contadina dalla sua famiglia e dai suoi antenati. Il premio Nobel fu solo il primo, e anche il più prestigioso, di una serie di riconoscimenti che le avrebbero consentito effettivamente di vivere di scrittura e di realizzare il suo sogno - anche se solo in parte.
Ora andiamo velocemente a ritroso nel tempo e scopriamo la sua vita, quali mirabili coincidenze e circostanze avevano condotto una maestra di campagna sudamericana a ricevere il maggiore riconoscimento letterario mondiale.
Gabriela Mistral: la vita
Gabriela Mistral nacque a Vicuña, in Cile, il 7 aprile 1889, da una famiglia di origine contadina.
Il padre, Juan Jerónimo, abbandonò la famiglia quando la bambina aveva solo tre anni. Il suo ricordo tuttavia ebbe un ruolo fondamentale nella vita di Gabriela. Fu proprio grazie al ritrovamento di alcuni versi scritti dal genitore che Gabriela Mistral scoprì la passione per la parola scritta e, di conseguenza, la propria vocazione.
Un’altra figura centrale nella sua vita fu la sorella Emelina, di quindici anni maggiore di lei, che le trasmetterà l’amore per l’insegnamento - che per Mistral sarà la passione preminente di una vita, seconda solo alla poesia.
A quindici anni Gabriela scrive articoli e poesie per un periodico locale, firmandosi con il suo nome di battesimo: Lucila Goldoy. In quello stesso periodo sul giornale La voz de Elqui compaiono le sue prime poesie, che firma con nomi diversi e inventati sul momento, dalle sfumature poetiche, come “Soledad”, “Alguien” e “Alma”.
Nel 1905 decide di intraprendere la carriera di insegnante, percorso non facile per una donna all’epoca, soprattutto nelle aree rurali dove la domanda era più elevata dei posti effettivamente disponibili. Gabriela inoltre è povera e non può permettersi gli studi universitari. Riesce comunque a ottenere una cattedra grazie all’aiuto di Emelina. Per anni dal 1906 al 1912, Gabriela Mistral lavora in scuole differenti, nella periferia rurale del Cile, passando dalla carica di maestra elementare all’insegnamento nelle scuole medie.
La sua formazione era quella di un autodidatta e fu sempre malvista negli ambienti di lavoro, nonostante gli sforzi compiuti per affermarsi. Anche quando era ormai un’insegnante affermata, Gabriela portò su di sé quello stigma di “non avere una laurea”, indice della sua inequivocabile inferiorità intellettuale cui non poteva sottrarsi, come una condanna.
Nel frattempo continua a scrivere versi, perché in lei la poesia si rivela con l’urgenza di un bisogno. Nel 1914 si distingue sulla scena letteraria grazie alla raccolta Sonetos de la Muerte che le consente di vincere un’importante competizione letteraria nazionale, Juegos Florales.
Quei versi erano dedicati al suo primo amore, Romeo Ureta Carvaja, un impiegato ferroviario morto suicida nel 1909. Per Gabriela la poesia è inscindibile dal dolore, è uno strumento che aiuta ad affrontarlo.
In quello stesso periodo decide di adottare lo pseudonimo di “Gabriela Mistral”, in onore del suo poeta preferito Gabriele D’Annunzio e del vento “mistral” che discende dalle cime occitane dando il nome anche a un altro poeta da lei molto amato, Federico Mistral, vincitore del premio Nobel nel 1904. Un nome, dunque, che conteneva un presagio.
Gabriela Mistral: l’impegno politico
Nel 1922 Josè Vasconcelos, Ministro dell’Educazione in Messico, chiama Mistral a collaborare al “Piano di Riforma Educativa” chiedendole di applicare il suo pensiero pedagogico all’istruzione femminile.
In questo stesso anno viene pubblicata a New York la raccolta poetica Desolación (Desolazione, Ndr), versi in cui la poetessa intreccia le tematiche di amore e morte, che contribuisce a incrementare la sua fama.
Gabriela inizia quindi a dedicarsi a problematiche di genere, come la maternità e l’istruzione femminile che saranno argomentate più ampiamente nel saggio Lecturas para Mujeres edito nel 1923. Nel libro Mistral ribadisce la necessità di un’istruzione specifica dedicata alle donne, e inoltre attribuisce al pensiero femminile competenze cognitive specifiche, a suo giudizio diverse da quelle maschili. Il testo per l’epoca è un’autentica rivoluzione. Gabriela Mistral viene invitata ad esporre le sue idee riformiste in diverse conferenze, persino oltreoceano.
Gabriela Mistral: la poesia
La poesia di Gabriela subisce varie contaminazioni. Negli anni intensi dedicati alla riflessione pedagogica pubblica Ternura, una tenera raccolta di poesie per bambini contenente filastrocche, fiabe, ninnananne.
Nel 1938, grazie all’aiuto dell’amica Victoria Ocampo, pubblica la raccolta Tala dedicata alla madre scomparsa di recente, che era stata una figura chiave nella sua vita.
La scrittura è ormai diventata per lei un atto politico e, di conseguenza, la poetessa decide di devolvere il ricavato delle vendite del libro ai bambini resi orfani dalla Guerra Civile Spagnola.
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Alcuni anni dopo, nel 1954, pubblica il volume Lagar, dedicato all’amato nipote Juan Miguel morto suicida negli anni turbolenti della Seconda guerra mondiale. La scomparsa del nipote, che lei aveva accolto in casa come un figlio, fu per lei un duro colpo: la seconda catastrofe della sua vita.
Lagar sarà la sua ultima raccolta di poesie. L’opera contiene una sezione intitolata Donas locas (tradotta in italiano come “Le folli”, Ndr) che espone i ritratti di quindici donne diverse che riflettono altrettanti stati d’animo: umiliazione, devozione, ansia, abbandono. In quel caleidoscopio di voci Gabriela Mistral ritrovava se stessa, tutte le diverse personalità che convivevano nel suo animo inquieto. Mostrava, tramite quei ritratti, la complessità dell’essere femminile e le mille sfaccettature, i modi discordanti, mutevoli e sempre nuovi di approcciarsi al mondo.
Gli ultimi anni di Gabriela Mistral
Nel 1946, durante uno dei suoi viaggi, Gabriela conosce la scrittrice statunitense Doris Dana, con la quale inizia una relazione.
Il loro legame, seppur mantenuto segreto, durerà fino alla morte di Gabriela Mistral che fu assistita dalla compagna nella lunga agonia provocata da un cancro al pancreas.
Nel 1953 viene nominata console a New York e si trasferisce negli Stati Uniti, la patria di Dana. La “City” non le piace, la trova fredda e ostile, una “città senza nome”, ma acconsente a restare per amore di Doris. Del resto era abituata a sentirsi straniera, e il rapporto con la sua terra natìa fu sempre difficile e tormentato.
Negli ultimi anni Mistral è attiva nella Commissione per la condizione giuridica e sociale delle donne, per la quale tiene un importante discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite quando ormai è già gravemente malata e conscia del male che presto la porterà alla morte. La conferenza da lei tenuta - la sua ultima apparizione pubblica - è un accorato appello per il rispetto dei diritti umani nel mondo.
Gabriela Mistral si spegne a New York il 10 gennaio del 1957, all’età di 67 anni. Nel suo testamento dispose che i diritti delle sue opere fossero devoluti ai bambini di Montegrande, nella valle di Elqui, sua terra natale.
Un ultimo tentativo di riconciliazione con la sua patria e le sue origini che aveva in fondo sempre portato con sé nel suo perenne e irrequieto vagare per il mondo. Visse una vita in costante movimento, sempre alla ricerca di qualcosa, la sua patria utopica era la poesia. Ma, alla fine, tornò a casa.
Il suo ultimo desiderio fu che il suo corpo fosse sepolto “Nell’amata città di Montegrande, Elqui Valley, in Cile.”
La notizia della sua morte in Cile fu accolta da tre giorni di lutto nazionale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Chi era Gabriela Mistral, la prima poetessa sudamericana premio Nobel per la Letteratura
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