Il cinema giallo thriller italiano
- Autore: Claudio Bartolini
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Gremese
- Anno di pubblicazione: 2017
6 donne per l’assassino. Non si sevizia un paperino. La ragazza dal pigiama giallo. Macchie solari (e ancora, ancora, ancora): vedi alla voce cinema-bis in assenza di pre-giudizi da critica ipovedente: il giallo-thriller italiano – e con lui i cosiddetti poliziottesco e, in parte, spaghetti-western – raffigura il milieu icastico-iperviolento-pop degli anni Settanta. Di certo meglio di certe perorazioni pretenziose/tendenziose/sentenziose care alla cinefilia engagé. Ci riesce in quanto meta-genere, geneticamente ibridato con l’humus dei fantasmi della nazione che fu. Commisto alle sue viscere, alle pulsioni, alle tensioni, alla nera dell’Italia del piombo, se mi spiego.
La stagione del giallo-thriller italiano (se non altro la sua stagione topica) ha un incipit, un acme e una fine apparente (a volte ritorna). Una traiettoria fulgida e intensa, bastante a sfoggiare canoni, manifesti, titoli (e flani) come madeleine a posteriori. Poetiche dello sguardo irredento, moventi a un passo da onirismi, freudismi, goticismi, zoofobie, suggestioni poeiane e franco-anglofone. Il cinema-giallo thriller italiano è vasto come una radura soffocata da nebbie, e ora – vengo al dunque - ha trovato il suo lume, il suo atlante, la sua bibbia-storico-teorica. Si intitola (nomen omen) “Il cinema giallo thriller italiano” (Gremese, 2017): a firmarlo una delle penne più significative del giornalismo cinematografico italiano (Nocturno, Film TV), al secolo Claudio Bartolini. È lui l’anti-Virgilio (non paludato) di questo che si (im)pone come l’excursus definitivo tra i bassifondi e gli splendori del genere dall’origine ai nostri giorni. Dapprincipio un corposo saggio storico sulla parabola giallo-thriller, quindi un inesausto dizionario critico su quanto è annoverabile all’interno del filone. Della cui sopravvivenza alle sue (presunte) ceneri, Bartolini la pensa - e la scrive - così:
“Se la fine della commedia all’italiana non può essere considerata la fine della commedia italiana, riformulata continuamente anche al di fuori della stagione aurea, analogamente la fine del giallo cosiddetto all’italiana – quello, per intendersi, inaugurato nel 1963 da La ragazza che sapeva troppo e chiuso nel 1973 dall’ultima annata inondata dea pellicole d’assassini – non coincide con la morte del giallo-thriller italiano, bensì con l’inizio di una sua ridefinizione e diversificazione” (p. 19)
Da assumersi forte e chiaro. Idem per il corollario di coordinate-base stando alle quali è possibile rifarsi - per un film - alla matrice gialla e/o thriller. Sintetizzo, da p. 20:
“- suspense narrativa (giallo) o scenica (thriller), nel primo caso dovuta a un mistero da risolvere (…) e nel secondo a una costruzione di alcune sequenze finalizzate alla tensione (…)
- Impianto razionale, con concessioni al soprannaturale che non superino la valenza di orpello (…)
- Presenza di un crimine (…) come fulcro della narrazione (…)
- Assoluta predominanza delle succitate componenti rispetto a ogni altra struttura di genere”.
Il compendio risulta minuzioso, tassonomico, in quanto – come rimarca Davide Pulici (un altro della Nocturno-factory) in prefazione
“Bartolini ha raggruppato, catalogato, indicizzato una quantità impressionante di materiale. Dopodiché, smessi i panni dello storico, ha posato gli spilli e brandito il bisturi”.
Messa in soldoni ultimativi: il volume - di grande formato (con foto a colori) - è da leggere e/o consultare a piacimento, un ultra-dizionario giallo-thriller indispensabile per addetti ai lavori e lettori aficionados di cinema (bis). Senza paraocchi.
Il cinema giallo-thriller italiano
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