Marco Tullio Cicerone è stato uno dei più noti scrittori, politici, oratori e filosofi romani. Proveniente da un’agiata famiglia equestre, Cicerone è stata una delle figure più rilevanti di tutta l’antichità romana. La sua notevole produzione letteraria va da scritti di tema filosofico e retorico a orazioni politiche.
Le sue opere offrono un prezioso spaccato della società romana negli ultimi travagliati anni della repubblica e divennero un modello di letteratura classica latina per tutti gli autori del I secolo a.C.
Grazie alle opere di Cicerone, grande estimatore della cultura greca, i Romani riuscirono ad acquisire una migliore conoscenza della filosofia. Tra i meriti maggiori di Cicerone c’è l’aver contribuito in maniera determinante alla creazione di un lessico filosofico latino, trovando il corrispondente in latino per tutti i termini specifici del linguaggio greco per questa tematica. Vediamo insieme la vita, le opere celebri e lo stile di questo famoso personaggio.
La vita di Cicerone
Marco Tullio Cicerone (Marcus Tullius Cicero in latino) nasce il 3 gennaio del 106 a.C. a Ponte Olmo, in Italia, a circa un centinaio di chilometri a sud-est di Roma. Discendente da una famiglia della piccola nobiltà locale, chiamata classe equestre, è figlio di Marco Tullio Cicerone il Vecchio e Elvia, donna di nobili origini.
L’intelligenza fuori dal comune di Cicerone si fa notare sin da quando è giovane, tanto che il padre conduce sia lui che il fratello Quinto a Roma con aspirazioni a una carriera politica e forense per entrambi. Qui Cicerone viene introdotto nel circolo degli oratori più bravi dell’epoca, tra cui Lucio Licinio Crasso e Marco Antonio.
Cicerone a Roma si forma nel campo della giurisprudenza presso Quinto Mucio Scevola, un noto giurista, e conosce Gaio Mario il giovane, Servio Sulpicio Rufo e Tito Pomponio. Oltre agli studi di giurisprudenza, Cicerone si avvicina alla poesia traducendo Omero e Arato. Risale al 91 a.C. l’incontro a Roma, insieme a Tito Pomponio, col filosofo Fedro. Quattro anni dopo Cicerone ha il suo primo contatto con Apollonio Molone, maestro di retorica, e con filone di Larissa, accademico che esercita un’influenza molto forte sul giovane Cicerone. Sempre a questi anni risale l’incontro con lo stoico Diodoto.
Intanto, in occasione delle campagne della Guerra Sociale, Cicerone serve sotto Lucio Cornelio Silla e Gneo Pompeo Strabone, anche se totalmente disinteressato rispetto alla vita militare. L’81 a.C. è l’anno che segna il suo approdo ufficiale alla carriera forense con la "Pro Quinctio", sua prima orazione pubblica. In questo contesto Cicerone sfida Quinto Ortensio Ortalo, il più famoso oratore dell’epoca. Tra il 79 e il 77 a.C. Cicerone si stabilisce in Grecia per poi, più tardi, spostarsi in Asia minore. Ad Atene vive un periodo particolarmente significativo in cui incontra Attico, scappato in Grecia per sfuggire alle guerre in Italia, e perché può visitare l’Accademia di Platone e altri sacri luoghi legati alla filosofia.
Durante la sua permanenza in Grecia Cicerone visita anche l’Oracolo di Delfi e conosce Posidonio a Rodi. Dopo il periodo trascorso in Grecia, lo scrittore torna a Roma per cominciare la sua carriera politica vera e propria.
Nel 76 a.C. si candida alla prima magistratura del cursus honorum (la questura) nel ruolo di gestore finanziario. Diviene così questore di Lilibeo, in Sicilia, dove lavora bene ottenendo la fiducia degli abitanti del posto. Appartiene a questi anni il successo di Cicerone nella causa contro Verre, accusato di aver dissanguato l’isola. Sarà grazie alle doti del bravissimo oratore che Verre sarà esiliato.
E questo è solo l’inizio del successo della carriera di Cicerone, a cui nel 69 a.C., a soli trentasette anni, viene affidata la carica di edile curule e, tre anni dopo, quella di pretore. Appartiene a questo periodo la "Pro lege Manilia de imperio Cn. Pompei", il primo discorso politico che sosteneva la piena assegnazione dei poteri a Pompeo per la questione della guerra mitridatica.
Al 65 a.C. risale la candidatura al consolato, dove viene eletto l’anno successivo assieme a Gaio Antonio Ibrida. Nel corso del suo mandato Cicerone fa i conti con il tentativo di congiura del nobile decaduto Catilina, combattendo in quell’occasione già fianco a fianco con Silla aspirante console e mente dietro una congiura per rovesciare la repubblica. Sapute le intenzioni di Silla, Cicerone fa sì che il senato promulghi un "senatura consultum ultimum de re pubblica defendenda", provvedimento tramite cui si assegnano poteri speciali ai consoli.
Scampato il rischio congiura, Cicerone convoca il senato nel tempio di Giove Statore. Qui pronuncia la "Prima Catilinaria", l’accusa contro Catilina che, smascherato, non può far altro che lasciare Roma e cercare riparo in Etruria. Pur ammirando Giulio Cesare, Cicerone rimane in seguito fuori per via della congiura organizzata ai suoi danni che Cesare scoprì. In seguito alla morte di Cesare, Cicerone diventa uno dei capi della fazione degli optimates. I populares, invece, sono guidati da Marco Antonio e tra i due i rapporti sono burrascosi, complice anche l’opposta visione politica.
Cicerone, infatti, difende gli interessi e i propositi del senato e va a favore della repubblica. Antonio, dal canto suo e sulla scia di Cesare, preferirebbe istituire una monarchia. Tra il 44 e il 43 a.C Cicerone pronuncia contro Antonio le “Filippiche” (orazioni il cui nome deriva da quelle omonime pronunciate da Demostene contro Filippo II di Macedonia). Antonio, però, con l’inaspettata collaborazione di Ottaviano, riesce a costruire un triumvirato insieme a Marco Emilio Lepido. A quel punto Cicerone viene inserito nelle liste di proscrizione e, così, condannato a morte. Costretto a lasciare Roma, si ritira a Formia, dove viene però raggiunto da alcuni sicari mandati da Antonio, che lo decapitano il 7 dicembre del 44 a.C.
Le opere di Cicerone
Come già specificato, Cicerone si diletta nella pubblicazione di numerose opere di moltissimi generi: scritti filosofici, orazioni e scritti di retorica, oltre le numerose epistole. Ecco una lista degli scritti più importanti.
Tra le orazioni ricordiamo:
- Pro Roscio Amerino (80a.C);
- Le Verrinae (70a.C);
- Le Catilinarie (63 a.C.);
- Pro Sestio (56 a.C.);
- Le Orazioni Cesariane;
- Le Filippiche (44 a.C.).
Per quanto riguarda le opere filosofiche, ecco alcune delle più importanti:
- Academica priora (prima stesura dei libri sulla dottrina della conoscenza dell’accademia platonica);
- De Divinatione ("Sulle profezie");
- De finibus bonorum et malorum ("Sui confini del bene e del male");
- De natura deorum ("Sull’essenza degli dei");
- De re publica ("Sulla repubblica");
- De legibus ("Sulle leggi").
Tra gli scritti di retorica di Platone ricordiamo, in ordine alfabetico:
- Brutus;
- De inventione ("Sul ritrovamento");
- Orator ("L’oratore");
- Partitiones oratoriae ("Partizione dell’arte oratoria").
Tra il 1345 e il 1389 furono riscoperte da Petrarca le epistole di Cicerone, in seguito tradotte:
- Epistole agli amici (Epistulae ad familiares) (16 libri)
- Epistole al fratello Quinto (Epistulae ad Quintum fratrem) (3 libri)
- Epistole a Marco Giunio Bruto (Epistulae ad M. Brutum) (2 libri)
- Epistole ad Attico (Epistulae ad Atticum) (16 libri)
Cicerone: stile e pensiero
Lo stile di Cicerone si caratterizza essenzialmente per la scelta dell’uso di una lingua latina pura: l’autore, infatti, evita di inserire nei suoi discorsi grecismi o termini poetici e rari. I periodi dell’oratore sono caratterizzati da strutture chiare e articolate, l’ipotassi è preferita alla paratassi. Inoltre, il periodo ciceroniano è caratterizzato da ampiezza e armoniosità tra le varie parti del discorso.
La complessa e accurata costruzione di ognuno dei periodi è evidenziata dall’utilizzo di figure di linguaggio specifiche quali l’antitesi, la simmetria e l’assonanza. A volte si notano incisi o membri, brevi frasi atte a spezzare il ritmo del discorso. L’autore utilizza, inoltre, una varietà di registri stilistici che, di volta in volta, si adattano alle diverse parti dell’orazione. Quando scrive in prosa, invece, Cicerone utilizza molto metafore, comparazioni e parallelismi.
I latino delle orazioni e dei trattati filosofici di Cicerone è il latino che oggi si insegna a scuola. Cicerone ha formato il suo modello stilistico con l’esperienza e nel corso degli anni. Il suo periodo giovanile, come lui stesso affermava, è stato una juvenilis redundantia (letteralmente, frondosità giovanile), che rendeva il suo stile retorico e gonfio, costantemente alla ricerca di effetti formali grazie a ripetizioni e non mirato ad esigenze di argomentazione.
Successivamente Cicerone si è moderato, giungendo così al massimo potenziale delle sue personali facoltà. Con la maturità Cicerone mette in rilievo la sua sensibilità stilistica, dominando la sintassi in maniera egregia fino alla perfetta costruzione del periodo seguendo giochi di parallelismi e contrapposizioni. Col suo lavoro Cicerone mira ad avere uno stile chiaro, quasi geometrico, lucido e capace di impressionare chi lo ascolta o lo legge sfruttando al massimo il ritmo che le figure retoriche possono conferire al discorso.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cicerone: vita, opere e stile
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